Ddl Prestazioni sanitarie. Silvestro (Fials): “Quali elementi per l’allarme del Nursind sul ruolo degli infermieri in Triage e 118”
La responsabile del Coordinamento Professioni Sanitarie e Socio Sanitarie della Fials richiama al comma 566 della legge 190 del 2014 per rispondere all‘allarme del segretario nazionale del Nursind sul Ddl che, attribuendo “in via esclusiva” al medico diagnosi, prognosi e terapia, “azzererebbe il valore di tutte le altre figure professionali”. Per Silvestro meglio “un impegno serio, corale e proattivo” sulle nuove competenze acquisite che “lanciare caveat”.
24 MAR - Le parole del segretario nazionale del Nursind, Andrea Bottega, secondo il quale il Ddl 1241 (cosiddetto “Prestazioni Sanitarie”, attribuendo, all’art. 1, “in via esclusiva” al medico diagnosi, prognosi e terapia, “azzererebbe il valore di tutte le altre figure professionali che operano nella sanità”, soprattutto di coloro che lavorano in PS e nel 118 (perché “ogni intervento comporta una valutazione, anche minima, sullo stato del paziente”), non convincono la responsabile del Coordinamento Professioni Sanitarie e Socio Sanitarie della Fials,
Annalisa Silvestro, che chiede spiegazioni in merito alla “esternazione che stigmatizza coloro che” sull’incipit del disegno di legge n.1241 “non hanno niente da dire”.
“Gradiremmo tanto avere gli elementi professionali e giuridici a sostegno della sua affermazione perché magari così capiremmo se sia davvero il caso di strapparci le vesti peraltro già logorate per la situazione professionale ed economica in cui versa l’intera professione infermieristica (e non solo) e di cui forse proprio lei dovrebbe maggiormente farsi carico”, dichiara Silvestro in una nota.
“A noi – argomenta Silvestro - non risulta che l’attuale Rappresentanza professionale e neppure la sua organizzazione sindacale abbia mai messo in discussione con specifiche e formali prese di posizione, che diagnosi, terapia e correlatamente indicazione prognostica siano del medico e ancor più specificamente del medico specialista. E questo nonostante che già nel dicembre del 2014 (quindi 10 anni fa) la legge 190 con il comma n. 566 - tuttora in vigore - recitasse “Ferme restando le competenze dei laureati in medicina e chirurgia in materia di atti complessi e specialistici di prevenzione, diagnosi, cura e terapia, con accordo tra Governo e Regioni, previa concertazione con le rappresentanze scientifiche, professionali e sindacali dei profili interessati sono definiti i ruoli, le competenze, le relazioni professionali e le responsabilità individuali e di equipe su compiti, funzioni e obiettivi delle professioni sanitarie infermieristiche, ostetrica e tecniche su compiti, funzioni e obiettivi delle professioni sanitarie infermieristiche, ostetrica, tecniche della riabilitazione e della prevenzione anche attraverso percorsi formativi complementari”.
“Le ricordiamo sommessamente – scrive la responsabile del Coordinamento Professioni Sanitarie e Socio Sanitarie della Fials rivolta a Bottega - che proprio il comma 566 non solo apre a un ragionamento e definizione di ciò che non è complesso e specialistico ma ha anche con le “aperture” concordate che propone permesso di superare alcune retrive prese di posizione inopinatamente assunte da alcuni medici proprio nell’ambito del sistema di emergenza urgenza e specificamente inerenti il 118, le ambulanze infermieristiche, il triage e quant’altro”.
Per Silvestro “le competenze ulteriormente acquisite in questo decennio dagli infermieri e dalle professioni sanitarie tutte meriterebbero un impegno serio corale e proattivo piuttosto che lanciare dei caveat da approfondire e sui quali, nel caso, sarebbe opportuno, anzi necessario aprire un corale dibattito e confronto non solo a livello nazionale ma anche regionale. E a tal proposito sarebbe decisamente maggiormente costruttivo che lei si proponesse di sostenere la Fnopi nel chiedere di attivare con la rappresentanza professionale dei medici un confronto che tanto gioverebbe per ripensare proattivamente ruoli, funzioni e competenze di tutti gli esercenti una professione sanitaria a vantaggio delle mutate esigenze di cura ed assistenza e dell’intero Sistema salute del nostro Paese. È più che possibile che per un confronto del genere si renderebbero disponibili non solo le diverse rappresentanze sindacali del comparto ma anche le Società scientifiche di tutte professioni sanitarie”.
Infine e per quanto attiene l’Assistente infermiere, per Silvestro “le vesti se le dovrebbe stracciare proprio lei e chi ha per mandato istituzionale la tutela, il sostegno e la valorizzazione delle competenze e della professionalità degli infermieri”.
24 marzo 2025
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