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Morbillo. Ancora troppi morti per mancata vaccinazione. Colpa di campagne poco efficaci? Indagine Italia-Usa cerca di scoprirlo

di M. Cucciniell, A. Melegaro, P. Pin (Un. Bocconi)

Già svolta una prima indagine su un campione di mille cittadini statutinitensi. Uno studio analogo sta per partire su un campione di oltre 1.000 genitori con figli sotto i cinque anni in Italia e negli Stati Uniti, e l’attenzione in questo caso sarà sulla scelta di vaccinazione per i figli. La prima survey indica che l’esposizione a campagne informative caratterizzate da un alto livello di dettaglio, inclusi dati e percentuali puntuali, aumenta la comprensione del messaggio riducendo la percezione del rischio dei possibili effetti avversi del vaccino

26 LUG - Nonostante da oltre 50 anni esista un vaccino sicuro e costo-efficace, il morbillo rimane una delle principali cause di morte nei bambini con oltre 130mila decessi all’anno (circa 367 ogni giorno o 15 ogni ora), la maggior parte dei quali sotto i 5 anni di età (Epicentro, 2017).
Negli ultimi anni si sono registrati numerosi focolai di morbillo in tutta Europa (Italia e Romania in pole position) con gravi ripercussioni non solo in termini di salute pubblica ma anche di costi (WHO, 2017).

In sintesi i dati principali pubblicati con l’ultimo bollettino settimanale sulla situazione epidemiologica del morbillo in Italia (luglio 2018), a cura del Ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità, evidenziano che nel 2017 sono stati segnalati 5.401 casi e 4 decessi e che dal 1 gennaio al 30 giugno 2018 si sono verificati altri 2.029 casi con altri 4 decessi. Di questi, il 91,3% non era vaccinato al momento del contagio, il 48,9% ha sviluppato almeno una complicanza e nel 59,5% dei casi si è dovuto ricorrere al ricovero ospedaliero.

I benefici della vaccinazione sono inoppugnabili, come ha dimostrato uno studio di Trentini, Poletti, Merler e Melegaro, pubblicato su The Lancet Infectious Diseases lo scorso anno. A partire dai primi anni ’80, il vaccino contro il morbillo ha risparmiato all’Italia circa un milione di anni di vita persi a causa della malattia, per disabilità o morte prematura. Tuttavia, l’effetto congiunto di un’immunizzazione subottimale e dell’invecchiamento della popolazione mette a serio rischio l’obiettivo dell’eliminazione del morbillo in Italia.

I risultati delle mancate vaccinazioni persistono maggiormente in una popolazione anziana e per evitare il morbillo serve una copertura vaccinale del 95%, mentre in Italia siamo una decina di punti indietro. La copertura vaccinale sub-ottimale ha provocato un buco di protezione nelle fasce centrali della popolazione. Il 56% dei casi di morbillo registrati nel nostro paese nel primo semestre del 2017 riguarda individui nella fascia d’età compresa fra i 15 e i 39 anni, un altro 18% interessa soggetti fra i 40 e i 64 anni. In futuro, l’evoluzione demografica del paese renderà il fenomeno ancora più evidente: il morbillo colpirà una popolazione sempre più adulta. Secondo le stime dello studio, ci sono oggi in Italia circa 3 milioni di persone tra i 15 e i 40 anni non protette contro il morbillo, sufficienti quindi a provocare nuove epidemie.

Per capire se e come le campagne informative siano in grado di influenzare il comportamento dei cittadini riguardo alle vaccinazioni, in collaborazione con Greg Porumbescu del Center for Transparency in Government della Rutgers University, stiamo conducendo una serie di esperimenti per valutare se la modalità di presentazione delle informazioni, oltre al loro contenuto, possa avere un effetto sulle scelte dei cittadini e possa fornire strategie più efficaci per aumentare la propensione alla vaccinazione e per ridurre la cosiddetta “Vaccine hesitancy”.

In una prima survey sperimentale condotta su 1.000 cittadini statunitensi, abbiamo esposto i partecipanti a scenari con maggiore o minore complessità in termini di dettaglio delle informazioni fornite e semplicità di lettura del testo proposto. Alla fine abbiamo chiesto di compiere una scelta: registrarsi (o meno) per la seduta vaccinale scegliendo data e ora all’interno di un calendario predefinito di opzioni.

Abbiamo trovato diversi aspetti interessanti che influenzano le decisioni dei cittadini rispetto alla scelta di vaccinarsi. In particolare, i dati del campione ci indicano che l’esposizione a campagne informative caratterizzate da un alto livello di dettaglio, inclusi dati e percentuali puntuali, aumenta la comprensione del messaggio (in controtendenza rispetto a quanto mostrato da studi in ambiti diversi come l’educazione e la psicologia) riducendo la percezione del rischio dei possibili effetti avversi del vaccino.

Uno studio analogo sta per partire su un campione di oltre 1.000 genitori con figli sotto i cinque anni in Italia e negli Stati Uniti, e l’attenzione in questo caso sarà sulla scelta di vaccinazione per i figli.

In parallelo rispetto alla survey e con l’intento di esplorare anche aspetti comportamentali di collaborazione e altruismo nel definire le scelte vaccinali, abbiamo anche condotto degli esperimenti nel laboratorio Belss, Bocconi Experimental Laboratory for the Social Sciences, con circa 500 studenti internazionali.

L’esperimento ha previsto più fasi: una prima fase con due giocatori (A e B) e due scelte e una fase successiva con un terzo giocatore (C) il quale però non ha possibilità di compiere alcuna azione, ma il suo guadagno dipende dalle azioni del giocatore A e da quelle del giocatore B. Gli scenari in cui i partecipanti sono stati chiamati a giocare sono caratterizzati da un contesto neutrale oppure dalla descrizione degli effetti derivanti dalla diffusione di un nuovo virus che richiede una specifica tipologia di vaccino e hanno ricevuto più o meno dettagli e informazioni circa l’epidemia e le sue conseguenze e i possibili effetti (avversi e non) del vaccino.

I risultati preliminari ci dicono, ancora una volta, che le modalità e il dettaglio dei contenuti dell’informazione possono avere un impatto significativo sulle scelte vaccinali e sul comportamento dei cittadini.

Ma quali saranno le determinanti della scelta quando guarderemo a genitori, invece che studenti, e a contesti diversi (Italia e Stati Uniti)?

Maria Cucciniello, Alessia Melegaro, Paolo Pin
Università Bocconi


26 luglio 2018
© Riproduzione riservata

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