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Caffè: è sempre più evidente che consumarlo fa bene alla salute, tranne che in gravidanza

di Maria Rita Montebelli

BMJ pubblica la metanalisi delle metanalisi sul caffè e il verdetto è senz’altro positivo. Semaforo verde dunque per un consumo ragionevole (3-4 tazze al giorno) della bevanda nera bollente che oltre a non recare danno, riduce il rischio di malattie cardiovascolari, di tumori, di epatopatie e abbatte sia la mortalità totale che quella vascolare. Con un’unica eccezione però: in gravidanza il caffè continua ad essere fortemente sconsigliato. Attenzione al consumo anche per le donne a rischio di frattura.

24 NOV - Può essere a buon diritto ritenuta  la madre di tutte le metanalisi sul caffè e mira a fornire la risposta definita all’annosa questione se il caffè faccia bene alla salute o possa invece rappresentarne un’insidia. Pubblicata sul British Medicial Journal di questa settimana, la metanalisi del secolo sulla bevanda nera (comprende 201 metanalisi di studi osservazionali e 17 metanalisi di ricerche di intervento) giunge alla conclusione che consumare il caffè fa di certo più bene che male, dopo aver considerato un ampio ventaglio di consumi e una serie di esiti sulla salute.
 
I benefici più consistenti si vedono per un consumo di 3-4 tazze al giorno(rispetto ai non consumatori) e comprendono una riduzione del 17% di mortalità per tutte le cause e del 19% per la mortalità cardiovascolare. Le malattie cardiovascolari risultano ridotte del 15% in chi consuma caffè rispetto ai non consumatori e addirittura il rischio di comparsa di nuove forme tumorali risulta ridotto del 18% nei forti consumatori di caffè rispetto a chi non indulge nella bevanda scura.
 
Il consumo di caffè continua invece a non essere consigliato in gravidanza, visto che risulta associato ad un basso peso del bambino alla nascita (il rischio aumenta del 31%), a nascita pretermine nel primo (il rischio aumenta del 22%) e nel secondo trimestre (+ 12%) e addirittura a un rischio aumentato del 46% di interruzione spontanea di gravidanza.
Nelle donne, ma non negli uomini, infine il consumo di caffè risulta associato ad un aumentato rischio di frattura.
 
Questa mega-metanalisi descrive naturalmente soltanto delle associazioni statistiche ma non fornisce alcun nesso di causalità che andrebbe a questo punto attentamente ricercato attraverso strumenti idonei quali i trial clinici randomizzati.
 
Il caffè è una delle bevande di più largo consumo del mondo, per questo è importante studiarne gli effetti sulla salute, perché anche se modesti possono avere importanti ricadute su ampia scala. Il caffè tostato contiene una miscela di oltre mille composti bioattivi, alcuni dotati di importanti proprietà antiossidanti, antinfiammatorie, antifibrotiche e, almeno in teoria, anti-tumorali. Tra le sostanze bioattive più note, la caffeina, gli acidi clorogenici, i diterpeni, il cafestolo e il kahweolo. A contribuire alla varietà degli effetti biologici del caffè sono non solo la qualità (Robusta o Arabica), il grado di tostatura e il metodo di preparazione (es. espresso, filtro, ecc), ma anche il microbioma intestinale e il genotipo di un individuo.
 
Maria Rita Montebelli

24 novembre 2017
© Riproduzione riservata

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