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In Veneto circa 10mila sanitari in meno negli ultimi due anni. Tra questi anche 4.500 no vax sospesi che ora Zaia propone di reintegrare ma è polemica

Sono quasi 10.000 i sanitari che negli ultimi anni, per un motivo o per un altro, mancano dagli ospedali veneti. Zaia propone di “reintegrare i sospesi no vax, che sono circa 4.500, fra medici, infermieri e operatori sanitari”, ma Anna Maria Bigon (Pd) parla di una proposta irresponsabile, sostenendo che se Zaia avesse avuto un minimo di riconoscimento nei confronti del personale, il Ssr non avrebbe perso 4.195 unità negli ultimi tre anni per dimissioni volontarie. Leoni (Cimo): ”Politici e amministratori ammettano le proprie colpe”. DATI DIMISSIONI

di Endrius Salvalaggio
13 LUG - Contagi da Covid 19 che crescono di giorno in giorno, anche fra il personale sanitario. Oltre 200 mila prestazioni sanitarie da recuperare fra visite, esami e interventi programmati, personale sanitario in ferie almeno per i canonici 15 giorni l’anno, una carenza di medici più che nota, dimissioni volontarie del personale sanitario che senza sosta passa dal pubblico al privato ed ulteriore personale sospeso perché no vax. In questo quadro del tutto inquieto il presidente della Regione Veneto Luca Zaia avanza una proposta: “Bisogna reintegrare i sospesi no vax che sono circa 4.500, fra medici, infermieri e operatori sanitari”. Lo ha fatto in una intervista a Il Gazzettino, precisando che la sua proposta non entra in merito alla questione pro e contro vaccini, ma di cosa si possa fare ora per ora per scongiurare un pericolo di rischio collasso negli ospedali. 

L’idea però non piace a tutti. Per Anna Maria Bigon, del gruppo PD Veneto, “la proposta di Zaia come via di uscita per colmare le carenze di personale sanitario, per recuperare sulle liste d'attesa, ecc è una scorciatoia irresponsabile. L'ipotesi, espressa peraltro proprio nel pieno di una nuova ondata di contagi, è allarmante. Con una mossa del genere si immetterebbe nel sistema un esercito di persone prive delle indispensabili protezioni, a danno dell'utenza, soprattutto di quella più anziana e fragile che ha bisogno di visite e cure, non di correre rischi”.  

La presa di posizione della consigliera regionale del PD Veneto e vicepresidente della commissione sociosanitaria, Anna Maria Bigon, è chiara e rilancia a favore dei medici vaccinati avanzando a sua volta una proposta: “Le emergenze della carenza del personale e delle liste d'attesa vanno risolte con soluzioni ben più strutturali. Si inizia con il premiare gli operatori responsabili e vaccinati con condizioni salariali e di lavoro decenti, cosa che non è stata fatta provocando una fuga dal pubblico e che continua in modo inarrestabile”. Sulla fuga dal pubblico al privato i dati erano stati richiesti alcuni mesi fa sempre dalla vicepresidente della commissione sociosanitaria, Anna Maria Bigon, la risposta è di questi giorni: fra il 2019 ed il 2021 dal SSr le dimissioni volontarie del personale sanitario (quarta scheda) sono poco meno di 4200 unità, suddivisi fra 1582 medici e 2613 infermieri.

Sulla questione interviene anche il segretario di Cimo Fesmed Veneto, Giovanni Leoni, fresco di nomina dopo le ultime elezioni regionali, eletto presidente della Federazione Cimo Fesmed ANPO Ascoti Cimop, con circa 1000 iscritti in Veneto su 8.500 medici dipendenti.  “La legge sul personale sanitario sospeso a qualche politico non piace? Allora cambiate la legge, i medici sono già troppo occupati a curare i malati”.

Leoni va però oltre, con un ragionamento sulla carenza dei medici partendo dal lontano 2008, quando l’imperativo a livello nazionale e regionale era il taglio della spesa sanitaria con particolare riferimento a quella del personale. Poi le sue considerazioni passano in Veneto dove la carenza di medici era stimata in oltre 1300 unità ancor prima della pandemia per arrivare alle ultime dichiarazioni della Corte dei Conti dove riporta testualmente “che vi sono notevoli avanzi di gestione nelle somme destinata alla riduzione delle liste di attesa e la Regione Veneto si difende sempre richiamando l’errata programmazione nazionale”.

“Sarebbe molto meglio - afferma il segretario di Cimo Veneto -  se tutti i politici e gli amministratori da loro nominati ammettessero le proprie colpe per aver sognato, per anni, di risparmiare sulla salute pubblica, utilizzando sempre meno medici, infermieri e personale sanitario per le stesse prestazioni (o magari anche di più) spremendo sistematicamente il personale, costringendolo a straordinari obbligatori irrecuperabili, bloccando talvolta anche le ferie e riposi, non sostituendo le gravidanze, e lasciando il valore economico del loro lavoro ai più bassi livelli in Europa”.

Per quanto riguarda i vaccini, Cimo Fesmed Veneto concorda con le ultime dichiarazioni di Walter Ricciardi, consulente del ministero della Salute, il quale ha ricordato che l’obbligo vaccinale per i sanitari è stato un gesto di civiltà, prima ancora di tutela del cittadino, richiamando ora la necessità di proteggere con il vaccino le persone più fragili, attrezzare le scuole con sistemi di areazione adeguati, potenziare i mezzi di trasporto pubblico lasciando per questi l'obbligo di utilizzo delle mascherine e allargare immediatamente la platea per la quarta dose anche a over 70 e operatori sanitari.

“Dal punto di vista morale – conclude Leoni - ‘riabilitare’ il personale che ha rifiutato completamente la vaccinazione Covid sarebbe un messaggio pessimo per l’assoluta maggioranza di coloro che hanno rispettato e che rispettano le leggi in quanto cittadini e sanitari e per le istituzioni che sono state deputate a farle rispettare”.

Endrius Salvalaggio

13 luglio 2022
© Riproduzione riservata

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