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Calabria. Consiglio regionale vota per la fine del commissariamento in sanità. “I decreti di Scura devono essere revocati” 

Ieri, in Consiglio Regionale, seduta integralmente dedicata alla crisi della sanità regionale e dei rapporti con il commissario ad acta Massimo Scura. Approvato a maggioranza un documento che chiama in causa il Governo chiedendo il superamento della gestione commissariale e la revoca degli ultimi decreti di Scura.

01 APR - Il Consiglio regionale della Calabria “condivide la proposta avanzata dal presidente della Giunta regionale, dai consiglieri regionali, da numerosi consigli e giunte comunali, da molteplici associazioni di categoria e rappresentanze sindacali di revocare i decreti 25/2016, 26/2016, 27/2016 e 30/2016” del commissario ad acta per la sanità regionale e chiede che “si pervenga ad una nuova proposta di riorganizzazione attraverso l’attivazione di un’adeguata concertazione istituzionale”.
 
Chiede inoltre “la rinegoziazione del piano di rientro attraverso misure e criteri più flessibili, tali da consentire dal piano stesso” e l’impegno del “governo nazionale” affinché “assuma ogni utile iniziativa finalizzata al superamento della gestione commissariale dei servizi sanitari regionale calabrese”. Auspica, infine, “che possa trovare compimento anche attraverso l’emanazione di uno specifico decreto da parte del Consiglio dei ministri, una iniziativa legislativa tesa al superamento dei piani di rientro attualmente nelle regioni italiane e la conseguente soppressione delle relative gestioni commissariali”. È quanto si legge nel documento, approntato dal Pd, approvato ieri a maggioranza dall’Assemblea legislativa della Calabria, nel corso di una seduta integralmente dedicata alla crisi della sanità regionale e dei rapporti con il commissario ad acta Massimo Scura.

E’ stata una seduta animata, aperta dalla relazione del Presidente della Giunta regionale, Mario Oliverio, e proseguita con gli interventi dei consiglieri, sintetizzati in una nota di fine seduta diffusa dal Consiglio.

“Si sta a discutere da tempo su come far funzionare il servizio sanitario mentre 2 milioni di persone aspettano risposte che non arrivano. Non arrivano perché il governo ha previsto solo tagli lineari a dispetto di evidenti sperperi. La situazione è paradossale ed è legata all'incertezza dei ricoveri e dei tempi di accertamento delle patologie. Paradossale, inoltre, perché il tentativo di razionalizzazione della spesa è causa di un continuo esodo alla ricerca di luoghi per la cura”, ha osservato Giuseppe Graziano (Casa delle libertà). “La mobilità ospedaliera messa in atto – ha aggiunto -, determina infatti spreco di risorse e contestuale insufficiente assistenza ai cittadini ed in modo particolare ai disabili ed ai malati psichici”. Per Graziano “in Calabria lo Stato ha deciso di far quadrare i conti a discapito delle esigenze dei cittadini”.

Per Vincenzo Antonio Ciconte (Partito Democratico) “è necessario capire quali siano i bisogni reali e ripartire quindi dal basso per riformare la sanità”. “Bisogna fare in modo che il Governo riveda la politica commissariale, l'azione dovrà essere unitaria e vedere il coinvolgimento di tutto il Consiglio senza distinzioni di sorta”.

Per Francesco Cannizzato (Casa delle libertà) “con un certo ritado, non giustificabile si è pervenuti all'odierno dibattito su una problematica stringente qual è quella sanitaria. Il sistema sanitario calabrese risente anche – ha proseguito - di un certo disaccordo tra la politica regionale e quella del Governo centrale che volutamente ha mantenuto il commissariamento e sostenuto con forza la programmazione del Commissario Scura”. Per Cannizzato “quella del Governatore è una missione disperata che vede il fallimento della rete ospedaliera e territoriale, del servizio sanitario in genere”. E’ dunque “urgente correggere gli errori sin qui registrati nella individuazione delle consulenze degli amministratori la cui inappropriatezza ha determinato una serie di disagi di cui, nella qualità di Governatore, deve farsi carico”.

Domenico Bevacqua (Partito Democratico) le problematiche “non possono essere affrontate sulla base di spinte localistiche o per partito preso. C'è da porsi qualche domanda su quale debba essere il ruolo degli amministratori regionali e quale debbano essere le competenze del Commissario che col decreto 30/2016 ha messo in atto una serie di azioni tese ad usurpare la funzione legislativa. Bisogna avere coscienza delle necessità e coraggio delle scelte”.

