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L’immuno-oncologia combatte il carcinoma cutaneo a cellule squamose

di Michela Perrone

Per la forma avanzata della patologia, particolarmente aggressiva, fino a poco tempo fa mancava una soluzione terapeutica efficace. Recentemente è stata approvata la commercializzazione anche in Europa di un nuovo anticorpo monoclonale che presenta miglioramenti significativi nel tasso di risposta al trattamento e della durata della risposta nel tempo.

20 SET - Facilmente gestibile nelle sue forme precoci, diventa difficile da trattare in circa il 3% dei casi, quando progredisce nella fase avanzata risultando particolarmente aggressivo. È il carcinoma cutaneo a cellule squamose (Cscc), un tumore della pelle con un notevole impatto sulla qualità della vita dei pazienti che, nella sua forma metastatica, ha una sopravvivenza inferiore ai due anni. Nelle fasi iniziali sono spesso risolutive radio e chemioterapia, mentre per lo stadio avanzato non esisteva fino a poco tempo fa uno standard di cura efficace.
 
“L’immuno-oncologia, cioè quel ramo dell’oncologia che stimola il sistema immunitario a riconoscere e attaccare le cellule tumorali, fornisce oggi nuove prospettive: “Le soluzioni terapeutiche immuno-oncologiche, che agiscono bloccando il percorso di segnalazione della proteina PD-1 (proteina di morte cellulare programmata di tipo uno), consentono al sistema immunitario del paziente di attaccare le cellule tumorali – sottolinea Paolo
Bossi
, Professore di Oncologia Medica, Università di Brescia – Si tratta di una vera e propria svolta in termini terapeutici perché presenta dei miglioramenti significativi nel tasso di risposta al trattamento e della durata della risposta nel tempo”.
 
L’immuno-terapia
Negli ultimi anni le terapie immunologiche hanno dimostrato la loro efficacia soprattutto per quanto riguarda i tumori della pelle poiché, legandosi con le proteine PD-1, possono portare all’attivazione dei linfociti T, consentendo così al sistema immunitario stesso la distruzione della cellula cancerosa, e quindi la loro proliferazione.
 
Gli inibitori di questo tipo di proteine hanno dimostrato inoltre una particolare efficacia nei tipi di tumore ad alto tasso di mutazione: il carcinoma cutaneo a cellule squamose in questo senso ha il più alto tasso di mutazione di qualsiasi altro tipo di tumore.
 
Recentemente è stato autorizzato alla commercializzazione in Europa per il trattamento del Cscc avanzato (localmente avanzato o metastatico) in pazienti adulti non candidabili a chirurgia e radioterapia curative un nuovo farmaco, cemiplimab. Sviluppato da Sanofi e Regeneron, si tratta di un nuovo anticorpo monoclonale anti-PD-1, ovvero che si lega al recettore del checkpoint immunitario PD-1, ne blocca la via di segnalazione e aiuta a ripristinare il corretto funzionamento del sistema immunitario, consentendogli di distruggere le cellule cancerose e bloccare la loro proliferazione.
È il primo e al momento unico trattamento immunoterapico approvato in Europa e dalla Food and Drug Administration negli Stati Uniti per il trattamento specifico del Cscc avanzato.
 
La malattia
In Italia esistono circa 11.000 casi di Cscc in tutte le sue forme, di cui circa 600 nella forma avanzata (280 metastatici e 340 localmente avanzata e quindi non candidabili a chirurgia o radioterapia curative). Il carcinoma cutaneo a cellule squamose avanzato è definito un tumore raro: la sua incidenza infatti è inferiore alla soglia dei 4-6 casi ogni 100.000 persone l’anno. Si tratta di una malattia causata dalla proliferazione maligna di cellule cheratinizzanti dell’epidermide e si presenta inizialmente sotto forma di placche, noduli o lesioni verrucose o anche con un’ulcera sanguinante, indolore, ma che non cicatrizza. Queste lesioni si sviluppano localmente in zone particolarmente esposte alla luce, come cuoio cappelluto, viso, collo, braccia o gambe e la loro degenerazione può portare a lesioni sempre più profonde o sporgenti che possono deturpare chi ne soffre in zone spesso particolarmente visibili.

La natura potenzialmente sfigurante di questo tipo di tumore della pelle può avere un forte impatto sulla qualità di vita dei pazienti e dei loro familiari e caregiver.

Colpisce in particolare gli uomini (che hanno una probabilità tripla di contrarre la malattia rispetto alle donne), gli over65 e in generale le persone con fenotipo chiaro. Tra i fattori di rischio, l’eccessiva esposizione al sole senza adeguata protezione, ma si può manifestare anche su pelle irradiata da precedenti radioterapie oppure in persone con un sistema immunitario compromesso.
 
Michela Perrone

20 settembre 2019
© Riproduzione riservata

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