Bologna. Medici Cimo-Fesmed abbandonano le trattative con le aziende sanitarie
A scatenare la plateale protesta, cui seguirà la mancata firma del regolamento da parte della Cimo-Fesmed, il tentativo di non riconoscere e quindi pagare le prestazioni svolte dai medici oltre il proprio orario di lavoro, contravvenendo chiaramente alle disposizioni previste dal contratto collettivo nazionale.
01 LUG - medici CIMO-FESMED abbandonano trattative con le aziende di Bologna
«Inaccettabili i tentativi di non riconoscere le prestazioni aggiuntive svolte dai medici»
La delegazione del sindacato dei medici Federazione Cimo-Fesmed ha abbandonato il tavolo delle trattative con le aziende sanitarie bolognesi (AOU, AUSL e Istituto Rizzoli) per il regolamento sull’orario di lavoro. A scatenare la plateale protesta, cui seguirà la mancata firma del regolamento da parte della Cimo-Fesmed, il tentativo di non riconoscere e quindi pagare le prestazioni svolte dai medici oltre il proprio orario di lavoro, contravvenendo chiaramente alle disposizioni previste dal contratto collettivo nazionale.
"In Emilia-Romagna – dichiarano
Salvatore Lumia, Presidente regionale Cimo-Fesmed e
Luca Spinardi, Segretario regionale Cimo-Fesmed - tutti si riempiono la bocca della necessità di retribuire maggiormente il personale sanitario per abbattere le liste d’attesa e poi, nel momento in cui si decidono le regole che dovrebbero valorizzare i medici, si introducono trucchetti e stratagemmi inaccettabili volti esclusivamente a sfruttarne il lavoro. Le condizioni di lavoro nelle aziende sanitarie emiliano-romagnole sono inammissibili, e invece di tentare di migliorarle e di premiare il duro lavoro svolto dal personale sanitario, si tenta in ogni modo di imbrogliarlo".
"Nello specifico – spiegano Lumia e Spinardi – le aziende di Bologna vorrebbero eliminare la flessibilità dell'orario di lavoro propria del ruolo dirigenziale che ricoprono i medici e calcolare in modo errato il debito orario per non pagare gli incentivi economici previsti per chi lavora oltre le canoniche 38 ore a settimana, lasciando inoltre i primari alla mercè di contenziosi legali poiché responsabili della firma dell’orario di lavoro svolto dai medici del proprio reparto".
"Si tratta di tentativi inaccettabili – concludono – contro i quali la Federazione Cimo-Fesmed agirà nelle sedi opportune per tutelare i diritti dei medici".
01 luglio 2025
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