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Campania.  Ordine dei Medici propone ricorso alla Consulta contro i tagli alla sanità

In una lettera al presidente Caldoro, Silvestro Scotti, presidente Omceo Napoli e coordinatore degli ordini campani, lancia l’allarme risorse che ha come prima ricaduta il perdurare del blocco del turn over che sta soffocando i servizi. Problemi anche nella sanità privata.

07 MAR - Sblocco del turn-over al palo della spending-review: dopo la levata di scudi del presidente della Regione Stefano Caldoro  - che, nei giorni scorsi, ha inviato una diffida al ministero dell’Economia affinché faccia scattare il disco verde alle nuove assunzioni promesse per il 15 per cento dei cessati negli ultimi tre anni - ora si fa sentire la voce del presidente dell’Ordine dei Medici di Napoli Silvestro Scotti che, anche a nome del neonato coordinamento interprovinciale degli Ordini campani, scende in campo per il diritto alla salute dei cittadini. Scotti chiede a gran voce che la Regione ricorra alla Corte Costituzionale contro il freno ancora tirato del governo.
 
Scotti, nella lettera a Caldoro, dice “basta all’austerity scellerata del Governo che sta mettendo a repentaglio la salute dei cittadini campani e la tenuta di qualità del servizio sanitario campano” e chiede che la Regione faccia ricorso alla Corte Costituzionale perché bisogna “porre fine al blocco del turn-over in Sanità, invocando il principio dell’articolo 32 (diritto alla Salute) della Costituzione che non può capitolare sotto la scure dell’articolo 81 (equilibrio tra entrate e uscite) laddove questo equilibrio è raggiunto”.
 
E’ questo, dunque, il messaggio principale della lettera con la quale il portavoce, nonché presidente dell’Ordine di Napoli,  chiede una presa di posizione ancor più forte da parte della Regione a tutela della salute di tutti i cittadini. 
 
Poche righe, puntuali, nelle quali si evidenzia la mancanza di “qualsiasi ragionevolezza da parte del Ministero dell’Economia nella valutazione di quanto fatto negli ultimi anni per risanare i conti”. “Se questo dato di fatto – aggiunge Scotti nella nota - poteva essere non diremo accettato, ma capito, perché vi era il grave deficit dovuto a precedenti dissennate politiche, a pareggio di bilancio raggiunto non è ulteriormente tollerabile”.
 
Senza giri di parole, il veto posto da Ministero dell’Economia viene definito dai camici bianchi campani “iniquo, soprattutto in considerazione delle centinaia di milioni spesi per straordinari ed Attività libero professionale intramuraria (Alpi)”. Per la Federazione è “scandaloso dover convivere con la consapevolezza che con queste stesse risorse si potrebbero assumere diverse migliaia di persone, che colmerebbero gran parte dei vuoti (indicati dal Presidente Caldoro in 10 mila unità).
 
Ed è inaccettabile la risposta del Ministero, secondo il quale tutto questo è da giustificarsi in un’ottica puramente economica, perché poi si dovrebbero versare anche i contributi, e l’Inps si troverebbe in difficoltà”.
Dunque non è più tempo di proteste “perché - spiegano i presidenti dei medici campani - le sollecitazioni non sono sufficienti a determinare un diverso orientamento da parte del Governo. Nessun vincolo può limitare l'azione diretta a tutelare i diritti del cittadino” .
“Vi sono esempi in Italia – aggiunge Scotti - (Regione Lombardia) o all’Estero (Germania alla corte di Karlsruhe) che possono costituire precedenti”.
 
Che il nodo personale sia sul punto di non reggere più l’onda d’urto di un commissariamento e un Piano di rientro che durano dal 2009 lo si legge anche da altri numeri. La struttura commissariale, nel decreto regionale n. 108 del 2014, registra un decremento, per la spesa del personale, pari a 40 milioni di euro nel 2014 e a 72.8 milioni di euro tendenziali, stimati, nel 2015.
 
