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Dispepsia: su JAMA un commento alle nuove linee guida nord-americane

di Maria Rita Montebelli

Linee guida all’insegna del risparmio quelle messe a punto dagli esperti USA e canadesi. In caso di dispepsia, come sintomo principale, non è raccomandabile correre a fare una gastroscopia in chi ha meno di 60 anni, visto il bassissimo tasso di neoplasie del tratto GI superiore a quest’età. Semaforo verde invece per gli inibitori di pompa protonica per il controllo dei sintomi, anche dopo eradicazione di infezione da H. pylori

06 MAG - JAMA di questa settimana pubblica un sunto delle ultime linee guida per il trattamento della dispepsia, messe a punto dall’American College of Gastroenterology (ACG) e dalla Canadian Association of Gastroenterology (CAG).
La popolazione interessata da questo documento è rappresentata da tutti i pazienti adulti con dolore epigastrico comparso da almeno un mese.
 
Le raccomandazioni più stringenti comprendono i seguenti punti:
- I soggetti con dispepsia di età pari o superiore a 60 anni dovrebbero essere sottoposti a esofagogastroduodenoscopia (EGDS) per escludere una neoplasia del tratto GI superiore
 
 - I soggetti con dispepsia di età inferiore a 60 anni non dovrebbero essere routinariamente sottoposti a EGDS per la valutazione dei sintomi, anche in presenza di sintomi d’allarme (perdita di peso, anemia o disfagia). Questo riguarda però solo i soggetti che abbiano come sintomo principale la disfagia; non va trascurato il fatto che soggetti con disfagia ingravescente e/o calo ponderale o soggetti con dolore epigastrico potrebbero avere una patologia delle vie biliari o pancreatica.
 
- I soggetti con dispepsia di età inferiore a 60 anni dovrebbero invece essere sottoposti al test per Helicobacter pylori e trattati di conseguenza, se positivi al test.
 
- I soggetti con dispepsia di età inferiore a 60 anni dovrebbero ricevere un trattamento con inibitori di pompa protonica (PPI) in caso di test per H. pylori negativo ma anche dopo eradicazione dell’H. pylori, qualora i sintomi dovessero persistere (la dispepsia funzionale tende a permanere dopo l’eradicazione nel 70% circa dei pazienti)
 
 
Per dispepsia si intende un dolore epigastrico non accompagnato da sintomi da reflusso; è un disturbo piuttosto comune che interessa circa una persona su 5 nella popolazione generale e che è quindi facile da incontrare nella pratica clinica quotidiana. A fronte dell’elevata prevalenza del disturbo, l’incidenza di patologie gravi alla base dello stesso è decisamente bassa.
Rispetto alla precedente edizione delle guida, la soglia d’età dei pazienti dispeptici da sottoporre a EGDS è stata innalzata a 60 anni, poiché l’incidenza di neoplasie del primo tratto digerente è bassa e in riduzione in Nord America. Il tasso di tumori dello stomaco è invece più elevato nei soggetti nati nel sud est asiatico, in alcuni Paesi del Sud America e tra i maschi. Un dato questo da tener presente nella decisione se richiedere o meno una EGDS.
 
Rispetto alla precedente edizione, le nuove linee guida si focalizzano maggiormente sul controllo dei sintomi e sulla riduzione del numero di procedure, verosimilmente inutili. Dalla loro implementazione ci si attende dunque un notevole risparmio, al prezzo però del rischio di perdere o ritardare qualche diagnosi importante.
 
La raccomandazione di escludere dalla EGDS di routine i soggetti dispeptici al di sotto dei 60 anni scaturisce peraltro da un’estrapolazione di dati di prevalenza delle neoplasie del primo tratto digerente a quest’età. L’applicazione di queste raccomandazioni ‘risparmia-procedure’ – consigliano gli autori - andrà comunque decisa caso per caso, tenendo ben presente i fattori di rischio del paziente.
 
Maria Rita Montebelli

06 maggio 2018
© Riproduzione riservata

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