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Piccola storia della disimpegnativa

di Enzo Bozza
29 APR - Gentile Direttore,
diceva William Osler che la Medicina è in quel punto in cui la terraferma della Scienza, incontra l’Oceano dell’Umanità. Una specie di battigia, dico io, dove si trovano tanti rifiuti provenienti dall’Oceano. Di eterna e stupida plastica. Ne sono estremamente sicuro quando vedo la mia giovane paziente gestante, entrare nel mio ambulatorio con un fogliettino di carta, malamente vergato a penna Bic punta media Crystal, inchiostro blu, fogliettino che porta l’intestazione del reparto di Ostetricia e Ginecologia della mia USL, con firma illeggibile ma presumo di un ginecologo, che scrive, si fa per dire, gli esami richiesti per il trimestre di gravidanza. Conosco ginecologi più evoluti che si sono convertiti al prestampato su cui biffare gli esami richiesti con una ics. Potenza della tecnologia.

Vorrei porre una domanda a Sir William Osler e ai miei amici ginecologi: ma se ritenete di dover approfondire l’andamento di una gravidanza, perché gli esami devo scriverli e firmarli io? Forse perché è l’unico sistema per renderli istituzionali e averli in esenzione? Oppure, vado a braccio, c’è stata una devastante epidemia di peste suina quando spiegavano la scrittura tra i futuri ginecologi? Oppure l’azienda ha deciso che ci vogliono due medici per scrivere una impegnativa? Perché l’azienda sanitaria possa dire: ho visto cose che voi umani...

Certo è che nella metafisica aziendale, un medico ospedaliero, quando lavora in privato intramoenia, smette il suo ruolo di medico pubblico e non può più usare il ricettario regionale. È la nemesi del servizio pubblico per aver abbandonato la patria? Tu tradisci la causa e io ti tolgo penna e calamaio e faccio fare al medico di base a cui sono talmente affezionato da fargli compilare le impegnative dei medici specialisti di mezza provincia. Così farà pure qualcosa nella sua vita, oltre che pettinare le bambole e smaltare le unghie agli ippopotami. Allora, da medico di base, potrebbe gentilmente spiegarmi la mia azienda, perché mi manda la simpatica letterina un po’ putiniana con la quale mi chiede perché sto prescrivendo troppi esami e troppi farmaci, ben sapendo chi è il mandante? E già che ci siamo, potrebbe spiegarmi, il signor magistrato, perché mi ritiene responsabile di esami che non mi sono mai sognato di chiedere e tanti farmaci che ho dovuto scrivere solo sotto dettatura?

A Sir William Osler chiederò, durante la mia prossima destinazione: tra la Scienza e l’Oceano dell’Umanità, chi ha inserito quella terra di nessuno che si chiama burocrazia? Il cappellaio matto, oppure il solito invidioso che non appartenendo né alla Scienza, né all’Umanità, ha deciso di distruggere entrambi?

A causa di questo malefico e virale invidioso, mi ritrovo ogni giorno a compilare impegnative e ricette per nome e per conto di: ginecologi, neurologi, psichiatri, ortopedici, cardiologi, pneumologi, dermatologi, e siccome difficilmente la fantasia supera la realtà, devo trascrivere anche gli esami suggeriti e richiesti dalla portinaia al condomino del secondo piano. Se esistesse un premio Bancarella per la scrittura burocratica, noi medici di base, avremmo sempre vinto. In tutte le edizioni. Per questo non ci vogliono riconoscere una scuola di specializzazione: può esistere un corso universitario specialistico di ortografia e bella scrittura?

Enzo Bozza
Medico di base per i comuni di Vodo e Borca di Cadore (BL)

29 aprile 2024
© Riproduzione riservata

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