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Aggressioni operatori sanitari. In Veneto nascono gli istruttori “anti-violenza”

La Fondazione Scuola di Sanità Pubblica e la U.O.C. Rischio Clinico di Azienda Zero hanno avviato la progettazione di un percorso che porterà, entro il 2022, alla formazione di un pool di circa 90 istruttori che, a loro volta, saranno docenti nei corsi che saranno organizzati capillarmente. Dalla Regione in arrivo anche un documento di indirizzo alle Aziende Sanitarie sullle strategie e programmi specificatamente dedicati alla riduzione del rischio.


10 MAR - “Il rischio di aggressione o di atti di violenza contro gli operatori sanitari non è un pericolo remoto, lo abbiamo visto soprattutto nel periodo pandemico. La sicurezza nel luogo di lavoro è un diritto di ogni dipendente” ma i numeri sulle aggressioni ai professionisti della sanità sono “impressionanti e ci devono far riflettere su come è diventato indispensabile creare un percorso di ‘messa in sicurezza’ del nostro capitale umano”. Lo afferma, in una nota, Manuela Lanzarin, assessore alla Sanità e Politiche Sociali della Regione Veneto, presentendo le nuove iniziative che la Regione Veneto ha voluto mettere in campo per contrastare il fenomeno.

“Una delle strategie più efficaci - evidenzia la nota regionale - è sicuramente diffonderne la consapevolezza tra gli operatori sanitari e avviare con loro e per loro una formazione che dia strumenti utili alla prevenzione e alla gestione degli episodi di violenza, soprattutto nei contesti di emergenza”. A tal fine, la Regione fa sapere che la Fondazione Scuola di Sanità Pubblica e la U.O.C. Rischio Clinico di Azienda Zero hanno avviato la progettazione di un percorso che, partendo dalle Linee di Indirizzo diffuse dalla Regione Veneto, porterà entro il 2022 alla formazione di un pool di circa 90 istruttori, provenienti da tutte le Aziende Sanitarie del Veneto. Questi istruttori saranno poi chiamati ad essere docenti nei corsi che saranno organizzati capillarmente all’interno delle singole realtà per diffondere la conoscenza del fenomeno e le strategie utili per affrontarlo.

“Si tratta di una iniziativa meritoria, che vede impegnate due nostre realtà come la Fondazione Scuola di Sanità Pubblica e Azienda Zero nella formazione di una vera e propria task force che andrà a sostegno dei nostri operatori, favorendo momenti formativi – sottolinea l’assessore Lanzarin – La formazione del personale resta per noi una delle best practice che intendiamo sostenere e implementare, rendendola sempre più variegata e legata alle esigenze ed emergenze del momento storico in cui viviamo”.

La Regione Veneto, inoltre, al fine di contribuire ad aumentare la sicurezza per gli operatori delle strutture sanitarie, ha predisposto un documento di indirizzo relativo alle “Aggressioni ed atti di violenza a danno degli Operatori sanitari. Prevenzione e gestione degli eventi. Linee di indirizzo per gli operatori del servizio sanitario della Regione del Veneto”. L’obiettivo generale del documento è “favorire la crescita di un percorso di prevenzione nei confronti degli atti di violenza contro gli operatori sanitari, stimolando e indirizzando le Aziende Sanitarie ad elaborare strategie e programmi omogenei specificatamente dedicati alla riduzione del rischio di violenza a danno degli operatori ed aumentando la consapevolezza sull’argomento degli stessi. La prevenzione degli atti di violenza contro gli operatori sanitari richiede, infatti, che l’organizzazione sanitaria definisca il proprio orientamento rispetto alla violenza sul lavoro, identifichi le aree ed i fattori di rischio per la sicurezza del personale e ponga in essere strategie di prevenzione mirate”, spiega la nota.

La nota regionale rilancia, quindi, i dati di uno studio effettuato da Nursind, nel 2017, mediante un sondaggio al quale hanno aderito oltre 5.000 operatori sanitari si evidenzia come la violenza si manifesti con aggressione verbale (48,1%), verbale e fisica (45,5%) o fisica (6,4%) e sia stata intrapresa da pazienti (40,1%), parenti (34,3%), entrambi (17%) o altri utenti casuali (8,6%). “Considerando - si commenta nella nota - il genere c’è una leggera tendenza ad aggredire personale femminile, tenuto conto, però, che il personale del SSN nel 2015 era composto per il 66% di femmine e il 34% di maschi, si può ragionevolmente sostenere che, nell’indagine compiuta, l’aggressore non facesse distinzioni di genere. In un’indagine del 2018, su di un campione di 1.280 medici, il 65% degli intervistatati ha dichiarato di essere stato vittima di aggressioni; di questi il 66,2% ha riferito aggressioni verbali mentre il 33,8% aggressioni fisiche”.

“Questi dati - per Lanzarin - ci devono far riflettere. L’aggressione verbale viene spesso sottovalutata e si tende a non considerarla, invece rappresenta una vera e propria minaccia che mina la serenità dell’ambiente di lavoro e rischia di ripercuotersi anche sul benessere del paziente”.

10 marzo 2022
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