Giuseppe Tommaso Vincenzo Mangilavori (Casa delle libertà) ha espresso apprezzamento per la decisione di prevedere un momento di confronto sulla sistema sanitario “che, in questo momento storico, non garantisce ai cittadini i livelli minimi di assistenza. Il Commissario non interloquisce con la politica regionale la quale, nella gestione del rapporto, ha pure qualche responsabilità. Il decreto 30/2016 penalizza fortemente non soltanto le province di Vibo e Crotone, ma penalizza l'intera Calabria. Le proteste che si sono generalmente levate sono la chiara testimonianza del fallimento di questa gestione. Sembra altresì di assistere ad una farsa poiché, a fronte delle apparenti contestazioni, non esiste realmente, da parte del governo regionale, la volontà di uscire dal commissariamento, infatti, sarebbe stata sufficiente la predisposizione di un piano di rientro serio e credibile da presentare al Governo”.

Per Giuseppe Aieta (Partito Democratico) “risulta difficile comprendere l'atteggiamento dei consiglieri che, ancora una volta criticano comportamenti non riconducibili in alcun modo alla problematica in discussione piuttosto che discutere sull'usurpazione di potere esercitato dal Commissario Scura. Bisognerebbe individuare - ha sottolineato -, il vero problema che non sarebbe da ravvisare nel commissariamento in quanto tale ma soprattutto nei commissari Scura ed Urbani che hanno infuocato il territorio con una gestione cervellotica. Si registra il disprezzo – ha proseguito - da parte dei commissari, nei confronti di tutte le istituzioni rappresentative del territorio ed esiste, a pare suo, una manifesta incompatibilità proprio nella persona del commissario. Bisogna pervenire, dichiara, alla stesura di un Piano discusso e condiviso poiché quello che scaturisce dal decreto 30/2016 manca di ragionevolezza e va annullato”.

Fausto Orsomarso (Misto) condivide il “disagio” espresso dagli intervenuti, ma non condivide “il modus operandi del governo regionale, la cui azione risulta essere incerta. Un comportamento serio della maggioranza darà la stura ad un comportamento altrettanto serio dell'opposizione. Accoglibile la proposta Aieta, ma con la consapevolezza che i problemi rimangono se non si perviene alla elaborazione di un Piano complessivo e puntuale”.    

Per Franco Sergio (Oliverio Presidente) “ciò che urge è una proposta alternativa per un piano efficiente ed efficace. Una prima difficoltà è rappresentata da un certo centralismo nella politica nazionale che vede soccombere le regioni. Rimane la delusione di una gestione che vede nei cittadini calabresi le uniche vittime. La politica nazionale ha penalizzato oltremodo la Calabria e le regioni meridionali. Il sistema commissariale in Calabria va stigmatizzato per i mancati risultati, ma anche per l'usurpazione di competenze e di ruoli che ha determinato”.

Domenico Tallini (Misto) critica Oliverio per “il tentativo di scaricare la responsabilità del commissariamento della sanità calabrese sull'ex presidente della giunta Scopelliti. L'auspicio è che dalla situazione non si pervenga ad una strumentalizzazione e devianza dei fatti perché al commissariamento si sarebbe arrivati comunque in quanto la documentazione presentata al tavolo Massicci, già dai tempi della gestione Loiero, era inconsistente. Non è seguita alla gestione Scopelliti, che è stata all'insegna di grandi sacrifici per pervenire al recupero dal punto di vista del debito pubblico, una gestione virtuosa all'insegna riorganizzazione della rete ospedaliera e dei servizi. Il Governatore avrebbe dovuto denunciare i fatti in Consiglio e coinvolgere tutti i soggetti preposti alla soluzione della problematica”.

Per Orlandino Greco (Oliverio Presidente) “la rivendicazione della gestione della sanità in capo alla Regione da parte della Governatore è da considerarsi un'azione politica importante che andrebbe supportata anche dalla minoranza”.

Per Sinibaldo Esposito (Nuovo Centro Destra) “si assiste ad azioni incomprensibili e si registrano rapporti non collaborativi ed atteggiamenti arroganti tra gli attori della sanità regionale. Manca il rispetto dei reciproci ruoli, cosa inaccettabile. E' evidente – ha proseguito -, una assoluta discrasia operativa tra la struttura commissariale ed il Dipartimento salute. Oggi, in realtà, si sarebbero dovute mettere le basi per la predisposizione di un atto propedeutico da presentare al Governo. Non è concepibile che la discussione si concentri sulla pseudosanità in presenza di disagi veri cui sono sottoposti i cittadini”. Per Esposito rimuovere il commissario “è una delle ipotesi, ma governare anche in sua presenza si impone come soluzione da non sottovalutare. In una discussione sulla sanità non si può non menzionare la vicenda che riguarda i dipendenti della Campanella e la necessità che anche la vicenda che li riguarda sia governata”.

