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L’IME a rischio chiusura. E intanto il PTV ha mandato lo “sfratto”. Intervista al DG di Tor Vergata Tiziana Frittelli: “Richiesta obbligata, siamo in credito di 6 milioni di euro”

Dal 2005 i locali dell'Istituto Mediterraneo di Ematologia sono in affitto dal Policlinico romano. Ma ora il connubio tra le due strutture potrebbe chiudersi definitivamente dopo la richiesta di liberare gli ambienti inviata all’istituto nel settembre scorso. E intanto Governo e Regione starebbero pensando alla chiusura definitiva della Fondazione.

04 DIC - L'Istituto Mediterraneo di Ematologia fu istituito nel 2003 su iniziativa del Ministero della Salute, del Ministero degli Affari Esteri, del Ministero dell'Economia e della Regione Lazio. La sua mission, come si legge sul sito web della Fondazione, è quella di realizzare una rete sanitaria internazionale a favore di Paesi dove le malattie ematologiche rappresentano un diffuso problema sanitario e sociale, portando avanti un progetto internazionale di cura, formazione, ricerca e trasferImento di know-how nel campo delle malattie ematologiche e della talassemia in particolare”.
 
L’area di intervento primaria dell’IME è sempre stato il bacino del Mediterraneo verso il quale si è posto come un centro di eccellenza e di alta specializzazione.
 
Oggi per l’IME il destino appare quanto mai incerto. Già sotto il mirino della spending review di Monti nel 2012, quando rischiò di essere soppresso, ora si torna a parlare insistentemente della sua chiusura che sarebbe stata già decisa d’intesa tra Governo e Regione Lazio, come riferiva pochi giorni fa La Repubblica. Il motivo è sempre lo stesso, anche se non viene detto a voce alta, costa troppo e, nonostante i circa 5 milioni di euro di contributo annuale, i suoi bilanci restano in rosso.
 
La reazione dei vertici dell’Ime è stata, sempre a leggere la cronaca di Repubblica, molto dura: “Sono sgomento e inferocito”, dichiarava al giornale romano il direttore scientifico dell'Istituto, Guido Lucarelli, sottolineando che “assistere inerme alla soppressione di un Centro così affermato fuori dall'Italia è doloroso”.
 
Delle difficoltà finanziarie, in qualche modo, ne risente poi anche il vicino di casa dell’IME, il Policlinico Tor Vergata di Roma che, sin dal febbraio 2005, ha un accordo di collaborazione con l’istituto nel quale è prevista la cessione in affitto di alcuni locali del PTV per la realizzazione di un “Centro IME per le Emoglobinopatie”, dotato di 22 posti letto, un laboratorio, ambulatori e percorsi di day hospital per lo sviluppo delle attività assistenziali di IME nel settore delle malattie ematiche e delle emoglobinopatie.
 
A settembre scorso, però, (e quindi ben prima delle nuove voci sulla chiusura della Fondazione IME), Tor Vergata ha chiesto all’istituto di liberare i locali di sua proprietà dove si svolge l’attività sanitaria dell’Ime entro il 31 dicembre di quest’anno.
 
Dei motivi e delle possibili ricadute di questa decisione ne abbiamo parlato con il direttore generale del PTV Tiziana Frittelli.
 
Dottoressa Frittelli per quale motivo avete inviato lo “sfratto” ad IME?
Attualmente l’IME occupa un intero piano di una delle torri di degenza del Policlinico Tor Vergata (PTV), per un totale di 22 posti letto, un laboratorio, ambulatori e percorsi di day hospital. L’ultimo atto convenzionale tra PTV ed IME è scaduto a luglio del 2014.  Per rinnovare il rapporto, attualmente in stato di proroga, il PTV aveva bisogno, in buona sostanza, di due imprescindibili condizioni ripetutamente evidenziate e ribadite alla Direzione di IME: da un lato, la conferma di un’autonoma autorizzazione sanitaria allo svolgImento dell’attività da parte di IME -  trattandosi di un Ente che, sebbene  ospitato dal PTV, risulta comunque da questo giuridicamente distinto -  dall’altro, l’ineludibile esigenza del tempestivo e certo recupero di una ingente massa debitoria,  di circa  6 ml di euro,  maturata nel tempo da IME verso il PTV e  destinata, in caso di insolvibilità, a gravare direttamente sulle risorse del  Servizio Sanitario Regionale cui afferisce il Policlinico Tor Vergata.
 
