“Il nuovo rapporto Agenas fotografa esattamente ciò che come sindacato denunciamo da anni attraverso le nostre battaglie: l’Italia continua a essere fanalino di coda in Europa per il numero di infermieri. I dati confermano che oggi abbiamo 6,86 professionisti ogni mille abitanti, contro una media europea di 8,26. Un divario che non si riduce affatto, ma che rischia di aggravarsi con i circa 66 mila pensionamenti attesi (leggi nostro recente report) entro il 2030, e 78 mila entro il 2035 (secondo quanto riporta Agenas), quindi in piena sintonia con il nostro report più recente). Sono numeri che coincidono, e che certificano la gravità della situazione”.
Così Antonio De Palma, presidente del Nursing Up che denuncia un calo drammatico di iscrizioni e una fuga senza precedenti: “Dobbiamo riavvicinare i giovani alla professione – continua De Palma –. Come noto, dal 2010 al 2024 le iscrizioni ai corsi di laurea in infermieristica sono diminuite di oltre il 52%, fino ad arrivare nel 2025 a un drammatico -11,3%. A questo si aggiunge l’emorragia della fuga all’estero, con una media di 6 mila infermieri che ogni anno lasciano l’Italia, e le dimissioni a raffica dalla sanità pubblica, che solo nel 2024 ha perso circa 20 mila professionisti dell’assistenza. Di fronte a questi numeri, il futuro della sanità pubblica è più che mai seriamente a rischio”.
Il nodo degli stipendi e delle condizioni di lavoro “Non possiamo continuare a ignorare la distanza retributiva che separa l’Italia dal resto d’Europa. Occorre equiparare gli stipendi agli standard europei (si vada a guardare come paesi quali Germania, Olanda e Regno Unito hanno rivisto al rialzo le retribuzioni) e ridefinire un contratto che restituisca dignità e prospettive di crescita ai nostri infermieri. Senza una risposta strutturale, non riusciremo a fermare l’esodo, né a garantire l’indispensabile ricambio generazionale”.
Gli investimenti del Governo, sui quali proporremo approfondimenti con le istituzioni interessate, potranno essere utili solo se uniti ad un reale cambio di passo: “Accogliamo positivamente il piano del Ministero della Salute legato a nuovi investimenti e la previsione di una spesa sanitaria che, secondo il Dpfp, arriverà al 6,5% del Pil entro il 2026 – prosegue – ma ricordiamo che siamo di fronte a una emorragia lasciata senza cure per troppo tempo, frutto di politiche sanitarie fallimentari e all’insegna dell’immobilismo. Se non diamo impulso alla considerazione contrattuale e di ruolo della base professionale infermieristica, ed a seguire dell’ intera compagine delle varie categorie professionali interessate, rischiamo di arrivare tardi. La realtà sanitaria attuale è infatti come una partita di calcio, dall’esito fondamentale, giunta però ormai ai supplementari e con un gap di 3 reti da recuperare. Gli sforzi del ministro Schillaci vanno nella giusta direzione, è innegabile, e si potrebbe dire quindi meglio tardi che mai, ma potrebbero alla fine non bastare: il gap con l’Europa che corre veloce verso una sanità più solida e a misura di paziente resta davvero abissale”, conclude De Palma.