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Anaao Giovani. Dalla formazione al lavoro: tutte le richieste dei giovani camici bianchi in un'indagine sul campo


Auspicano più contratti di specialistica,  una maggiore integrazione tra formazione e mondo del lavoro, pensano al trasferimento all'estero come a un'opportunità, vogliono essere informati su lavoro, previdenza e sbocchi professionali durante l'iter formativo. Questo l'identikit che emerge dall'indagine condotta da Anaao Giovani su 1500 studenti di medicina, neo laureati, specializzandi e specialisti. L'INDAGINE

13 GIU - Abolizione dei titoli pre-laurea per il concorso di specialità nazionale; formazione specialistica che sia per il 75% universitaria e per il 25% extra-universitaria, ovvero con possibilità di scelta personale di 3 sedi ospedaliere della rete formativa in cui turnare 6 mesi ciascuna, con possibilità di contribuzione previdenziale; frequenza finale di 6 mesi nella sede ospedaliera di preferenza tra le 3 frequentate; abolizione dei dottorati senza borsa. Sono questi i principali risultati dell’indagine, alla quale hanno risposto 1500 tra studenti di medicina, neo laureati, specializzandi e specialisti, promossa da Anaao Giovani con lo scopo di conoscere le percezioni dei giovani professionisti sulla sanità che cambia e raccogliere suggerimenti sugli interventi necessari per migliorare i percorsi formativi e il lavoro dei camici bianchi italiani under 40.

Entrando nel dettaglio, l'indagine inizia analizzando il fenomeno del precariato medico e la sua percezione. Il 98,2% degli intervistati ha giudicato il precariato come una condizione di disagio lavorativo. Il 53.4% degli studenti di medicina e neo-laureati, contro il 50.4% degli specializzandi e neo-specialisti, dichiara poi di conoscerne le dimensioni e le cifre di questo fenomeno, segno di una particolare attenzione al problema già in epoca precoce. Analizzando il dato della provenienza territoriale, si evince come vi sia molta più consapevolezza nelle regioni meridionali (63,2%) rispetto al nord (48,2%); questo divario è giustificabile dal fatto che il precariato è maggiormente presente nel Mezzogiorno anche a causa dei piani di rientro e al blocco del turn-over più spinto rispetto al Settentrione.

Si passa poi ad esaminare le "fughe all'estero" e le migrazioni interregionali. “Essere medico in un paese estero” per il 47% del campione rappresenta una fuga, mentre per il 51% un’opportunità. Se, però, per lo studente di medicina e il neo-laureato, l'esperienza estera assume una dimensione prevalente di "fuga" essendosi dimostrati più sensibile al problema precariato e meno "preparato" psicologicamente ad affrontarlo, per il giovani specializzando e il neo-specialista (da meno di 5 anni) invece l'esperienza estera viene descritta più come una opportunità lavorativa nel contesto di una ricerca di soluzione al precariato. A livello territoriale, le maggiori percentuali di medici con età compresa tra 25 e 39 anni espatriati si sono registrate in Abruzzo (78%), in Campania (74%) e in Sicilia (72%).
L’indagine ha anche esplorato la potenzialità futura del fenomeno migratorio regionale legato a motivi occupazionali dopo la specialità, mostrando, come, in particolare al Sud, ben il 57% degli intervistati ha palesato la probabile necessità futura di cambiare regione per motivi occupazionali.

La maggior parte dei partecipanti alla Survey (88,5%) si è anche detta convinta che sia necessario integrare corsi riguardanti contratti di lavoro e previdenza nel core curriculum universitario. Dei partecipanti al questionario che hanno risposto affermativamente a questa domanda, il 45,8% sostiene che il momento giusto per questo tipo di formazione sia durante la specializzazione, mentre il 33,8% è convinto che possa andare bene in qualsiasi momento della formazione medica prelavorativa, ovvero anche durante il corso di laurea.
Anche a una domanda successiva “Pensi sia utile ricevere informazioni sugli sbocchi professionali futuri durante l’intero percorso formativo?” oltre il 90% degli intervistati ha risposto in maniera affermativa, confermando la volontà di integrazione di informazioni del mondo del lavoro durante il proprio iter di studi. Questo risultato rimarca l’importanza di conoscere, con adeguato anticipo e prima della scelta definitiva del proprio percorso post-laurea, le specializzazioni più “carenti” di specialisti. "In questo quadro - si legge nel documento - lascia perplessi la proposta del Ministro dell’Istruzione Giannini di passare dall’attuale sistema di accesso a numero programmato al corso di laurea in Medicina e Chirurgia a una selezione 'sul campo', da svolgere durante il primo anno di studi, basata sul modello attualmente in vigore in Francia; tale progetto è alquanto sconcertante, in quanto l’Italia, oggi più di ieri, ha bisogno di numeri certi sui quali effettuare una programmazione 'chirurgica' della quantità di medici da formare per il futuro impiego nel Ssn: l’utilizzo del 'modello francese' aggraverebbe l’approssimazione del numero di futuri professionisti, portando di fatto a un contingente di sanitari incongruo alle reali necessità del Paese".

