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Covid. Pediatri: “Il nostro lavoro è sommerso per il 90% dalla pandemia”

Dopo due anni di emergenza i pediatri di libera scelta fanno sapere di non riuscire più a rispondere a tutte le richieste e ai dubbi dei cittadini sul fronte Covid. Anche perché la situazione blocca quelle attività che sono il fondamento della professione: diagnosi, cura e prevenzione. “Abbiamo chiesto alla Regione gli incentivi previsti per assumere gli infermieri a darci una mano con le attività Covid, ma non li abbiamo mai ricevuti. E’ tutto sulle nostre spalle”

di Endrius Salvalaggio
07 FEB - La pressione sui medici delle attività legate al Covid-19 si fa sentire anche sul fronte dei pediatri di libera scelta. “Il nostro lavoro è sommerso per il 90% da attività Covid – afferma Franco Pisetta, segretario regionale della Fimp Veneto – e dopo due anni di emergenza siamo ora al massimo coinvolgimento. Iniziamo al mattino presto e finiamo alla sera tardi, mentre al sabato e alla domenica molti di noi sono negli Hub per i vaccini anti Covid. Ma ciò che più dispiace è che non riusciamo più a fare prevenzione sui bambini, i bilanci di salute e altre attività legate alla prevenzione e alla educazione sanitaria per le famiglie, specialmente se si tratta di neo genitori. Sono tutte attività per cui abbiamo dato tutta la nostra vita fra studio e lavoro e che ora diventano sempre più impossibile da svolgere”.  

Le attività Covid a cui fa riferimento il segretario dei pediatri sono diverse e se messe una in fila dietro l’altra tolgono spazio e lavoro a quelle che sono le attività principali del pediatra. Secondo il segretario dei pediatri, tutte queste attività come le decine e decine di telefonate quotidiane per la gestione dei bambini positivi e dei contatti, per spiegare procedure in costante cambiamento, per le ricette, le impegnative, i certificati e  poi i tamponi e magari i vaccini.

“Da ottobre a dicembre vi è stata una epidemia di bronchioliti nei lattanti - considera Pisetta – con numerosi ricoveri, anche se la maggioranza è potuta rimanere sotto controllo a casa. Da novembre in poi abbiamo avuti i vaccini antinfluenzali e poi, con l’arrivo dell’inverno, Omicron ha dilagato. Da qui siamo ripartiti un’altra volta con tutte le attività Covid a speron battuto. Rispondiamo a più di 100 telefonate al giorno (della inevitabile durata di 5/10 minuti ciascuna). Nella prima ondata sembrava che i bambini fossero risparmiati dal SARS-CoV-2, ma poi abbiamo dovuto ricrederci. I bambini si infettano, alcuni anche con sintomatologia febbrile di rilievo almeno nella fase iniziale e un numero decisamente superiore rispetto alle prime ondate deve anche essere ricoverato. E poi la gestione dei casi e dei contatti scolastici è una criticità per tutti, ma per le famiglie in particolare per le quali siamo il primo riferimento e alle quali cerchiamo di fornire risposte e soluzioni”.

“Abbiamo chiesto alla Regione Veneto degli incentivi previsti da finanziamenti nazionali – spiega il segretario regionale della Fimp Veneto – per assumere degli infermieri in grado di darci una mano con le attività Covid, come i tamponi, gli adempimenti burocratici, i vaccini e molto altro ancora, ma non li abbiamo mai ricevuti e per cui è tutto sulle spalle del pediatra”.  

Negli ultimi giorni i nuovi interventi governativi hanno portato alla semplificazione di alcune procedure, in particolare per il controllo dei contatti scolastici e le quarantene collegate. “Potrà essere solo la vaccinazione di massa, di tutta la popolazione, compresi tutti i bambini che, salvaguardando tutti i vaccinati dalle conseguenze gravi dell’infezione, potrà finalmente trasformare una grave pandemia in una infezione endemica, magari con vaccinazione annuale, e l’eventuale infezione individuale decorrere in maniera asintomatica o con una lieve sintomatologia con scarse necessità di ricovero”, conclude Pisetta.

Endrius Salvalaggio

07 febbraio 2022
© Riproduzione riservata

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