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Annuario Istat 2017. Gli italiani si sentono in maggioranza in buona salute (ma più gli uomini che le donne). Quasi il 40% è però affetto da una malattia cronica. Due morti su tre per colpa di malattie cardiovascolari e tumori


Pubblicato oggi il volume dell’Istat che raccoglie tutte le principali statistiche del Paese. Si dice in buona salute il 70,1% della popolazione (73,9 gli uomini e 66,4 le donne). Si confermano poi le tendenze degli ultimi anni: meno ricoveri per acuti e più in lungodegenza, calano i medici di base, crescita costante delle cronicità, meno aborti, fumatori stabili. I due big killer restano cuore e cancro che da soli sono la causa del 66% delle morti. IL CAPITOLO SANITÀ E SALUTE.

28 DIC - Uomini e donne non avvertono lo stesso stato di salute, un dato noto da tempo e che oggi il nuovo Annuario Istat 2017 conferma: alla domanda “come va in generale la sua salute?” se il 73,9% degli uomini risponde bene o molto bene è infatti solo il 66,4% delle donne a rispondere allo stesso modo (media uomini e donne 70,1%).
 
Una differenza di percezione del proprio stato di salute che emerge a parità di età, già a partire dai 45 anni: nella fascia di età 45-54 anni il 73,7 per cento degli uomini si considera in buona salute contro il 69,1 per cento delle coetanee; le differenze maggiori si hanno tra i 60-64 anni (58,3 per cento contro il 49,7 per cento) e i 75 anni e oltre (28,7 per cento contro il 20,9 per cento).
 
A livello territoriale la quota di persone che si dichiara in buona salute è più elevata nel Nord-est (72,2 per cento), mentre meno al Centro e nelle Isole (68,7 per cento) e al Sud (69,1 per cento).
 
Tra le regioni italiane le situazioni migliori rispetto alla media nazionale si rilevano soprattutto a Bolzano (84,5 per cento), a Trento (78,5 per cento) ed Emilia-Romagna (73,5 per cento), mentre quella peggiore si ha in Calabria (62,1 per cento) e in Sardegna (63,0 per cento).
 
Malattie croniche sempre in crescita. Il 39,1 per cento dei residenti in Italia ha dichiarato poi di essere affetto da almeno una delle principali patologie croniche rilevate (scelte tra una lista di 15 malattie o condizioni croniche), un dato in lieve aumento rispetto al 2015 (+0,8 punti percentuali).
 
Le patologie cronico-degenerative sono più frequenti nelle fasce di età più adulte: già nella classe 55-59 anni ne soffre il 53,0 per cento e tra le persone ultra settantacinquenni la quota raggiunge l’85,3 per cento.
 
Come per le condizioni generali di salute, lo svantaggio del sesso femminile emerge anche dall’analisi dei dati relativi alla quota di popolazione che soffre di almeno una malattia cronica. Sono, infatti, le donne ad esserne più frequentemente colpite, in particolare dopo i 55 anni.
 
Il 20,7 per cento della popolazione ha dichiarato di essere affetto da due o più patologie croniche, con differenze di genere molto marcate a partire dai 55 anni.
 
Tra gli ultra settantacinquenni la comorbilità si attesta al 66,7 per cento (58,4 per cento tra gli uomini e 72,1 per cento tra le donne). Rispetto al 2015 aumenta la quota di chi dichiara due o più patologie croniche, soprattutto nella fasce di età 45-54 anni (+2,6 punti percentuali).
 
Nel 2016 le persone che, pur dichiarando di essere affette da almeno una patologia cronica, si percepiscono in buona salute sono pari al 42,3 per cento.
 
Le malattie o condizioni croniche più diffuse sono: l’ipertensione (17,4 per cento), l’artrosi/artrite (15,9 per cento), le malattie allergiche (10,7 per cento), l’osteoporosi (7,6 per cento), la bronchite cronica e l’asma bronchiale (5,8 per cento), il diabete (5,3 per cento). Ad eccezione delle malattie allergiche, tutte le altre malattie croniche riferite aumentano con l’età e con nette differenze di genere, in linea di massima a svantaggio delle donne. Per la bronchite cronica e le malattie del cuore si rovescia lo svantaggio femminile nelle età più anziane. In particolare gli uomini di 75 anni e più sono più colpiti da malattie del cuore (21,0 per cento) rispetto alle loro coetanee (13,7 per cento) e da bronchite cronica (19,6 per cento contro 15,1 per cento).
 
Personale sanitario del Ssn
I dati relativi al personale delle strutture sanitarie del Ssn (fermi però al 2013) mostrano che il 76,5 per cento presta servizio presso le strutture pubbliche, il 10,0 per cento nelle strutture equiparate alle pubbliche ed il 13,5 per cento nelle strutture private accreditate con il Ssn.
Nelle strutture del Ssn sono presenti circa 2,1 medici ogni mille abitanti, mentre tale valore arriva a 4,5 per mille per il personale con il ruolo di infermiere.
 