Quanto ai contratti di formazione, alla domanda “conosci il significato di contratto di formazione-lavoro?”, è emerso come la maggior parte dei partecipanti non conosca (11,25%) o non abbia ben chiara l’espressione (57,35%). In particolare, oltre il 67% dei neo laureati in medicina non hanno le idee chiare su cosa sia questo genere di contratto.
Alla domanda “Secondo te, è opportuno che alla formazione specialistica universitaria si affianchi un contratto di formazione-lavoro in strutture non universitarie?” la stragrande maggioranza dei partecipanti ha risposto di volere un connubio Università – Ospedale (85,3%), ma oltre i 2/3 degli intervistati sostiene che questa collaborazione non sia ancora realizzabile, nonostante la “rete formativa” già oggi dia questa opportunità alle Scuole di Specializzazione. Analizzando il dato per localizzazione geografica, si scopre che solamente il 9,6% dei partecipanti meridionali ha risposto che il connubio Università-Ospedale già avviene, contro il doppio (18,7%) dei colleghi settentrionali.
 
Si passa poi alla programmazione sanitaria, in questo caso oltre il 70% degli intervistati è convinto che dovrebbero aumentare i contratti di formazione specialistica. "Alla luce di questi risultati - si legge nell'indagine - sarebbe
opportuna una programmazione meticolosa ed efficace, sulla base del reale fabbisogno nazionale, eventualmente con l’istituzione di un registro unico dei laureati e degli specializzati, come richiesto più volte dall’Anaao Giovani alle Istituzioni".

Quanto al nuovo concorso nazionale per l'accesso alle scuole di specializzazione atteso da due anni come il "baluardo della limpidezza", il 18% degli intervistati pensa che questo non sia vero e quasi la metà degli stessi non sa se il nuovo sistema sarà più meritocratico oppure è scettico sull’argomento. A livello regionale, il 45,9% degli intervistati del Sud è convinto dell’avvento della meritocrazia, contro solo il 28,6% dei colleghi settentrionali. Alla domanda successiva sull'abolizione dei titoli pre-laurea per la valutazione del merito nel concorso nazionale per le scuole di specialità, si capisce ancora una volta come il nuovo concorso nazionale non metta tutti d’accordo: la valutazione dei titoli è infatti sempre stata oggetto di disputa nelle sedi istituzionali. Nel nostro questionario, lo scarto tra le due opinioni è ridotto: il 55,1% è d’accordo con
l’abolizione, mentre il 44,8% non lo è.

Infine, oltre il 99% dei partecipanti allo studio sostiene che la qualità della formazione pre e post-laurea sia diversa in base alla sede scelta. Di essi, il 76% pensa che ci sia molta differenza tra Atenei, contro il 24% che è convinto che la discrepanza sia di poco conto. Interessante invece, l’analisi del dato per territorialità: infatti si può notare come, da Nord a Sud, l’opinione tenda a cambiare radicalmente riguardo “la quantità” della differenza tra atenei; in sintesi, i partecipanti del mezzogiorno non credono che la differenza con gli atenei del Nord sia così marcata come fortemente sostenuto dai loro colleghi del settentrione.
Riguardo poi il corso di formazione specifica in medicina generale, il 55,3% degli intervistati non lo considera alla stessa stregua di una specializzazione, anche se solo il 21,7% sostiene in modo categorico che non dovrebbe essere considerato come tale.
 
"Anaao Giovani ritiene che esista un trinomio programmazione-formazione-mondo del lavoro: percezione e sensibilità verso queste tematiche – ha sostenuto il Responsabile Nazionale Anaao Giovani, Domenico Montemurro - devono spingere a politiche sanitarie lungimiranti e coraggiose, avulse da urgenze economiche che sacrificano ideali, sogni e aspettative dei giovani colleghi che questa survey ha saputo raccogliere e mettere in luce. Per questo i risultati dell’indagine sono stati trasmessi ai Ministri del Miur e della Salute. Attendiamo le loro risposte". 

13 giugno 2014
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