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Covid. Veneto, i sindacati chiedono la riorganizzazione e il ripristino della attività cliniche non urgenti

La richiesta in una lettera indirizzata a Zaia, Lanzarin, Mazzullo e a tutti i Direttori generali. Leoni (Cimo Fesmed): “L’emergenza covid non sta per finire. Quindi, se non si interviene ora per ripartire subito con l’attività programmabile, l’accumulo di richieste di visite sarà così elevato che  poterle recuperare in seguito sarà realmente impossibile”. LA LETTERA

di Endrius Salvalaggio
04 DIC - Da circa metà novembre negli ospedali pubblici del Veneto sono state sospese tutte le visite mediche e le operazioni differibili. Questo slittamento dell’attività ordinaria è stata dettata dall’emergenza sanitaria che rende necessario l’evitare assembramenti in sala d’attesa e la modifica dell’attività del personale per far fronte ad altre necessità, ma resta irrisolto il problema di tutte quelle prestazioni non urgenti che in questi mesi saranno rinviate e sommate alle prestazioni correnti. Per questo Aaroi Emac, Anaao Assomed, Anpo Ascoti Fials Medici, Fassid, Cimo Fesmed e Fvm hanno scritto al presidente Luca Zaia, all’assessore Manuela Lanzarin, al Dg Salute Gianluigi Masullo e a tutti i Direttori generali per sollecitare una riorganizzazione delle attività non urgenti.

“L’esperienza della prima ondata ci dovrebbe avere insegnato – dichiara Giovanni Leoni, segretario di Cimo Fesmed Veneto – che se non si interviene ora per ripartire subito con l’attività programmabile, come le prima visite, gli screening, le visite libero professionali, le prestazioni strumentali in regime ordinario e libero professionale ecc.,  l’accumulo di richieste di visite sarà così elevato che  poterle recuperare in seguito sarà realmente impossibile.  E  chi non potrà permettersi la visita in privato, cosa farà?”.

Sulla sospensione delle visite mediche non urgenti va specificato che, per quanto riguarda le strutture private, le attività  procedono quasi normalmente per cui, il Segretario di Cimo Fesmed Veneto si chiede, se un paziente in questo momento vuole farsi un accertamento nel pubblico ma non gliene viene data la possibilità, deve rivolge al privato. Ma se un paziente non può permettersi una visita a pagamento, come farà a curarsi?

Secondo il Segretario Leoni si deve intervenire ora con soluzioni percorribili se si vorrà garantire anche nella sanità pubblica veneta il servizio delle visite programmabili.

“Abbiamo passato tutta l’estate a discutere – continua Leoni – come porre rimedio alla visite sospese nella prima ondata di pandemia, alla fine sappiamo tutti che moltissime di quelle prestazioni non saranno più recuperate. Se si vorrà garantire ai cittadini le visite si dovrà cambiare l’organizzazione ora, ipotizzando sin da subito che per tutte le visite divisionali, cioè per tutti quei consulti che non prevedono una dotazione di base, possono essere trasferite nelle strutture distrettuali.

A questa proposta se ne accompagna un’altra e cioè gli orari di apertura, che non potranno essere di tutte solo al mattino e nei giorni feriali, ma di pomeriggio e talvolta anche nei giorni festivi o prefestivi come in un recente passato per specifici progetti regionali.

“Non dobbiamo dimenticarci che per noi medici – persegue il Segretario Cimo Fesmed Veneto – lavorare al sabato oppure alla domenica non è mai stato un problema e, se ad un cittadino gli venisse proposto di venire in ambulatorio anche nei giorni prefestivi o festivi, credo che non si opporrebbe. Lo stesso vale anche per chi fa l’attività intramoenia che è ancora una volta bloccata perché risulta essere un’attività programmabile. Anche in questo caso si può arrivare a pensare di riorganizzare gli orari e gli spazi per riprendere le prestazioni. Proviamo a pensare a quel rapporto di fiducia medico/paziente che si è interrotto, come ad esempio il caso di una donna che dovrà partorire e che solitamente il ginecologo l’accompagna da inizio gravidanza fino alla nascita del bambino, i controlli che solitamente i diabetici devono fare, la revisione dei piani terapeutici, le visite di controllo dei dermatologi, degli oculisti, ecc. ecc.  Non possiamo stare fermi mesi con le prestazioni per poi pretendere di recuperarle in un secondo momento. Bisogna riorganizzare il lavoro in funzione del momento”.  

Endrius Salvalaggio

04 dicembre 2020
© Riproduzione riservata

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