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Vicenza. Nursind sul Pronto soccorso: “Regione manda ispezioni insensate”

Per il segretario provinciale del Sindacato Gregori durante le ferie “nonostante la diffidenza del primario Vincenzo Riboni e la Regione Veneto che si è scomodata disponendo un’ispezione ad hoc, il sistema ha retto alla perfezione, garantendo il servizio ai cittadini”


06 SET - “Le ferie sono un sacrosanto diritto dei lavoratori, ma al pronto soccorso del San Bortolo di Vicenza vengono considerate un peccato. Nonostante la diffidenza del primario Vincenzo Riboni e la Regione Veneto che si è scomodata disponendo un’ispezione ad hoc, il sistema ha retto alla perfezione, garantendo il servizio ai cittadini”. È quanto sottolinea in una nota il sindacato degli infermieri Nursind.  
 
“La situazione è stata affrontata con professionalità ed efficienza, razionalizzando il lavoro, grazie ai lavoratori che, giornalmente – spiega il segretario provinciale del Nursind di Vicenza, Andrea Gregori – si sporcano le mani in silenzio e nel più assoluto anonimato, garantendo il diritto alla salute dei cittadini. Un pesante biasimo, invece, va a colui che non perde occasione per sollevare inutili ed infondate polemiche, mettendo in discussione un’organizzazione che dimostra di non conoscere.
 
Considerate le premesse, anche la Regione Veneto dovrà riflettere sull’opportunità di perdere tempo e risorse con segnalazioni infondate, impegnandosi a verificare l’appropriatezza e la congrua durata dei ricoveri che si effettuano all’osservazione breve del pronto soccorso di Vicenza”. Ricordiamo, infatti, che ai primi di giugno la chiusura di venti posti letto in Medicina fece gridare allo scandalo il primario del pronto soccorso cittadino Vincenzo Riboni, con tanto di “ispezione” regionale. L’estate, a causa delle temperature fuori dalla norma, ha comportato un afflusso al pronto soccorso di pazienti fragili e critici senza precedenti, ma dello scenario immaginato dal primario Riboni nemmeno l’ombra.
 
“Il sistema San Bortolo ha retto l’ondata in modo eccellente – prosegue il segretario Gregori – garantendo il diritto alla salute dei cittadini, malgrado la chiusura dei posti letto ed il diritto alle ferie del personale medico, infermieristico e di supporto. La sola centrale operativa territoriale, organizzata con medici, infermieri ed assistenti sociali in due mesi ha collocato circa 60 pazienti, che giungevano all’osservazione del pronto soccorso nelle case di riposo della provincia, grazie anche alla fattiva collaborazione dei servizi sociali dei vari Comuni.
 
Altri, invece, sono stati dirottati all’assistenza domiciliare, evitando ricoveri fino a qualche anno fa inevitabili. Sul versante interno, la Medicina organizzata sui tre livelli di intensità, ha dimostrato la sua efficienza di sistema, con un gruppo giovane e coeso di medici, infermieri ed operatori coadiuvati da due coordinatori ed un case manager infermieristico, che ha garantito ogni giorno cinque/sei posti letto per le esigenze del pronto soccorso. Nel periodo, inoltre, luglio-agosto ha disposto 80 ricoveri provenienti dallo stesso pronto soccorso e, grazie al sistema a moduli per intensità, ha risposto alle esigenze interne di trasferimento da altre unità operative in difficoltà, con la presa in carico di 18 ricoveri (sei dalla neurochirurgia, tre per neurologia e gastroenterologia, due per ortopedia ed oncologia, uno per ematologia ed altri ospedali). La Medicina ad alta intensità, inoltre, ha accolto nello stesso periodo nove pazienti tra rianimazione e cardiologia”.
 
“Una mole di lavoro importante – conclude il segretario Gregori – sostenuta da tutto il blocco delle Medicine, comprese quelle specialistiche di geriatria, neurologia, gastroenterologia e pneumologia. Un lavoro di squadra encomiabile, che ha permesso di evitare il trasferimento di pazienti internistici verso le chirurgie specialistiche o alle strutture private convenzionate”.

06 settembre 2015
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