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Coronavirus. Ventidue operatori positivi all'Ospedale Busonera. I medici richiamano lo Iov sulla sicurezza

Per Cgil Fp Medici Dirigenza, Anaao, Aaroi, Cimo e Uil Fpl è “sconcertante” che a due mesi dall’inizio dell’epidemia le misure messe in atto allo Iov non siano ancora in grado di tutelare operatori e pazienti. “Non si tratta di alimentare polemiche o di stabilire solo le responsabilità in capo al datore di lavoro, che saranno verificate nelle opportune sedi, ma di ridurre a zero il rischio di contagio dei sanitari garantendo ogni tutela al fine di evitare la malattia e la morte”.


15 APR - Cgil Fp Medici Dirigenza, Anaao Assomed, Aaroi Emac, Cimo e Uil Fpl esprimono, in una nota, “profonda preoccupazione per il riscontro di 22 casi di positività per Coronavirus fra il personale sanitario afferente a un'unica area assistenziale dell'Ospedale Busonera”, struttura dello IOV (Istituto oncologico Veneto), caso unico in tutta la provincia di Padova”, ritenendo tale situazione “grave, anomala e pregiudizievole a fronte di alcuni degenti risultati positivi, peraltro a distanza di circa 2 mesi dall’inizio dell’emergenza, tempo in cui in tutte le Aziende si è proceduto ad ulteriori adeguamenti in termini di procedure per contrasto Covid”.
 
Dopo le recenti riunioni sindacali “e quanto già rappresentato alla Direzione Sanitaria IOV sulle procedure per la sicurezza dei lavoratori da applicarsi” in relazione alla pandemia in corso, con una lettera inviata al Direttore Generale e al Direttore Sanitario dello IOV, CGIL FP Medici Dirigenza, ANAOO ASSOMED, AAROI EMAC, CIMO e UIL FPL hanno richiesto nuovamente misure urgenti a tutela di tutto il personale sanitario. “Risulta sconcertante - spiegano in una nota - , in considerazione della speciale tipologia di pazienti afferenti allo IOV (fragili, immunodepressi e paucisintomatici), e a fronte di più di 14000 sanitari contagiati in tutta Italia ed oltre 100 medici deceduti, che le disposizioni di servizio adottate non avessero mai aumentato la protezione dei lavoratori inserendo mascherine FFP2 in maniera sistematica e l’impiego delle mascherine chirurgiche per l’assistenza ai pazienti COVID sospetti o confermati, limitandosi solo a recepire pedissequamente le raccomandazioni regionali e dell’ISS, a dispetto di quanto hanno ormai disposto le direzioni sanitarie e i medici competenti della ULSS6 e dell’Azienda Ospedale-Università di Padova, prevedendo invece una tutela più ampia”.

Non si tratta di creare “allarmismi”, spiegano i sindacati, né di “alimentare polemiche o di stabilire solo le responsabilità in capo al datore di lavoro, che saranno verificate nelle opportune sedi”. Si tratta, chiariscono, di “ridurre a zero il rischio di contagio dei sanitari garantendo ogni tutela al fine di evitare la malattia e la morte. Le Aziende e gli enti sanitari, come qualsiasi altro datore di lavoro, rivestono infatti per legge una posizione di garanzia e sono obbligati a tutelare l’integrità e la salute psico-fisica dei propri dipendenti, attenendosi allo spirito di cautela richiesto al Datore di Lavoro nei confronti della sicurezza e salute dei propri dipendenti, sia ai sensi della legge 81/2008 per patogeni di elevata pericolosità che dell'art. 2087 del CC”.

“Non possiamo - ribadiscono i sindacati - continuare a combattere anche una guerra sulla prevenzione per un patogeno nuovo, altamente contagioso con elevato rischio di propagazione nella comunità, che può provocare la morte, e per il quale non esistono ancora chiare misure terapeutiche”.

Cgil Fp Medici Dirigenza, Anaao Assomed, Aaroi Emac, Cimo e Uil Fpl chiedono, pertanto:

- “di prevedere nella stanza dei pazienti Covid l’utilizzo di maschere filtranti FFP2 per ogni turno di lavoro e NON più di mascherine chirurgiche, e l’utilizzo di FFP3 per le procedure invasive, nonché almeno di sovra camici classe III”;

“in considerazione dell’imprevedibilità dell’evoluzione del quadro epidemiologico intra ed extraospedaliero, che tutto il personale sanitario che ha un rapporto frontale diretto coi pazienti (degenze, ambulatori, radiodiagnostica, farmacia) venga dotato di maschere filtranti FFP2 per ogni turno di lavoro in quanto unica misura idonea a garantire uno standard minimo attendibile di protezione delle vie aeree”;

- “tampone a tutti i pazienti ricoverati e che siano sottoposti a sedute operatorie e sospesi tutti i ricoveri presso il reparto di degenza fino alla conclusione dell’intera sanificazione”;

- "si istituisca un comitato tecnico scientifico anche con l'ausilio dell'Università di Padova per evitare situazioni di tale natura vista la criticità dei pazienti coinvolti”;

- “tampone a tutto il personale sanitario che opera in aree critiche e nell'area interessata dal contagio, nonché secondo le raccomandazioni regionali e ministeriali per screening e sorveglianza, e che ciò non deve essere onere del singolo dipendente”;

- "maggiore sorveglianza per evitare assembramenti come quelli che si possono verificare presso il day hospital, dividendo i pazienti che attendono le terapie in ulteriori spazi rispetto alla sala d’attesa, e in particolare seguendo una adeguata temporizzazione e calendarizzazione delle visite in considerazione dei rischi di contagio";

- “di fornire quanto prima il documento di valutazione dei rischi, il coinvolgimento attivo dei Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza, l’immediata costituzione dell’Organismo Paritetico competente in materia di salute e sicurezza sul lavoro come da contratto, un tavolo tecnico in materia di sicurezza in grado di coinvolgere esperti in tema di pandemia”.

E poiché la sicurezza di tutto il personale dello IOV è prioritaria per garantire quella dei pazienti, a garanzia ulteriore dei lavoratori i sindacati chiedono “che gli standard di protezione utilizzati tengano conto delle evidenze tecnico-scientifiche e di tutta la normativa vigente in materia di sicurezza sul lavoro, per una corretta ed estesa valutazione del rischio e non siano una mera sovrapposizione burocratica di quanto previsto dalle indicazioni provvisorie di minima redatte dall'OMS e dall'ISS. Un atto di responsabilità verso i lavoratori, le loro famiglie, i loro assistiti, in un'ottica in cui non si decide, come è stato dichiarato dalla Direzione a mezzo stampa di salvare le persone o sospendere le attività e farle morire di tumore, ma di totale tutela a lungo periodo sia dei pazienti che del personale”.

15 aprile 2020
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