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Diabete di tipo 2. Inquinamento atmosferico responsabile di oltre 3 milioni di casi all’anno

di 
Anne Harding

Un’ampia ricerca condotta negli USA sui veterani ha fatto emergere una stretta relazione tra diabete di tipo 2 e livelli di PM 2,5. Gli autori ritengono che l’inquinamento atmosferico sia responsabile ogni anno di oltre 3 milioni di nuovi casi di diabete.

06 LUG - (Reuters Health) – L’inquinamento atmosferico potrebbe essere responsabile di circa 3,2 milioni di nuovi casi di diabete di tipo 2 ogni anno, a livello mondiale. È quanto evidenzia un’analisi pubblicata da Lancet Planetary Health condotta da un gruppo di scienziati guidato da Ziyad Al-Aly, della Washington University.

La ricerca. 
I ricercatori hanno analizzato dati relativi a 1,7 milioni di veterani americani non affetti da diabete, confrontando i livelli di PM 2,5  delle zone in cui vivevano con il rischio di avere una diagnosi di diabete negli otto anni e mezzo successivi. I ricercatori hanno considerato l’effetto indipendente dell’inquinamento prendendo in considerazione altri fattori di rischio legati al diabete come l’obesità. L’esposizione media giornaliera a PM 2,5 andava da 5 a 22,1 microgrammi per metro cubo (mcg/m3) di aria.
 
Un aumento di 10 punti nella concentrazione di PM 2,5 è stato associato a un aumento del 15% del rischio di sviluppare diabete e a un aumento dell’8% del rischio di mortalità. Il rischio di diabete, inoltre, ha cominciato ad aumentare quando i livelli di inquinamento superavano i 2,4 mcg/m3, ben al di sotto dello standard attuale fissato dall’EPA, di 12 mcg/m3, e dall’OMS, di 10 mcg/m3.

Al-Aly e colleghi hanno poi esaminato i livelli di PM 2,5 in tutto il mondo per stimare il carico di diabete dovuto a inquinamento atmosferico. Una valutazione che ha portato a stimare un aumento di 3,2 milioni di nuovi casi di diabete, 8,2 milioni di anni di vita persi per invalidità e oltre 200mila morti ogni anno, attribuibili all’aria inquinata respirata. E a rimetterci di più sono i Paesi a basso e medio-basso reddito.

Fonte: Lancet Planetary Health
 

Anne Harding
 

(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)
 

06 luglio 2018
© Riproduzione riservata

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