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Encefalopatia epatica da cirrosi, in Veneto ne soffre il 10% delle popolazione. Parisi (Ulls6): “Pazienti più giovani di vent’anni fa”

Dopo l’istituzione di una Rete dedicata, in Veneto si comincia ad avere un’idea molto più chiara dell’incidenza delle malattie del fegato. Per Giancarlo Parisi, dell’ospedale di Piove di Sacco dell’Ulss 6 Euganea, occorre “istituire i Pdta, che dovrà prevedete il coinvolgimento le strutture territoriali passando in primis dal mmg, e promuovere delle vere e proprie campagne di sensibilizzazione sugli abusi in età precoce, cominciando dalle scuole di secondo grado”

di Endrius Salvalaggio 
15 SET - L’encefalopatia epatica rappresenta una delle complicanze più ricorrenti e severe della cirrosi epatica. Nel solo territorio padovano costituisce il 45% dei ricoveri per cirrosi epatica. È una malattia ad alto impatto clinico e sociale arrivando a colpire quasi il 10% della popolazione tutto il Veneto. “Questa malattia – spiega Giancarlo Parisi, direttore dell’Uoc di Medicina Generale  all’ospedale Immacolata Concezione di Piove di Sacco Ulss 6 Euganea – è causata da una iper ammoniemia (eccesso di ammonio) e spesso genera alterazioni, di tipo sensoriale e di tipo psichico paragonabili ai disturbi psichiatrici che provocano alterazioni motorie e di tipo intellettivo”.  

Dal febbraio scorso, con la DGR 1862/2021, è stata istituita in Veneto la Rete epatologica, oltre a un Centro regionale per lo sviluppo della ricerca traslazionale nell'ambito della chirurgia epatica oncologica. L’importanza della rete ha come finalità proprio quella di dare delle cure omogenee ai pazienti, a tutti i livelli. In Veneto non sono stati ancora stabiliti i Pdta di cure, ma il passaggio essenziale che Parisi sottolinea, ed anticipa, è il ruolo del medico di medicina generale. 

“La complicanza dell’encefalopatia epatica è una malattia che non ha solo un risvolto di tipo clinico – chiarisce il direttore UOC di Medicina Generale – ma anche di tipo sociale. Questo perché, in particolare modo quando un paziente è all’inizio della patologia, essa non manifesta disturbi eclatanti ma attacca il cervello del paziente riducendo la parte intellettiva. Ecco che, per chiunque, giovane o meno giovane, si trovi all’inizio dell’encefalopatia epatica non riconosciuta, è un grosso problema perché limita la vita quotidiana di un paziente. Il ruolo delle Pdta sarà determinante e dovrà coinvolgere le strutture territoriali passando in primis dal mmg il quale dovrà coordinarsi con il medico dell’ospedale all’interno della rete epatologica veneta”.

Il tasso di mortalità in veneto per cirrosi è di 15,7 per 100mila abitanti tra i maschi e 8,2 tra le femmine e sono dati da due componenti: dalle epatite da virus C, che innescano la cirrosi, e dalla Steatosi Epatica, dovuta all’abuso di alcool, che porta anch’essa alla cirrosi e riguarda la conseguenza di un disturbo metabolico. 

“Quello che notiamo non sono gli aumenti delle cirrosi in sé – afferma Parisi - questo perché ci vogliono anni prima che si manifesti la malattia severa come la cirrosi e encefalopatia epatica, ma quello che sappiamo è che c’è un aumento di consumo di alcool nei giovani. Ho in cura pazienti con meno di trent’anni e con richieste di trapianto di fegato con meno di quarant’anni. Stiamo curando pazienti con cirrosi più giovani di quelli che avevamo vent’anni fa. Per cui gli abusi in età precoce portano a questi rischi”.

Mancano allo stato attuale, per Parisi, delle campagne di sensibilizzazione che coinvolgano le scuole sull’abuso di alcool in età precoce e tutto ciò che riguarda le malattie metaboliche, partendo dall’alimentazione, allo stile di vita già dall’età adolescenziale di un ragazzo.  “Bisognerebbe promuovere delle campagne specifiche come quelle che sono state fatte contro la droga e contro l’Aids passando per le televisioni, curate dal Ministero della salute e poi dagli enti territoriali partendo dalle scuole di secondo grado in poi”, conclude il direttore UOC di Medicina Generale.

Endrius Salvalaggio 

15 settembre 2022
© Riproduzione riservata

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