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Corte dei Conti: “Spesa sanitaria 2011 ancora in calo. Incidenza sul Pil scende al 7,1%”

di Giovanni Rodriquez

Lo rileva il rapporto 2012 sulla finanza pubblica: “Quella sperimentata in questi anni dal settore sanitario è l’esperienza più avanzata e più completa di quello che dovrebbe essere un processo di revisione della spesa (spending review)”. Ma la qualità peggiora nelle Regioni in deficit. Il testo del rapporto.

05 GIU - “Anche nel 2011 la gestione della spesa sanitaria presenta risultati migliori delle attese. A consuntivo le uscite complessive hanno raggiunto i 112 miliardi, inferiori di oltre 2,9 miliardi al dato previsto per l’anno e riconfermato, da ultimo, lo scorso dicembre, nel quadro di preconsuntivo contenuto nella Relazione al Parlamento. Per la prima volta da anni in flessione (-0,6 per cento), la spesa riduce la sua incidenza in termini di Pil, che passa dal 7,3 per cento del 2010 al 7,1”.
Così la Corte dei Conti nel suo Rapporto 2012 sul coordinamento della finanza pubblica presentato oggi, che comprende un intero capitolo dedicato alla sanità.

“Nell’anno - sottolinea la Corte - si riducono di un ulteriore 28 per cento le perdite prodotte dal sistema (e che devono essere in ogni caso coperte dalle amministrazioni regionali). Un risultato frutto, soprattutto, della riduzione dei costi registrata in alcune regioni in piano di rientro”.
Ma, nota la Corte, “se si fanno più consistenti, anche nelle regioni in piano di rientro, segnali di cambiamento verso una maggiore responsabilizzazione delle gestioni (grazie soprattutto ad un meccanismo di monitoraggio attento sia a garantire la copertura dei disavanzi, che a prevedere interventi in grado di contrastare l’emergere di squilibri strutturali), non mancano tuttavia segnali preoccupanti sul fronte della qualità dell’assistenza, mentre si ripresentano situazioni di squilibrio anche in realtà territoriali uscite da poco dai piani di rientro e minori appaiono i margini di flessibilità per tutte le realtà territoriali”.
 
“Ciò - spiegano i magistrati - a conclusione di una fase che deve vedere ancora la piena operatività di ulteriori tagli delle risorse destinate al settore, mentre sempre più limitate sono le possibilità di ricorrere ad entrate straordinarie”.
Ed è “in questo quadro complesso che - nota la Corte - si deve ancora pervenire alla definizione del nuovo Patto della salute per il prossimo triennio”, anche se “è indubitabile, tuttavia, che quella sperimentata in questi anni dal settore sanitario rappresenti l’esperienza più avanzata e più completa di quello che dovrebbe essere un processo di revisione della spesa (spending review)”.
“Seppur non senza contraddizioni e criticità (ne sono un esempio i frequenti episodi di corruzione a danno della collettività denunciati nel settore) - rimarca la Corte - i progressi compiuti nella definizione di standard nei budget e una sempre più accurata informazione sulla gestione e sulle prestazioni rese dalle strutture di assistenza sono alla base degli interventi operati sugli assetti organizzativi regionali che hanno consentito i miglioramenti nei risultati economici e il recupero di governante”.
 
E così “da settore in squilibrio strutturale di cui era difficile prevedere la dinamica della spesa - afferma ancora la Corte dei Conti - quello sanitario oggi testimonia i risultati, seppur graduali, che è possibile conseguire nella definizione di una cultura della gestione con la collaborazione tra livelli di governo anche negli anni di crisi”.
“L’affinamento delle informazioni disponibili e l’arricchimento degli indicatori di qualità dei Lea, utilizzati per la valutazione delle performance dei servizi regionali, consentono - spiega la relazione - non solo di garantire un andamento equilibrato, ma anche di indurre modifiche e miglioramenti nella qualità delle prestazioni rese ai cittadini, convergendo su standard di qualità ottimali. Un processo difficile ma obbligato in un quadro finanziario stringente come quello attuale”.
 
In questo quadro, conclude la nota illustrativa del capitolo sanità del Rapporto , “la lentezza dei progressi di alcune regioni più in difficoltà, la impossibilità di accompagnare il processo con risorse ulteriori, il permanere di condizioni di squilibrio fanno sì che il prossimo biennio, in cui si concentrano le correzioni di spesa più impegnative, sia quello determinante nel successo dell’operazione avviata con i piani di rientro. L’aumento della pressione fiscale legato alle urgenze della crisi finanziaria rende quanto mai evidente l’urgenza di riassorbire, nella sanità, gli squilibri strutturali dal lato della spesa e ripropone il limite nel ricorso ad entrate aggiuntive”.
E “le difficoltà che si pongono con il risanamento finanziario, specie per le fasce più deboli (e tra queste quelle anziane), fanno si che non possa più attendere, inoltre, una riforma dell’assistenza in grado di sostenere anche con le scelte che si possono assumere in quell’ambito un alleggerimento della pressione che ancora oggi si scarica impropriamente sulle strutture ospedaliere, fronte su cui si incontrano le maggiori difficoltà realizzative”.
 
Giovanni Rodriquez
 

05 giugno 2012
© Riproduzione riservata

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