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I farmacisti contro i tagli delle strutture complesse farmaceutiche. Fassid-Sinafo: “Serve una normativa nazionale”

di R.Di Turi e G.Console

Continuano i tagli per le strutture complesse dei servizi farmaceutici ospedalieri e territoriali del Servizio Sanitario Nazionale. Tagli che mettono a dura prova l'assistenza farmaceutica. Per porre un freno a questa riduzione degli investimenti sarebbe necessario un impianto normativo che sancisca,  in modo oggettivo e inequivocabile, i requisiti di una struttura organizzativa “complessa” o “semplice”

03 MAG - La falce impietosa, che sta tagliando in modo indiscriminato le strutture complesse dei servizi farmaceutici ospedalieri e territoriali del Servizio Sanitario Nazionale, continua la sua opera. Un’opera distruttrice che sta mettendo in ginocchio l’assistenza farmaceutica ai pazienti, ricoverati e non, di questo Paese senza che nessuno alzi un dito per fermarla.

Siamo di fronte ad una realtà sanitaria nazionale che, a causa delle iniziative intraprese da misteriosi quanto abili “demolitori”, si sta lentamente sfaldando con sinistre ripercussioni sui livelli assistenziali. Ancora una volta, purtroppo, ci troviamo nella situazione di dover intervenire, o quanto meno, spiegare al governatore regionale di turno che la soppressione sconsiderata di una struttura farmaceutica “complessa” rappresenta un non-senso gestionale in virtù non solo delle numerose e articolate linee di attività svolte all’interno ma, anche, in considerazione dell’alta valenza strategica che la struttura farmaceutica stessa rappresenta.
 
Non smetteremo mai di appellarci al buon senso delle istituzioni silenti e dei responsabili regionali e locali, altrettanto silenti, per esprimere le nostre ragioni a difesa di un modello organizzativo che si è progressivamente sviluppato e perfezionato in più di trenta anni di storia e che tanto ha significato in termini di qualità e di garanzia della clinical governance e dell’appropriatezza d’uso per farmaci e dispositivi.

Abbiamo ricordato più volte che, pur non essendo mai stata codificata la nostra importante funzione di terzietà in termini normativi, la categoria ha fatto la differenza nella sostenibilità del sistema e nella razionalizzazione delle risorse uti-lizzate con (anche) un importante abbattimento degli sprechi. A questo si aggiungano, ed è bene non dimenticarlo, le attività di prevenzione del rischio clinico e l’incremento della sicurezza di pazienti e operatori.
 
Ora, vorremmo che alcuni (pochi per fortuna) direttori-strateghi spiegassero a noi e, soprattutto, ai cittadini utenti come potrebbe un’articolazione organizzativa, così importante come la farmaceutica, svolgere la sua opera di “supervisione e governo” sulle attività prescrittive svolte nelle unità operative di tipo squisi-tamente clinico senza una adeguata autonomia organizzativa.

Come si dovrebbe definire un’articolazione di questo tipo che svolge al suo interno così tante linee di attività che spaziano dall’ambito gestionale a quello del-la ricerca, da quello contabile-amministrativo a quello di vigilanza e controllo, da quello dell’informazione indipendente a quello dell’analisi e produzione di flussi in ambito sia ospedaliero sia a livello territoriale?
Se non è questo il caso in cui domina la complessità, allora non si è capito (o, for-se più correttamente, non si è riusciti a spiegare) cosa significhi e a cosa si debba rapportare la complessità gestionale e organizzativa nel servizio sanitario nazionale.

Lo abbiamo più volte ribadito, e comunque giova ricordarlo, che siamo perfettamente consapevoli della ristrettezza dei fondi attualmente disponibili che costringe il SSN tutto ad una drastica cura dimagrante. Ma, in assenza di una programmazione correlata a regole certe e condivise, andiamo incontro ad una de-riva assistenziale dai contorni inquietanti. Le nostre riserve aumentano soprattutto nel momento in cui riscontriamo anche il ridimensionamento di strutture Farmaceutiche Ospedaliere e Territoriali inserite in aziende sanitarie con Dea di primo o secondo livello! Le perplessità si moltiplicano nel momento in cui tali ridimensionamenti vengono “compensati” dalla creazione di fantasiose articolazioni organizzative in alcune aziende sanitarie che istituiscono Unità Operative che di complesso hanno solo il nome.

Insomma, chiediamo che si ponga un freno a questo “salasso organizzativo” che non può rispondere, solo ed esclusivamente, a squallide logiche di tagli orizzontali di incarichi, soprattutto alle soglie di una nuova stagione contrattuale che apre la strada alla tanto auspicata doppia carriera (gestionale e professionale) ipotizzata proprio a salvaguardia della crescita della qualità del sistema!
 
Né possiamo accettare che la definizione di struttura complessa o semplice sia demandata alla monocratica decisione del direttore generale che, in totale arbitrio e senza alcuna responsabilità conseguente, decide da solo delle sorti e della declassificazione di strutture nei quali si realizza in modo compiuto il percorso gestionale di beni e servizi di alto profilo in unicum con quelli assistenziali.
 
È per queste ragioni, seppur sinteticamente rappresentate, che riteniamo sia giunta l’ora di definire un impianto normativo che sancisca, finalmente in modo oggettivo e inequivocabile, i requisiti di una struttura organizzativa “complessa” o “semplice”. Auspichiamo che si incominci a parlarne presto e lanciamo un appello al Ministero della Salute e al Coordinamento delle Regioni, affinché si facciano promotori di un tavolo tecnico con le OO.SS. della dirigenza medica e sanitaria per affrontare questo tema.
 
È un adempimento ormai urgente e irrinunciabile per fermare questa irraziona-le quanto pericolosa deriva gestionale da parte di troppe direzioni delle Asl del Servizio Sanitario Nazionale.
 
Roberta di Turi 
Segretario Generale Fassid Area SiNaFO
 
Giangiuseppe Console
Presidente Fassid Area SiNaFO

 

03 maggio 2017
© Riproduzione riservata

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