E a queste condizioni come ha risposto l’IME?
Delle due condizioni nessuna è risultata realizzabile. Non la prima, alla luce degli attuali vincoli e limiti previsti dalla vigente normativa in materia di autorizzazione ed accreditamento, e non ancora la seconda. Al riguardo, infatti, l’IME non soltanto ha sostanzialmente evitato qualsiasi impegno per una credibile e percorribile azione di rientro dal consistente debito pregresso, ma dal mese di febbraio 2014 non ha più neanche versato la rImessa mensile per la locazione e le complessive prestazioni rese dal PTV a suo favore.
 
Quei 6 milioni di euro per voi sono proprio indispensabili?
Le risorse destinate al Servizio Sanitario sono limitate. Al PTV, con la preziosa collaborazione di tutti, abbiamo impostato un impegnativo piano di rientro dal deficit aziendale. Le risorse a nostra disposizione dobbiamo utilizzarle per uno dei quadranti più in difficoltà della città. Vogliamo mantenere l’orgoglio di appartenere a uno tra i più importanti ospedali in Italia al servizio di una popolazione che ama profondamente questa struttura, che, peraltro, è già dotata di 32 posti letto di ematologia tra i più qualificati in Italia. Peraltro l’ospedale non è ancora finito e alcune importanti attività universitarie sono dislocate presso altre strutture esterne per mancanza di spazio, con ulteriori oneri economici a carico del Policlinico. In tal senso, considerato altresì che l’IME, allo stato, non sta utilizzando tutti gli spazi convenzionalmente a disposizione, abbiamo comunque chiesto ed ottenuto dallo stesso IME che, nelle more della definizione conclusiva delle criticità sopra ricordate, renda immediatamente libera la metà degli spazi attualmente occupati.
 
Quindi una parte dei locali che ospitano l’IME sono già rientrati in vostro possesso?
Una metà dei locali rientrerà in nostro possesso il 15 dicembre, e questo ci consentirà di riportare all’interno del PTV tutta l’area di psichiatria per adulti e di neuropsichiatria infantile, attualmente dislocata presso una struttura privata, con il duplice vantaggio, da un lato, di offrire alla popolazione di riferimento un’offerta di servizi di psichiatrica completa e pienamente agibile e, dall’altro, di razionalizzare le risorse tramite un deciso taglio dei costi sostenuti per l’attuale utilizzazione della struttura privata esterna. Ad anno nuovo si aprirà anche il pronto soccorso psichiatrico, grazie ad un importante investimento della Regione Lazio sulle cure psichiatriche in questo quadrante.
 
Si è fatta un’idea di come si sia potuto creare questo ingente disavanzo dell’IME?
Non ne conosco le cause né, ovviamente, compete a me proporre rimedi, in quanto, come accennavo, la complessiva governance dell’Istituto non ricade nelle competenze della Direzione Generale del PTV. L’IME è un Istituto nato, anni fa, con mission internazionale per curare pazienti dell’area mediterranea nel quadro specialistico ematologico, facendo istituzionalmente leva pertanto, quanto al finanziamento di tali attività, su risorse esterne al fondo sanitario regionale da acquisire tramite accordi e convenzioni di profilo internazionale. Ha sempre avuto altresì contributo pubblici da parte dell’Amministrazione ministeriale centrale. Inoltre, avrebbe dovuto auto-sostenersi anche in virtù di rapporti con pazienti paganti non  afferenti al SSN.
Probabilmente, ma è opinione esterna e personale, l’IME è un’organizzazione sovradimensionata, sia a livello di struttura di governance, sia a livello di organico operativo (72 unità, oltre gli organi di vertice, Presidente, Direttore Generale, Direttore Scientifico). Il PTV offre la massima solidarietà ai lavoratori dell’IME, ma non è certamente in grado di sommare il proprio disavanzo a quello dell’IME, soprattutto in un momento in cui sta chiedendo grossi sacrifici ai propri lavoratori.
 
E la Regione e il Ministero?
Immagino non sia facile per loro prendere una decisione. Presumo che queste  Istituzioni, con grande senso di responsabilità, in un momento così difficile per il paese, stiano ponderando i delicati interessi in gioco per addivenire ad una scelta che non pregiudichi oltre le risorse del SSR.
 
E il personale dell’IME?
Alcuni sono sanitari e spero che abbiamo partecipato ai concorsi che in questo momento la Regione sta espletando in occasione delle assunzioni del Giubileo. Credo che per molti di loro si potranno aprire possibilità con i concorsi che, anche per l’anno prossimo, la Regione consentirà di bandire. Spero che queste professionalità potranno reimmettersi in un processo produttivo che - superato il Piano di rientro proprio in virtù della razionalizzazione dei disavanzi aziendali - è destinato fisiologicamente a riprendere quota fuori dai vincoli e ristrettezze finanziarie di carattere straordinario. E sono certa che per l’implementazione di questo percorso non mancherà il massimo impegno dei Ministeri e della Regione.

04 dicembre 2015
© Riproduzione riservata

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