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Nascite. Rapporto Cedap: 9 mamme su 10 scelgono l'ospedale pubblico per il parto


Il 12,1% dei parti avviene invece nelle case di cura. Il 66,7% dei parti si svolge in strutture dove si registrano almeno 1.000 parti annui, il 7,92% dove ce ne sono meno di 500. Nel 2009 il 18% dei parti è relativo a madri straniere. Ecco l'VIII Rapporto Cedap del ministero della Salute sull'anno 2009.

15 MAG - Prosegue e migliora la raccolta dati sull’evento nascita in Italia, che con l’VIII Rapporto Cedap riferito agli anni 2009 copre un totale di 549 punti nascita, con il 49% di schede in più rispetto al 2002, un numero di parti pari al 98,2% di quelli rilevati con la Scheda di Dimissione Ospedaliera (SDO) ed un numero di nati vivi pari al 98% di quelli registrati presso le anagrafi comunali nello stesso anno.

Le donne preferiscono gli ospedali pubblici
Confermata, nell’VIII edizione del Rapporto Cedap, la preferenza per l’ospedale pubblico, dove avviene l’87,7% delle nascite contro il 12,1% delle mamme che scelgono le case di cura e il 0,2% che si rivolge altrove (lo 0,1% partorisce a domicilio). Naturalmente nelle Regioni in cui è rilevante la presenza di strutture private accreditate rispetto alle pubbliche, le percentuali sono sostanzialmente diverse. In Campania, ad esempio, solo il 55,5% delle donne partorisce in strutture pubbliche, un restante 44,4% in strutture private accreditate e non.
Il 66,7% dei parti si svolge in strutture dove avvengono almeno 1.000 parti annui. Tali strutture, in numero di 204, rappresentano il 37,2% dei punti nascita totali. Il 7,92% dei parti ha luogo invece in strutture che accolgono meno di 500 parti annui.

Aumentano i parti tra le straniere
Aumenta nel 2009 il numero delle madri di cittadinanza straniera. Se nell’VII Rapporto Cedap l’incidenza era del 16,9%, nell’ultima rilevazione il tasso è del 18,0%. Un fenomeno è più diffuso al centro nord dove oltre il 20% dei parti avviene da madri non italiane; in particolare, in Emilia Romagna, quasi il 28% delle nascite è riferito a madri straniere. Le aree geografiche di provenienza più rappresentative, sono quella dell’Africa (27,8%) e dell’Unione Europea (24,7%). Le madri di origine Asiatica e Sud Americana sono rispettivamente il 18,2% e l’8,8% di quelle non italiane.

L’identikit delle mamme
Cresce anche l’età media delle donne che partoriscono, pari a 32,5 anni per le italiane, più bassa (ma comunque in crescita rispetto agli anni passati) l’età media delle donne straniere, pari a 29,1 anni. I valori mediani sono invece di 32,3 anni per le italiane e 28,3 anni per le straniere.
L’età media al primo figlio è per le donne italiane quasi in tutte le Regioni superiore a 31 anni con variazioni sensibili tra le regioni del nord e quelle del sud (più in là con gli anni le neomamme di Lombardia e Liguria, più giovani quelle di Puglia, Calabria e Sicilia). Le donne straniere partoriscono il primo figlio in media a 27,5 anni.
Delle donne che hanno partorito nell’anno 2009 il 45,0% ha una scolarità medio alta, il 33,7% medio bassa ed il 21,3% ha conseguito la laurea. Fra le straniere prevale invece una scolarità medio bassa (52,0%).
L’analisi della condizione professionale evidenzia che il 59,8% delle madri ha un’occupazione lavorativa, il 31,2% sono casalinghe e il 7,3% sono disoccupate o in cerca di prima occupazione. La condizione professionale delle straniere che hanno partorito nel 2009 è per il 55,7% quella di casalinga a fronte del 65,8% delle donne italiane che hanno invece un’occupazione lavorativa.

Papà in sala parto
Nel 92,27% dei casi la donna ha accanto a sé al momento del parto (sono esclusi i cesarei) il padre del bambino, nel 6,37% un familiare e nell’1,16% un’altra persona di fiducia. La presenza di una persona di fiducia piuttosto che di un’altra risulta essere influenzata dall’area geografica.

Troppi cesarei
Si conferma il ricorso eccessivo all’espletamento del parto per via chirurgica. In media, il 38,0% dei parti avviene con taglio cesareo, con notevoli differenze regionali che comunque evidenziano che in Italia vi è un ricorso eccessivo all’espletamento del parto per via chirurgica. Rispetto al luogo del parto si registra un’elevata propensione all’uso del taglio cesareo nelle case di cura accreditate in cui si registra tale procedura in circa il 58,3% dei parti contro il 35,0% negli ospedali pubblici. Il parto cesareo è più frequente nelle donne con cittadinanza italiana rispetto alle donne straniere, nel 28,6% dei parti di madri straniere si ricorre al taglio cesareo mentre si registra una percentuale del 40,1% nei parti di madri italiane.

Visite ed esami in gravidanza
Nell’84,2% delle gravidanze il numero di visite ostetriche effettuate è superiore a 4 mentre nel 73,2% delle gravidanze si effettuano più di 3 ecografie. La percentuale di donne italiane che effettuano la prima visita oltre la 12° settimana è pari al 2,9% mentre tale percentuale sale al 15,0% per le donne straniere. Le donne con scolarità bassa effettuano la prima visita più tardivamente rispetto alle donne con scolarità medio-alta: si sottopongono alla prima visita oltre la 12° settimana il 12,3% delle donne con scolarità bassa, mentre per le donne con scolarità alta la percentuale è del 3,1%. Per le donne più giovani si registra una frequenza più alta di casi in cui la prima visita avviene tardivamente (12,9% nelle madri con meno di 20 anni). In media, inoltre, sono state effettuate 14,2 amniocentesi ogni 100 parti. A livello nazionale alle madri con più di 40 anni il prelievo del liquido amniotico è stato effettuato in quasi la metà dei casi (40,69%).
Nasce con la Pma 1,23 bambini ogni 100 gravidanze
Per circa 6.786 parti si è fatto ricorso ad una tecnica di procreazione medicalmente assistita (PMA), in media 1,23 ogni 100 gravidanze. La tecnica più utilizzata è stata la fecondazione in vitro con successivo trasferimento di embrioni nell’utero (FIVET), seguita dal metodo di fecondazione in vitro tramite iniezione di spermatozoo in citoplasma (ICSI).

La salute dei bambini alla nascita
L’1% dei nati ha un peso inferiore a 1.500 grammi ed il 6,1% tra 1.500 e 2.500 grammi. Nei test di valutazione della vitalità del neonato tramite indice di Apgar, il 99,2% dei nati ha riportato un punteggio a 5 minuti dalla nascita compreso tra 7 e 10 e solo lo 0,8% dei neonati è risultato gravemente o moderatamente depresso.
Sono stati rilevati 1.578 nati morti corrispondenti ad un tasso di natimortalità, pari a 2,83 nati morti ogni 1.000 nati, e 5.529 nati con malformazioni. L’indicazione della causa è presente rispettivamente solo nel 19,4% dei casi di natimortalità e nel 51,2% di nati con malformazioni.
 

15 maggio 2012
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