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Anteprima. Cure palliative e lotta al dolore. Fissati requisiti e caratteristiche delle strutture


Il ministero della Salute individua requisiti minimi, modalità organizzative, elementi strutturali, quantitativi e qualitativi delle strutture per le cure palliative e la terapia del dolore. La legge 38 potrà finalmente partire. Regioni permettendo. Ecco il testo sul quale si cercherà l'intesa.

16 NOV - La legge 38 approvata nel marzo dello scorso anno ha dato una sterzata decisiva per garantire ai malati in fase terminale l’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore. Mancava però un tassello decisivo: la definizione puntuale dei requisiti necessari alle strutture per garantire l’idonea presa in carico dei pazienti, sia adulti sia in età pediatrica, nella rete delle cure.
Requisiti minimi che il ministero della Salute, come stabilito dall’art. 5 comma 3 della legge 38, ha messo nero su bianco in un ampio documento (“Definizione dei requisiti e le modalità organizzative necessarie per lo sviluppo della rete di cure palliative, della rete di terapia del dolore e della rete pediatrica”) che siamo in grado di anticipare ai nostri lettori e che sarà prossimamente oggetto di un confronto serrato con le Regioni.
Nonostante esso sia frutto del lavoro tecnico di esperti anche regionali, il timore che le Regioni vi possano ravvisare un eccesso di competenze da parte del ministero della Salute rispetto alle loro prerogative, c'è. Anche per questo, il documento si limita a fissare requisiti e linee di indirizzo che in generale tendono a individuare i livelli "minimi" che le strutture preposte alle cure palliative e alla terapia del dolore dovrebbero avere per garantire efficienza e qualità dell'assistenza.
Il tutto è quindi rimandato ad una delle prossime conferenze Stato Regioni, dalle quali ci si aspetta l'intesa indispensabile per il varo delle nuove indicazioni operative che consentiranno di armonizzare le caratteristiche della miriade di strutture di diversa entità e intensità assistenziale già operative nel Paese, garantendo omogeneità di prestazioni su tutto il territorio nazionale rispondendo a criteri di equità e accessibilità in linea con le norme vigenti.
 
Il documento, messo a punto dalla Commissione nazionale presieduta dal professor Guido Fanelli è il risultato di un confronto con tecnici del mondo professionale, con le società scientifiche e le organizzazioni no-profit.
Un provvedimento che, si sottolinea nel testo, ha richiesto un grande impegno in particolare per la definizione della rete di assistenza della terapia del dolore nell’adulto. Al contrario delle cure palliative per le quali esiste già una rete precostituita (nel provvedimento c’è una ridefinizione esaustiva delle strutture organizzative di erogazione e del coordinamento della rete assistenziale), il dolore non ha mai avuto riferimenti normativi precedenti che potessero garantire la direzione verso cui rivolgersi. Relegato a un ruolo ancillare è stato infatti considerato solo come sintomo di patologia e non come patologia a se stante. Partendo quindi dal presupposto che il dolore è uguale su tutto il territorio nazionale è stato individuato un fil rouge per garantire omogeneità di trattamento a livello nazionale attraverso la definizione dei requisiti minimi per la costruzione della rete di terapia del dolore. Tre i centri di snodo fondamentali (come peraltro già stabilito nell’accordo Stato-Regioni del 16 dicembre 2010): le Aggregazioni funzionali territoriali, i centri Spoke e gli Hub.
 
Le prime, gestite dai medici di medicina generale, devono avere almeno un medico formato sulla terapia dolore, tra i compiti quello di indirizzare, quando necessario e secondo criteri condivisi di appropriatezza, il paziente allo Spoke o all’Hub per garantire continuità della gestione nei percorsi definiti nella rete.
I centri Spoke, con valenza territoriale e ospedaliera, devono avere caratteristiche certificate e accreditate in termini quali-quantitativi (ore di lavoro, numero del personale, ecc).
Il sistema Hub è il centro di eccellenza. Come lo Spoke, deve avere una distribuzione sul territorio proporzionata al numero di abitanti (circa uno ogni due milioni), un numero specifico di posti letto dedicati e garantire copertura h 24.
Delineate per queste strutture anche le tipologie di prestazioni come, ad esempio, le visite di screening in andata e ritorno nelle Aft, un impianto di stimolazione midollare negli Hub, la peridurale e i blocchi di nervi periferici negli Spoke.

16 novembre 2011
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