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Case di comunità. Medici all’Ats: “Vogliamo essere partecipi del progetto di sanità territoriale”

di Elisabetta Caredda

E sulla conclamata sanità digitale e telemedicina i medici osservano: “Non è semplice sensibilizzare e rieducare il paziente perché utilizzi le nuove tecnologie. Chi le insegnerà al Signore che ti dice che usa il cellulare solo per telefonare, o non sa cosa sia una email?”. Temussi intanto accoglie la richiesta del Sindaco di Dolianova, che d’accordo con i MMG, chiede che il proprio Comune sia il primo in Sardegna ad applicare il modello di vaccinazione aziendale.

07 LUG - Nell’incontro organizzato dall’Amministrazione di Dolianova sulla riforma della sanità territoriale con la riqualificazione del poliambulatorio del Comune, teso ad offrire nuovi servizi sanitari al territorio e tutto l’hinterland, il Sindaco Ivan Piras apre il confronto anche col Commissario Ares-Ats Massimo Temussi ed alcuni dei medici di base che già gestiscono l’hub vaccinale attivato all’interno del paese.

“Siamo in piena legge di riforma – spiega Temussi -, una riforma molto forte che dividerà le direzioni generali delle Assl che si occuperanno esclusivamente di sanità, e poi ci sarà un altro ente che si occuperà di tutto ciò che è burocratico, amministrativo, contabile ecc. Si metterà in linea quella che è la reale risposta al cittadino in sanità. Culturalmente veniamo da una storia in cui si pensa che l’ospedale sia la cura di tutti i mali. In realtà non è così, all’ospedale si dovrebbe andare quando veramente la necessità lo richiede. Viceversa i pronto soccorso si affollerebbero di numerosi codici bianchi, inappropriati, così come a volte già accade”.

“Il territorio – prosegue il Commissario - è dunque quello che guida una corretta sanità. Sopratutto se nei territori riusciamo a dare una risposta H24 con un poliambulatorio avanzato, che si chiamerà Casa della comunità. E da un investimento come quello che stiamo ora presentando sul Poliambulatorio di Dolianova, noi possiamo cominciare a ridisegnare una sanità territoriale corretta con una corretta risposta di sanità al cittadino. Un investimento che non è soltanto edilizia, è parte cognitiva, è tecnologia, innovazione, sanità digitale, telemedicina. E dentro le Case di comunità che senza dubbio i medici di base potranno svolgere anche la gran parte della loro attività”.

Ed ecco prendono quindi parola i medici di base che colgono l’occasione di sollevare importanti spunti di considerazione. “Il progetto sulle Case di comunità è un buon progetto – osserva il medico Paolo Floris -. Sono strutture senz’altro pensate per essere all’avanguardia dei tempi. Spero dunque in una cosa, che non siano i soliti progetti che ci cadono addosso. Chiediamo di partecipare alla loro realizzazione. Qualche idea l’abbiamo anche noi e lo abbiamo dimostrato giorno per giorno anche seguendo l’hub vaccinale”.

“In questo periodo di pandemia – sottolinea la dott.ssa Mariangela Pedditzi - , in 30 anni di professione non ho mai vissuto una situazione come questa, con i colleghi siamo riusciti a trovare la sinergia tra noi, in 10 ci siamo riuniti nel territorio. Questa sinergia è fondamentale, estesa anche con le Istituzioni, è importante poterci scambiare le informazioni, le difficoltà, le perplessità, come anche le soluzioni possibili ai problemi che si presentano. Va bene oggi parlare di riqualificazione della sanità nel territorio, ma cominciando a prendere nuovamente in considerazione anche i grandi temi fondamentali, da avviarsi attraverso il medico di base, come lo sono quelli della prevenzione e della sorveglianza”.

E un’altra cosa ancora – continua Pedditzi - è il problema dell’innovazione digitale, come ad esempio il ‘fascicolo elettronico’ che va pur insegnato ai pazienti. Ci sono pazienti che mi dicono di non capirne di queste cose, è comprensibile. Così come anche la telemedicina, una innovazione del futuro. E non è nemmeno semplice fare quella sorta di sensibilizzazione e rieducazione nei confronti del paziente perché utilizzi queste nuove tecnologie. Pur essendo strumenti di grande utilità. E questo dunque chi lo farà, chi insegnerà al Signore che ti dice che usa il cellulare solo per telefonare, o non sa cosa sia una email? Se si vuole pensare alla tecnologia e all’innovazione digitale in sanità, bisogna anche poter creare le opportunità per questo tipo di preparazione”.

“Tutto quello che verrà col recupero del Poliambulatorio – puntualizza il medico Giorgio Cara -, con le figure specialistiche che verranno coinvolte, potrà andare ad offrire un’assistenza oltre i confini del Parteolla: penso ai territori del Gerrei, del Sarrabus ed altri. Potremo arrivare a considerare un bacino di utenza anche di 40 mila persone. Io ho lavorato in ospedale ed ho visto casi che non erano da ospedalizzazione, ed è pertanto che ritengo giusta la decentralizzazione dei servizi sanitari che possano far ritrovare la centralità del ruolo del medico di base al quale gli utenti possano rivolgersi ed avere fiducia”.

I medici di famiglia hanno inoltre condiviso col Sindaco Piras l’iniziativa che nell’occasione il primo cittadino ha posto al Commissario Temussi, al quale ha proposto: “Poichè Dolianova vanta un tessuto produttivo florido caratterizzato da delle importanti aziende, noi vorremo essere i primi in Sardegna ad applicare il modello di vaccinazione aziendale mettendo a disposizione l’hub, i medici, i farmacisti, i riferimenti del terzo settore”.

Iniziativa accolta dal numero uno dell’Ats che risponde concludendo positivamente: “Si può fare assolutamente. Anche sulla parte aziende siamo pronti a dare il via, quindi si può fare l’accordo con le aziende del territorio, definiamo un calendario dentro l’hub, si può organizzare”.
 
Elisabetta Caredda

07 luglio 2021
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