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Abruzzo. Punti nascita. Aogoi: “Servono investimenti, mancano anche le ambulanze per i neonati”

Dopo le proteste per la possibile chiusura dei 4 punti nascita di Penne, Atri, Sulmona e Ortona, sotto della soglia di legge dei 500 parti all’anno, Aogoi scende in campo a difesa della sicurezza, ed elenca le mancanze negli ospedali, tra cui l’ambulanza per il trasporto dei neonati. 

03 SET - C’è una delibera della giunta regionale, la 144 del 2001, che stabilisce la necessità di un’ambulanza attrezzata per il trasporto neonatale. Ma, dopo 13 anni, questa ambulanza in Abruzzo ancora non c’è. Nonostante il piano Fazio, in vigore dal 2011, inserisca i mezzi di trasporto tra gli standard necessari. A far luce sullo stato di salute degli ospedali abruzzesi é stata l’Associazione ostetrici ginecologi italiani in seguito alle polemiche per la prevista chiusura dei punti nascita con un numero di parti all’anno inferiore ai 500. E, per Aogoi, di dubbi ne restano pochi: La scelta inderogabile di riorganizzazione del sistema dei punti nascita - spiega Quirino Di Nisio, il segretario Aogoi per l’Abruzzo - ha bisogno di investimenti al fine di garantire sicurezza ed efficienza alla madre e al nascituro.

Rispetto al piano Fazio, la Regione Abruzzo é, sostanzialmente, inadempiente prosegue il segretario. Ben consapevole della situazione, l’ex sub-commissario alla Sanità, Giovanna Baraldi, attualmente alla Regione Piemonte, fin dal novembre 2011 aveva ufficialmente dichiarato che entro il 31 dicembre 2012 i punti nascita abruzzesi avrebbero assicurato l’applicazione degli standard di sicurezza previsti dal piano. Ma nulla è stato fatto né nel 2012, né nel 2013, pur con altre figure commissariali.

Nel frattempo, come si apprende dalla nota dell’associazione, la Medicina progredisce e per scongiurare una complicazione del parto, come l’ipoossigenazione nel corso del travaglio, attualmente è richiesto un trattamento in ipotermia, che deve essere eseguito entro le prime sei ore dalla nascita da personale esperto, immediatamente operativo, se necessario anche nel corso del trasporto con ambulanza dedicata.
Coloro che discutono di punti nascita senza requisiti di legge - incalza Di Nisio - è bene che si rendano conto della responsabilità connessa all’evento parto e partecipino ad una seria, efficiente e credibile organizzazione sanitaria, aggiornata alle conoscenze scientifiche attuali con adeguati mezzi tecnici e personale esperto.

Ma il piano Fazio prevede anche una sala operatoria nel blocco travaglio/parto per gli interventi d’urgenza, mentre, nella Regione Abruzzo, fanno notare dall’Aogoi, nessun blocco parto contiene una sala operatoria, una assoluta minoranza di presidi presenta sale operatorie sullo stesso piano della sala parto mentre in tre degli ospedali a più elevata numerosità di parti, Chieti, Pescara e l‘Aquila, le sale operatorie sono dislocate a svariati piani di distanza dalla sala parto.
E per quanto riguarda il pronto soccorso ostetrico, al primo punto del piano, nessun direttore Generale di Asl ha sentito la necessità di discuterne, mentre si continua ad operare in diversi ospedali in regime di reperibilità senza la presenza della guardia interna h/24 prevista tassativamente, invece, dal piano Fazio.

Il numero di 500 parti all’anno è lo standard minimo per cure perinatali qualitativamente accettabili (come previsto fin dal 2012 dalla Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali) - conclude il Segretario. Se il governo regionale dovesse ritenere di attivare punti nascita con numerosità di parti inferiore bisogna avere la consapevolezza che questa decisione è al di fuori di qualsiasi linea guida e di qualsiasi standard nazionale ed internazionale ed aumenta il rischio clinico per ogni singolo evento parto in maniera esponenziale e clinicamente inaccettabile. Come storica associazione degli ostetrici e ginecologi italiani si sottolinea che l’Aogoi non potrà che evidenziare alle gestanti la reale rischiosità dei singoli punti nascita. 
 
La nota integrale dell'Aogoi

03 settembre 2014
© Riproduzione riservata

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