Per Michelangelo Mirabello (Partito Democratico) “non bisogna banalizzare la discussione e le situazioni, dichiara, poichè i fatti si manifestano ogni giorno in tutta la loro tragicità. E' stato manifestato generalmente il disappunto per il portato del decreto commissariale 30/2016 che risulta essere inadeguato e contraddittorio. La regione ha, giustamente, dato il via ad un'azione, quale quella odierna tesa ad allargare la discussione che poteva, invece, essere consumata in privato tra il Governatore ed il Commissario”. Mirabello condivide la proposta avanzata da più parti di pervenire ad una rinegoziazione del Piano di rientro. “Bisogna dare atto al Partito Democratico calabrese - ha affermato - di aver assunto, anche in disaccordo con la posizione assunta dal Governo, una posizione decisa e condivisa”.

Nazzareno Salerno (Forza Italia) ricorda la sua posizione “in tempi non sospetti” a favore della nomina del Governatore della Calabria quale commissario della Sanità. “Il Governo si è dimostrato manifestamente ostile a qualunque forma di autonomia della Calabria nella gestione del settore sanità. Bisogna chiedere con vigore al Governo che, a fronte del naufragare dell'azione commissariale, venga garantito alla Calabria il diritto alla salute attraverso una nuova programmazione che può essere messa in atto solo dal governo regionale”.

Per Carlo Guccione (Partito Democratico) “interessi consistenti determinano il fenomeno del commissariamento che è un fenomeno atavico e che, sicuramente, non sono stati messi in atto per favorire la politica regionale calabrese e del sud. Bisogna chiedersi se la Calabria abbia l'autorevolezza per riegoziare il Piano di rientro e ‘riconquistarsi’ la Sanità. Bisogna pesare attentamente le decisioni che verranno assunte. Il problema è insito nelle regole d'ingaggio del Piano di rientro ed in questa ottica ha poca importanza la figura del commissario”. Guccione ha quindi proposto la creazione di una Commissione d'inchiesta sulla sanità calabrese negli ultimi sette anni e l'avvio di una fase di negoziazione col Governo per la creazione dei presupposti giuridici e tecnici per cambiare il Piano di rientro.

Per Alessandro Nicolò (Forza Italia) “la discussione odierna scaturisce da un certo affanno della maggioranza per il mancato raggiungimento degli obiettivi che la gestione commissariale ha determinato. In tempi non sospetti, Forza Italia aveva manifestato un certo disappunto per la nomina di un commissario che non fosse il Governatore, ma è evidente, ora più che mai, come il Governo nazionale non intendesse favorire la Calabria ed i calabresi. La problematica andava affrontata proprio in quella fase ed energicamente”.

Per Flora Sculco (Calabria in rete) “la sanità per troppo tempo è stata utilizzata e gestita ad appannaggio di tanti. Oggi si è eredita una sanità stremata. Il cambiamento di direzione s'impone per evitare disagi insopportabili ai cittadini e restituire dignità alla politica. Bisogna cambiare, ma non per ritornare al passato ed alle gestioni del passato, ma per mettere in atto un'azione di governo chiara. Al Consiglio regionale il compito di dare indirizzi chiari e compatibili ed alla Giunta regionale il compito di attuarle in moniera cristallina”.

Per Antonio Scalzo (Partito Democratico) il dibattito rappresenta “un passaggio importante per questa consiliatura. Il commissariamento nel 2010 doveva essere evitato ed aver rinunciato a gestire in maniera ordinaria il Piano di rientro è stato un errore. Oggi bisogna fare chiarezza ed effettuare una verifica sull'attività commissariale. Il PD calabrese, pur mantenendo un rapporto coerente ed aperto al confronto col Governo, è pronto a sostenere ogni battaglia utile e finalizzata a garantire il diritto all'assistenza sanitaria ai calabresi”.

Sebastiano Romeo (Partito Democratico) parla di dibattito “positivo, necessario ed opportuno, anche temporalmente. L'istituto del commissariamento – ha proseguito - si è rivelato sbagliato nel merito e nel metodo, l'offerta sanitaria peggiorata ed accresciuta la sfiducia dei cittadini che ha determinato l'esodo in ambito sanitario. Il comportamento del governo regionale e la richiesta di inversione di marcia di oggi non è determinata da suggestioni, ma dalla verifica dei fatti e della ricaduta degli effetti degli stessi sui calabresi. Il Ministro, a fronte delle puntuale e documentata dimostrazione da parte del Governatore che la Calabria può uscire dalla fase commissariale, si è dichiarata aperta all'assunzione di una decisione che andasse in tal senso. Oggi il consiglio è chiamato a pronunciarsi sulla necessità di interrompere il percorso avviato nel 2010 che si è dimostrato fallimentare”.

01 aprile 2016
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