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Bari. Al Giovanni Paolo II primo intervento di chirurgia ortopedica ricostruttiva in oncologia


Il paziente, un uomo di 69 anni affetto da un carcinoma della prostata metastatizzato al femore prossimale destro è stato dimesso dopo sette giorni ed è in buone condizioni. A breve inizierà la riabilitazione. Il dg Delvino: "L’obiettivo èi costituire un polo di eccellenza regionale, riducendo la mobilità dei pazienti verso le regioni del Nord”

17 MAG - All’Irccs “Giovanni Paolo II” di Bari qualche giorno fa è stato eseguito in paziente con tumore della prostata con metastasi ossee un intervento di resezione del femore prossimale destro e successiva ricostruzione con protesi modulare da resezione oncologica. 

È uno dei primi interventi di questo tipo in Puglia e apre la strada all'avvio dell’attività di chirurgia ortopedica ricostruttiva in oncologia al nosocomio pugliese. 

L’intervento si è sviluppato attraverso due fasi: un primo tempo dedicato alla resezione e quindi alla asportazione in blocco del femore prossimale e un successivo tempo “ricostruttivo” durante il quale è stata impiantata la speciale protesi da resezione oncologica. Nel corso dell’operazione è stato eseguito un esame istologico intraoperatorio la cui diagnosi è stata poi confermata dall’unità operativa di Anatomia Patologica.
 
Il paziente, “un uomo di 69 anni affetto da un carcinoma della prostata metastatizzato al femore prossimale destro è stato dimesso a domicilio dopo sette giorni, in buone condizioni. A breve inizierà il periodo di riabilitazione che lo metterà in condizioni di riprendere la deambulazione con ritorno alla normale vita di relazione”, ha spiegato Umberto Orsini, responsabile dell’ortopedia oncologica presso l’Irccs.

“La neonata ortopedia oncologica si prenderà cura dei pazienti affetti da tumori ossei e delle parti molli, con l’obiettivo di costituire un polo di eccellenza regionale, riducendo la mobilità dei pazienti verso le regioni del Nord”, ha aggiunto il direttore generale Antonio Delvino

“I tumori primitivi delle ossa, pur essendo rari, richiedono un approccio specialistico integrato basato su figure professionali con formazione specifica”, gli ha fatto eco il direttore sanitario, Alessandro Sansonetti. “Un trattamento non corretto determina una elevata percentuale di esiti negativi con peggiore qualità della vita per il paziente. Stesso discorso si applica alle lesioni metastatiche ossee (circa 30mila nuovi casi all’anno in Italia): anche una metastasi ossea tratta in modo non appropriato compromette l’aspettativa di vita dei pazienti e il suo reinserimento nella vita sociale”.

17 maggio 2018
© Riproduzione riservata

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