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Cancro metastatico: per sconfiggerlo bisogna eliminare gli antiossidanti. Parola di Nobel


A fornire l’idea per cambiare l’approccio alla lotta ai tumori più resistenti e a stadio più avanzato è James Watson, premio Nobel per la scoperta della struttura a doppia elica del Dna: l’idea dello scienziato – che di primo acchito potrebbe sembrare strana – è che per sconfiggere il cancro resistente bisogna fermare l’azione degli antiossidanti.

09 GEN - Quando tra gli autori di uno studio c’è un premio Nobel del calibro di James Watson, insignito nel 1962 insieme a Francis Crick e Maurice Wilkins dell’onorificenza nientemeno che per la scoperta della doppia elica del Dna, questo già da un’idea del pregio della ricerca. Ma quando lo studio pubblicato presenta una nuova ipotesi riguardo la cura dei tumori – e in particolare dei cancri metastatici di stadio più tardivo – che scardina l’approccio finora adottato, la questione diventa ancor più interessante. In un lavoro apparso su Open Biology, l’illustre scienziato spiegherebbe infatti il ruolo di ossidanti e antiossidanti in queste patologie, ad oggi incurabili. Alludendo al ruolo che potrebbero avere i primi, e non i secondi, per sconfiggerle.
 
Al cuore della tesi di Watson ci sono infatti un gruppo di molecole che i biologi chiamano ROS (reactive oxygen species, il più diffuso tipo di radicali liberi), con il loro particolare doppio comportamento: da una parte l’importante ruolo nell’apoptosi, meccanismo chiave di morte cellulare programmata che riduce e tiene sotto controllo oltre alle cellule normali anche quelle non più sane; dall’altra quello nell’invecchiamento, visto che – come spiega lo stesso Watson – “presentano una particolare abilità nel danneggiare irreversibilmente proteine chiave, Dna e Rna”. Proprio per quest’ultima caratteristica, in condizioni normali quando queste molecole non sono necessarie a contrastare cellule fuori controllo, sono costantemente neutralizzate (e dunque controllate) da proteine antiossidanti.
 
Tuttavia, secondo Watson sarebbe proprio questo meccanismo a promuovere la progressione della malattia nei casi di tumori metastatici resistenti: i tumori RAS o MYC-positivi, tra i più difficili da far rispondere ai trattamenti, sarebbero infatti ricchi di antiossidanti capaci di distruggere i radicali liberi, e dunque inibirebbero così la loro azione “positiva” contro le cellule malate. La teoria sarebbe supportata anche da recenti studi che dimostrano come il gene del fattore di trascrizione Nrf2, che controlla la sintesi degli antiossidanti, sia particolarmente attivo quando le cellule proliferano e quando sono attivi oncogeni come RAS, MYC e RAF. “In condizioni di replicazione normale, questo meccanismo è corretto, perché quando il Dna viene replicato l’organismo non vuole che venga danneggiato dai radicali liberi e quindi mette in circolo antiossidanti”, ha spiegato Watson. Ma se la proliferazione è quella di cellule tumorali tutto cambia, poiché in quel caso i ROS sarebbero utili per bloccare la diffusione della neoplasia.
 
Alcuni farmaci contro il cancro – secondo Watson – funzionerebbero infatti proprio stimolando l’apoptosi, e per questo i tumori di solito diventano contemporaneamente resistenti a chemio e radioterapia: i meccanismi di funzionamento della cura risiederebbero in entrambi i casi sul ruolo dei radicali liberi, e crollerebbero in caso di inibizione dell’azione di questi ultimi. “È per questo – conclude il premio Nobel – che dobbiamo rivedere al più presto il metodo con cui sviluppiamo farmaci per i cancri metastatici: a meno che non troviamo il modo di ridurre i livelli di antiossidanti in queste patologie, tra dieci anni i cancri metastatici saranno incurabili esattamente quanto lo sono ora”.

09 gennaio 2013
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