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Medici ‘in affitto’. Agus: “In Sardegna non hanno risolto le criticità nei PS. Necessario cambiare passo”

di Elisabetta Caredda

Per il capogruppo dei Progressisti “è necessario agire innanzitutto sulle cause che scoraggiano medici e infermieri ad accettare l’assunzione nelle aziende sanitarie del nostro territorio. Certamente c’è da rivedere l’aumento della retribuzione del personale dipendente ed impiegato nelle nostre strutture. Bisogna poi ragionare sulle deroghe a livello nazionale che la Sardegna deve poter pretendere in virtù della sua condizione di insularità ”.

28 SET - Per far fronte alla carenza di medici e scongiurare la chiusura delle sedi dei Pronto soccorso dell’isola in maggiore sofferenza, e garantire l’assistenza ai pazienti, dallo scorso anno la Regione Sardegna, attraverso Ares, ha esternalizzato parte dei servizi medici per assicurare l’operatività delle strutture attraverso specialisti che dipendono da una società privata in appalto. Iniziativa che aveva sollevato perplessità e sulla quale si era espresso apertamente il capogruppo dei Progressisti, Francesco Agus, componente della commissione Salute, che oggi, a distanza di un anno dall’attuazione di questa azione intrapresa, torna sull’argomento.

“Il reperimento di nuovo personale medico ‘in affitto’ per gestire le criticità dei Pronto soccorso che registrano una importante carenza di risorse umane – spiega al nostro giornale il consigliere Francesco Agus -, attraverso l’esternalizzazione del servizio tramite società private in appalto, è risultata ad oggi, a più di anno dall’azione di questa una iniziativa, un’operazione che non ha risolto il problema e lo si registra quotidianamente, ed è però risultata costosa per le casse pubbliche e a mio avviso dannosa per il sistema sanitario sardo nel suo complesso”.

“Con la progressiva privatizzazione delle attività sanitarie erogate nelle strutture dell’emergenza-urgenza – prosegue il capogruppo - si sta incentivando lo smantellamento del servizio sanitario pubblico, con risultati devastanti per la qualità della sanità regionale. Oltretutto i servizi resi dalla società che da ultima ha vinto l’appalto indetto da ARES, la MST Group, sono stati oggetto di confronto e critica, che mi sono stati segnalati, da parte degli stessi Sindacati dei medici e del comparto, associazioni di pazienti, tanto che la questione è stata sollevata anche da noi istituzioni consiliari di entrambi gli schieramenti politici”.

“A preoccupare – sottolinea Agus - è soprattutto il fatto che si sia creato un disincentivo al lavoro nella sanità pubblica: le retribuzioni dei medici in affitto, infatti, considerato che si occupano, se non c’è altro medico nella struttura, anche dei tanti pazienti in codice bianco e verde che si rivolgono al pronto soccorso (a volte anche per carenza di MMG), sono di gran lunga superiori rispetto a quelle di un dipendente del sistema sanitario regionale che svolge quotidianamente un lavoro altresì gravoso e spesso più rischioso sotto tutti gli aspetti, anche dal punto di vista penale”.

Agus propone: “A mio avviso è necessario agire innanzitutto sulle cause che scoraggiano medici e infermieri ad accettare l’assunzione nelle aziende sanitarie del nostro territorio. Certamente c’è da rivedere l’aumento della retribuzione del personale dipendente ed impiegato nelle nostre strutture, ed è altresì ragionevole ragionare su deroghe a livello nazionale che la Sardegna deve poter pretendere in virtù della sua condizione di insularità e scarsa densità di popolazione”.

“Non è accettabile che la Regione faccia concorrenza a sé stessa – continua il capogruppo -. Il principale problema che si stiamo osservando si sta verificando negli ospedali sardi è la fuga del personale sanitario dal lavoro pubblico, verso altre regioni o verso il privato, e che dobbiamo affrontare in modo più incisivo. E se è vero che questa problematica la riscontriamo in particolare col medico dell’emergenza urgenza, con gli anestesisti e i chirurghi, per le condizioni di lavoro in essere in molte sedi sanitarie la questione si riflette anche per diverse altre specialità, ugualmente importanti che formano, tutti insieme, l’asse portante su cui si appoggia l’assistenza medica e sanitaria per i pazienti”.

“Ricorrere all’esternalizzazione dei servizio dei Pronto soccorso – conclude il consigliere - doveva essere una misura di tipo emergenziale, che poi però è stata utilizzata dalle aziende in maniera smisurata, e che se vogliamo è andata a sostituire sempre più le ordinarie attività erogate dai lavoratori del SSN. Bisogna affrontare l’argomento con maggiore responsabilità. Sto sollevando in primis un intervento in Consiglio regionale e nella commissione di cui faccio parte per riaprire un confronto sulle proposte di cui prima accennavo e semmai frenare alla radice il ricorso a esternalizzazioni, troppo costose, che non risolvono il problema. Oltretutto, creano iniquità tra professionisti nel riconoscimento del lavoro professionale in termini di retribuzione, tenendo conto che il più delle volte medici e sanitari dipendenti delle strutture sanitarie regionali assolvono con abnegazione alle criticità in essere dei reparti. Se si crede ancora nel principio di una Sanità intesa come un ‘servizio pubblico essenziale’, è indiscusso l’impegno volto a garantire un’assistenza adeguata, di eccellenza, col personale che ritorni ad essere attratto dal posto fisso nel pubblico impiego anche di suddetto comparto”.

Elisabetta Caredda

28 settembre 2023
© Riproduzione riservata

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