Lombardia. Lorenzin critica riforma cronicità: “Così non va, sistema a rischio”
"Questa riforma non si sta incardinando sugli elementi che avevamo deciso: nasceva con l'intento di una presa in carico del paziente sul territorio 'non ospedalizzato', ma i primi riscontri che abbiamo sono invece che tende a rispostare l'assistenza sull'ospedale e così non va. Si trasformano i primari in medici di base invece di dare al medico di fagmilia la possibilità di agire più fortemente sul territorio". Così la ministra della Salute.
19 FEB - "Un tema molto forte in Lombardia è quello della riforma sanitaria sulla cronicità, che io ho sostenuto come una riforma sperimentale anche se prendeva una piega diversa rispetto alla linea che sto conducendo a livello nazionale sulla gestione tra hub e territorio. Devo dire però che questa riforma non si sta incardinando sugli elementi che avevamo deciso: nasceva con l'intento di prendere in carico la persona, e quindi con una presa in carico del paziente sul territorio 'non ospedalizzato', ma i primi riscontri che abbiamo sono invece che tende a rispostare l'assistenza sull'ospedale e così non va". E' la riflessione del ministro della Salute e leader di Civica Popolare,
Beatrice Lorenzin.
"O si lavora seriamente su un'integrazione socio-assistenziale che non fa perno sull'ospedale ma sul territorio, o si rischia seriamente che una gestione non accurata della riforma comprometta una delle sanità migliori d'Italia", ammonisce il ministro oggi a Milano, in occasione di un incontro politico pre-elettorale e di un convegno proprio sul tema della sanità e della nuova 'geografia' disegnata per il sistema socio sanitario della regione, promosso da
Angelo Capelli, vice presidente della Commissione Sanità del Consiglio regionale lombardo e candidato alla Camera nel collegio di Rozzano.
"Si trasformano i primari in medici di base - osserva Lorenzin - invece che dare al medico di famiglia la possibilità di agire più fortemente sul territorio".
"Non ho idea - aggiunge Lorenzin - se Attilio Fontana", candidato alla presidenza della Regione Lombardia per il centrodestra, "sia in grado o meno di garantire il prosieguo della riforma. Sinceramente non ho ascoltato grandi proposte in termini sanitari. Non vedo a livello nazionale un dibattito sulla sanità da parte della Lega in grado non solo di continuare l'opera fatta da Maroni, ma proprio l'opera sulla sanità in generale - incalza il ministro - Ho qualche serissimo dubbio. Da ministro sono sempre aperta nei confronti di tutti, come leader di una forza politica non a caso abbiamo scelto Giorgio Gori perché ci sembra estremamente più affidabile nell'attuazione e nel rispetto di regole che riguardano la sanità pubblica e privata in grado di rimettere in carreggiata la riforma lombarda".
19 febbraio 2018
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