La disponibilità più elevata di medici del Ssn si riscontra nel Centro Italia sia rispetto al numero di abitanti che ai posti letto (2,3 medici per mille abitanti e 72,6 medici ogni cento posti letto). I valori più bassi del rapporto tra personale medico e popolazione si hanno nel Sud (1,7 medici per mille abitanti).
Per quanto riguarda gli infermieri, nel Mezzogiorno l’offerta è più bassa: 3,7 infermieri per mille abitanti al Sud rispetto a 4,9 al Nord e 128 infermieri ogni cento posti letto nelle Isole rispetto a 152 al Centro.
 
Negli ultimi anni l’ammontare del personale nelle strutture di ricovero è aumentato complessivamente del 2,6 per cento. La categoria professionale che è aumentata di più è quella medica: aumenta il rapporto tra tutte le categorie di personale e il numero di posti letto, e questo avviene soprattutto
per l’effetto del decremento di questi ultimi.
 
L’analisi dell’offerta a livello regionale di personale medico presenta i valori più bassi in Calabria (1,6 ogni mille abitanti) a seguire la Campania, la Puglia e Veneto (1,7).
Le regioni che presentano valori più elevati nella disponibilità di personale medico per mille abitanti sono la Valle d’Aosta (2,8) e la Sardegna (2,5).
 
La composizione territoriale è leggermente diversa se si analizzano i dati relativi alla concentrazione di personale medico per cento posti letto ordinari per cui troviamo i valori più bassi nel Nord est (54,4 medici ogni cento posti letto) e i valori più alti in Toscana (75,7) e in Sardegna (75,5).
 
L’assistenza territoriale
I medici di medicina generale nel 2015 sono circa 45 mila. L’offerta è stabile rispetto all’anno precedente, con un valore di 7,4 medici ogni 10 mila abitanti nel 2015 e 2014. A livello territoriale la variabilità regionale passa da 6,7 medici ogni 10 mila abitanti nel Nord-ovest a 8,0 nelle Isole.
 
Per quanto riguarda l’offerta di medici pediatri, sul territorio nazionale nel 2015 operano circa 7.700 medici pediatri: circa 9 ogni 10 mila bambini fino a 14 anni con valori più bassi nel Nord-ovest (8,3 pediatri) e più alti nelle Isole (10,6).
 
Nel triennio 2013-2015 risulta leggermente in calo il numero di medici di base (-1,2 per cento) e pressoché stabile il numero di pediatri (-0,5 per cento).
I servizi di guardia medica sono 4,8 ogni 100 mila abitanti nel 2013, valore stabile nel triennio 2011-2013. In leggero calo il numero di medici di guardia medica nel corso dei tre anni di osservazione, nel 2013 sono 19,1 ogni 100 mila abitanti.
Gli ambulatori e i laboratori pubblici e privati convenzionati sono circa 15 ogni 100 mila abitanti nel 2013. Nel quinquennio 2009-2013 la dotazione dei servizi in valore assoluto ha subito una riduzione del 4,6 per cento.
 
 
Altri dati generali in sintesi.
Si assiste a un potenziamento del numero di posti letto nelle strutture di assistenza residenziale (4,4 per cento in più dal 2013 al 2015), mentre sono in calo i posti letto ospedalieri, soprattutto quelli in regime per acuti.
Permangono le differenze della rete d’offerta ospedaliera tra le regioni: i posti letto ordinari per mille abitanti restano superiori al Nord rispetto al Mezzogiorno.
 
Negli ultimi cinque anni le dimissioni ospedaliere per acuti sono continuate a diminuire, nonostante l’invecchiamento della popolazione.
 
Tuttavia la riduzione dei ricoveri procede a ritmi decrescenti (-4,3 per cento tra 2012 e 2013 e circa -3 per cento negli anni successivi) ad indicare una progressiva stabilizzazione del fenomeno.
 
Il fenomeno dell’abortività volontaria continua a diminuire: il tasso di ricorso all’interruzione volontaria di gravidanza nel 2015 si mantiene tra i più bassi d’Europa e pari a 6,4 casi ogni mille donne di età compresa tra i 15 e i 49 anni.
 
Nel 2014 in Italia sono morte 598.670 persone, il 66,0 per cento per malattie del sistema circolatorio e per tumori. Tra 15 e 29 anni, avviene per cause di natura violenta il 58 per cento dei decessi maschili contro il 37 per cento di quelli femminili.
 
La mortalità infantile è in ulteriore calo e pari a 3,1 per mille nati vivi, con i livelli più elevati in Calabria, Sicilia, Lazio e Puglia. Nel 2014 si sono suicidate 4.147 persone, uomini in più di tre casi su quattro. Negli ultimi due anni la tendenza è ancora in calo e il valore dei tassi è tornato ai livelli del 2009-2010.
 
Le abitudini alimentari degli italiani si mantengono legate al modello tradizionale: il pranzo costituisce nella gran parte dei casi il pasto principale (due terzi della popolazione di 3 anni e più) e l’81,7 per cento della popolazione di 3 anni e più fa una colazione che può essere definita “adeguata”.
 
Stabile rispetto al 2015 la quota della popolazione di 14 anni e più che dichiara di fumare (19,8 per cento). 

28 dicembre 2017
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