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C’è voluto il coronavirus per rivoluzionare positivamente la sperimentazione clinica in Italia

di Nello Martini

L’esperienza di ricerca avviata in questa fase di emergenza deve far riflettere e far ripensare all’utilità e alla pertinenza del dibattito degli ultimi 10 anni sugli studi di sotto-popolazioni sempre più ristrette, su end points surrogati e combinati, sul mancato accesso a protocolli e risultati. È incredibile come l’emergenza CoViD-19, in poche settimane, abbia definito metodologie innovative di ricerca e realizzato trasparenza e accesso ai protocolli e ai dati degli studi

03 APR - Nel sito dell’AIFA, aggiornato al 27 Marzo, sono indicate le sperimentazioni cliniche approvate per il trattamento di CoViD-19. Per ciascun studio sono riportate le caratteristiche, il promotore e la data di autorizzazione alla sperimentazione.  Tutti i documenti relativi al protocollo completo, alla espressione del parere del Comitato Etico e altre informazioni sono liberamente accessibili e scaricabili direttamente dal sito web dell’AIFA.
 
Si tratta di:
- 2 studi randomizzati di fase III per valutare, rispetto alla terapia standard, efficacia e tollerabilità di remdesivir in pazienti con infezione moderata (GS-US-540-5773) e grave (GS-US-540-5774) da CoViD-19, studi promossi da Gilead;
 
- 1 studio multicentrico per valutare efficacia e tollerabilità di tocilizumab nel trattamento di pazienti CoViD-19 con polmonite (TOVICID-19), studio promosso dall’Istituto Nazionale Tumori, IRCSS, Fondazione G. Pascale di Napoli;
 
- 1 studio di fase II/III, randomizzato, multicentrico, open-label con gruppi paralleli a 3 bracci per valutare efficacia e tollerabilità di emapalumab endovena e di anakinra, rispetto al trattamento standard, nel ridurre il distress infiammatorio e respiratorio in pazienti con infezione SARS-Cov-2 (Sobi.immuno-101);
 
- 1 studio adattativo di fase II/III randomizzato, contro placebo e in doppio cieco per valutare efficacia e tollerabilità di sarilumab in pazienti ospedalizzati con CoViD-19 (Sarilumab-COVID-19);
 
- 1 studio randomizzato multicentrico e in aperto per valutare l’efficacia della somministrazione precoce di tocilizumab in pazienti affetti da polmonite da CoViD-19, studio promosso dall’Azienda Unitaria Sanitaria Locale – IRCSS di Reggio Emilia (RCT-TCZ-COVID-19).
 
Tali sperimentazioni sono state valutate e approvate sulla base di quanto previsto dall’art. 17 del DL “Cura Italia”.
 
Pertanto, nel giro di poche settimane, 6 sperimentazioni cliniche sono state esaminate e approvate dalla CTS dell’AIFA; i protocolli sono stati esaminati e approvati dal Comitato Etico Unico Nazionale presso lo Spallanzani di Roma e il reclutamento dei pazienti è stato avviato.
Si tratta di una iniziativa e di un risultato che non ha precedenti nella storia della Ricerca Clinica, ponendo quindi le Istituzioni, l’AIFA e i Centri di Ricerca italiani alla frontiera di una nuova metodologia degli studi clinici; esperienza che non trova esempi analoghi nelle altre Agenzie dei paesi europei e della stessa EMA.
 
Per questi e per altri motivi si tratta di un fatto che merita di essere valutato nelle sue implicazioni e nella sua portata, anche e soprattutto per disegnare i fondamentali e le regole degli studi clinici del dopo CoViD-19.
 
Anzitutto è stata dimostrata la possibilità e la capacità di realizzare studi clinici, con una solida base metodologica, in un contesto condiviso di collaborazione e di partnership tra le Istituzioni, l’AIFA, le strutture e i centri di ricerca e le Aziende Farmaceutiche in Italia.
 
Tutto ciò ha trasformato (risultato impensabile in tempi normali) l’uso iniziale e frammentato di alcuni farmaci contro CoViD-19 (con richieste peraltro ingestibili e incontrollabili) in una grande e straordinaria occasione e in uno strumento di ricerca innovativo in grado di garantire il paziente e la sua sicurezza e, al contempo, il rigore scientifico.
 
C’è piena consapevolezza che lungo il percorso si sono verificati, e si stanno verificando, iniziative distorsive (tipiche di una condizione emergenziale), come forniture cinesi di farmaci fuori da ogni protocollo. Tuttavia, è pur vero che l’arruolamento dei pazienti con la relativa randomizzazione si potranno completare in un breve tempo, in modo da raggiungere il numero dei pazienti previsti dal protocollo (sample size) e, in poche settimane, arrivare a stimare l’impatto e l’entità dell’effetto dei farmaci in sperimentazione.
 
Il rigore metodologico di tali studi consente a Istituzioni, ricercatori e aziende di fornire, in modo univoco e trasparente, informazioni e risposte alle domande e richieste pressanti (es. sui criteri di invio e di impiego dei farmaci e sui risultati relativi alla loro efficacia e sicurezza), sulla base di quanto riportato nei rispettivi protocolli, evitando pertanto di alimentare nei mass-media e nei social-media false speranze o inutili polemiche.
 
Le 6 sperimentazioni cliniche approvate da AIFA disegnano un nuovo modello di studio e di ricerca che, opportunamente modulato, servirà per definire le regole e le procedure degli studi clinici e dei Comitati Etici della fase post CoViD-19, sulla base di 3 variabili fondamentali: la rapidità, la semplificazione delle procedure (senza rinunciare al rigore delle valutazioni) e la essenzialità degli obiettivi e end-points, che fanno riferimento alla mortalità e alla durata del trattamento. Nel caso che i risultati delle sperimentazioni risultino positivi, questi possono essere immediatamente trasferiti alla pratica clinica, ottenendo un beneficio per il paziente e per l’intero sistema assistenziale.
 
Le sperimentazioni cliniche in atto e la normativa vigente (Legge 648/96) creano le condizioni e consentono all’AIFA, a conclusione degli studi e a seguito della pubblicazione dei risultati (qualora siano positivi), di autorizzare l’impiego, l’accesso e la rimborsabilità di tali farmaci per CoViD-19 al di fuori degli studi e per tutti i pazienti, anticipando anche le procedure di autorizzazione centralizzata da parte di EMA, che richiederanno tempi più lunghi.
 
L’esperienza di ricerca avviata in questa fase di emergenza deve far riflettere e far ripensare all’utilità e alla pertinenza del dibattito degli ultimi 10 anni, sugli studi di sotto-popolazioni sempre più ristrette, su end points surrogati e combinati, sul mancato accesso a protocolli e risultati. È incredibile come l’emergenza CoViD-19, in poche settimane, abbia definito metodologie innovative di ricerca e realizzato trasparenza e accesso ai protocolli e ai dati degli studi; obiettivi che sembravano impossibili in condizioni di normalità.
 
Nello Martini
Presidente Fondazione ReS

03 aprile 2020
© Riproduzione riservata

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