Problemi anche nella sanità privata. Ma il blocco del turn-over ha determinato, dal 2007 al 2014, una riduzione di personale pari a circa 15 mila unità (tra medici , infermieri e altri profili) senza contare le centinaia di licenziamenti che si registrano negli ultimi mesi nella Sanità privata.
 
Qui, oltre allo stato di crisi decretato dal coordinamento delle associazioni di categoria della Riabilitazione, c’è da registrare l’avvio dei licenziamenti, deciso dall’Aiop, a fronte della riduzione (dal 2011) di 50 milioni annui del budget assegnato alle Case di cura (- 150 in tre anni). Un tetto che non assorbe il fabbisogno né copre le prestazioni erogate. ”Una Casa di cura – avverte Sergio Crispino, presidente regionale dell’Aiop – non può certo chiudere i battenti o dimettere i pazienti come invece capita ogni anno, a settembre, per ambulatori e gabinetti specialistici. Per questo non ci resta che licenziare con tutto quello che consegue in termini di offerta sanitaria”. Stato di crisi per i privati dunque, anche in barba ai recenti provvedimenti sugli accreditamenti.
 
Insomma la Sanità campana avrà anche i conti in ordine ma naviga in acque tutt’altro che tranquille e l’assistenza traballa pericolosamente: sul fronte privato per carenza di budget assegnato e su quello pubblico per penuria di personale.
 
“Quel che è certo è che dopo sei anni di blocco del turn-over, il numero di medici e infermieri è sotto gli standard minimi di organizzazione – aggiunge Roberto D’Angelo segretario provinciale di Napoli della Cisl medici -  il tasso di medici e infermieri per mille abitanti è in Campania tra i più bassi del Paese e i vuoti in organico da colmare non sono stati controbilanciati né dalla mobilità tra Asl né da quella interregionale”.
 
Cimo: “Avvisi pubblici falliti”. “Quest’ultima ostacolata anche da avvisi pubblici sostanzialmente falliti – aggiunge Antonio De Falco segretario regionale della Cimo - finiti nel tritacarne della carta bollata per eccesso di discrezionalità dei colloqui. Senza contare la novità dei nulla osta in uscita. Né, infine, può servire a molto la stabilizzazione dei precari, ormai in dirittura d’arrivo con il Dpcm ministeriale”. “Non rappresenta la panacea visto che si tratta di forze già in organico ad Asl e ospedali – dice - D’Angelo.       
 
Dal canto suo la Regione sarebbe pronta per i concorsi. Da almeno un anno e mezzo effettua i conteggi per le nuove immissioni in servizio. In lista di attesa ci sono 208 unità sbloccate dal decreto firmato dai tre ministri vigilanti (Salute, Finanze e Affari regionali) il 14 gennaio 2014. A queste dovrebbero aggiungersi altre 48 unità della dirigenza e del comparto in deroga ai vincoli previsti del Piano di rientro dal deficit dopo il semaforo verde del ministero della Salute e il sì del dicastero delle Finanze dello scorso anno.
 
Tutte assunzioni che sarebbero da ratificare, per il via ai concorsi, con il definitivo decreto del governo che resta al palo per i vincoli alla spesa pubblica. In totale sarebbero 256 le nuove assunzioni previste entro l’estate nelle Asl e negli ospedali della Campania. E in attesa ci sono altri 200 professionisti arruolabili da inserire in corsia sul consuntivo maturato nel 2012 e nel 2013 che insieme alla stabilizzazione dei precari raggiungerebbero circa quota mille per i nuovi ingressi da registrare nel 2015 nella Sanità campana. “Non tantissimi – conclude D’Angelo - ma almeno sufficienti per evitare che la Sanità campana da servizio luci e ombre, che si intravedevano cinque anni fa, sprofondi nel buio dei Lea non raggiunti”.
 
Ettore Mautone

07 marzo 2015
© Riproduzione riservata

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