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Cancro colon retto: scoperto nuovo biomarcatore per diagnosi precoce

di Maria Rita Montebelli

Arriva dagli Usa la notizia dell’individuazione di una proteina enzimatica, la beta-1,4-galactosiltransferasi-V, che si candida all’utilizzo per lo screening del tumore del colon retto. La scoperta del ruolo di questo enzima nella proliferazione tumorale e nella neoangiogenesi apre inoltre nuovi scenari su possibile ricadute in terapia. L’impiego di anticorpi anti- beta-1,4-galactosiltransferasi-V è risultato in grado di arrestare la proliferazione delle cellule tumorali in studi di laboratorio.

08 GEN - Scoperto dai ricercatori della Johns Hopkins (Usa) un nuovo biomarcatore per la diagnosi precoce di carcinoma del colon retto. Si tratta di una proteina enzimatica, la beta-1,4-galactosiltransferasi-V (beta-1,4-GalT-V), coinvolta nella proliferazione cellulare e nella neoangiogenesi. I risultati di questa ricerca sono pubblicati su Biochemical and Biophysical Research Communications.
 
La beta 1,4-GalT-V  è presente in elevate concentrazioni nelle cellule tumorali, rispetto ai tessuti normali. Nelle cellule tumorali risultano inoltre aumentate sia l’attività di questo enzima, che le concentrazioni di un suo prodotto, la lactosilceramide, una sostanza lipidica che può generare superossidi e che, a loro volta, portano allo sviluppo di nuove cellule tumorali e dei vasi che il tumore utilizza per propagarsi.
L’inibizione di questa proteina e del suo prodotto sono inoltre risultate in grado di arrestare la proliferazione delle cellule tumorali in studi di laboratorio.
 
“Sappiamo – afferma Subroto Chatterjee, professore di pediatria e specialista in biologia vascolare alla Johns Hopkins University School of Medicine– che la beta-1,4 GalT-V è particolarmente e specificamente rappresentata nelle cellule endoteliali che rivestono i vasi del tessuto tumorale. Utilizzare un farmaco mirato contro beta-1,4GalT-V potrebbe consentire di attaccare le cellule endoteliali contenenti questa proteina e magari di neutralizzarne l’attività”.
 
La ricerca appena pubblicata si articola in una serie di esperimenti di laboratorio. Inizialmente i ricercatori americani hanno cimentato 24 campioni di tumori del colon retto con anticorpi anti-beta-1,4GalT-V, riscontrando un’elevata reattività. In particolare, il test ELISA ha individuato un aumento di concentrazione di beta-1,4GalT-V di 6,5 volte nei tessuti tumorali, rispetto a quelli sani e un aumento di attività di 2,25 volte della lactosilceramide sintetasi nei campioni tumorali, rispetto alle cellule del colon normali. Altre analisi hanno riscontrato elevate espressioni di diversi geni, in precedenza associati al tumore del colon retto (APC, TP53 e NMT1) in questi campioni.
 
Gli autori della ricerca suggeriscono dunque di aggiungere beta 1,4-GalT-V  e lactosilceramide alla lista dei nuovi biomarcatori (come NMT1, APC e TP53) del tumore del colon retto (e forse per altri tumori), dosabili attraverso un prelievo di sangue e che potrebbero aiutare nella diagnosi precoce di questa patologia.
 
Un precedente studio del gruppo della Johns Hopkins (PLoS One, 2013) aveva dimostrato che il trattamento giornaliero per 4 settimane con D-PDMP (D-treo-1-fenil-2-decanoiamino-3-morfolino-1-propanolo, un inibitore di alcuni pathway tumorali) era in grado di dimezzare le dimensioni dei tumori renali nei topi, attraverso l’inibizione dell’attività della beta-1,4 GalT-V. I ricercatori hanno quindi testato la D-PDMP su cellule di carcinoma del colon retto umane coltivate in laboratorio (cellule HCT-116), evidenziando che nell’arco di 24-96 ore, le cellule trattate con D-PDMP presentavano una marcata riduzione di beta-1,4Gal T-V beta-1,4Gal T-V e un aumento di morte cellulare.
 
“Questo dimostra – sottolinea Chatterjee – che la beta-1,4 GalT-V è un target per la proliferazione cellulare e che possiamo bloccare il ciclo della proliferazione cellulare utilizzando il D-PDMP, almeno su cellule isolate. Ma questo dimostra anche che questo agente potrebbe essere utilizzato su diversi tipi tumorali”.
 
Ogni anno si registrano a livello mondiale 1,4 milioni di nuovi casi di tumore del colon retto, che è causa di 690 mila decessi. Gli screening attraverso la colonscopia tipicamente non iniziano prima dei 50 anni. Uno dei test di screening più utilizzato, la ricerca del sangue occulto fecale, si basa su una tecnologia a DNA e i risultati di questo test devono essere completati da una colonscopia. “E’ evidente – commenta Chatterjee – che c’è un gran bisogno di individuare nuovi test attendibili per la diagnosi precoce di questo tumore.”
 
Maria Rita Montebelli

08 gennaio 2019
© Riproduzione riservata

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