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Neuroriabilitazione: mancano 5.000 posti letto

Nei mesi scorsi numerose società scientifiche avevano giudicato inadeguato il numero di 1.200 posti letto fissati da un decreto ministeriale. Ora si uniscono al coro anche l’Aism e la Fondazione Santa Lucia di Roma: “Senza una programmazione sanitaria fatta sui reali bisogni di salute della popolazione questi pazienti finiscono per essere consegnati a una situazione di disabilità cronica”

29 MAG - Negli ospedali italiani mancano posti letto per la riabilitazione di pazienti affetti da gravi malattie neurologiche. È una delle “Priorità d’azione” indicate dall’Associazione Italiana Sclerosi Multipla (AISM) che riunisce a Roma fino a domani ricercatori da tutta Italia per l’annuale congresso scientifico.
 
Nel “Barometro della Sclerosi Multipla 2018” AISM sottolinea la necessità di un “adeguato numero di posti letto per la neuroriabilitazione oggi fissato in 1.200 su scala nazionale”. 
 
È questo infatti il fabbisogno stabilito dal ministero della Salute con un decreto del 2015. 
 
Un calcolo che nei mesi scorsi era stato giudicato inadeguato anche da diverse società scientifiche impegnate nel settore della neuroriabilitazione: la Società Italiana di Neurologia (SIN), la Società Italiana di Riabilitazione Neurologica (SIRN) e la Società Italiana di Riabilitazione Alta Specialità (SIRN). E anche dalla Federazione delle Associazioni per la Lotta all’Ictus Cerebrale (ALICe). 
 
Ora sul tema prende posizione anche la Fondazione Santa Lucia IRCCS di Roma: “Pazienti con gravi deficit neurologici hanno bisogno di percorsi di neuroriabilitazione multidisciplinari e complessi che solo strutture di neuroriabilitazione di alta specialità possono garantire”, dice Carlo Caltagirone, direttore scientifico dell’IRCCS Santa Lucia, struttura specializzata a livello nazionale nella neuroriabilitazione di alta specialità. “Senza una programmazione sanitaria fatta sui reali bisogni di salute della popolazione – prosegue Caltagirone – è inevitabile che questo tipo di pazienti finisca per essere consegnato insieme ai famigliari a una situazione di disabilità cronica. A conferma di questo, uno studio recentissimo della Ragioneria Generale dello Stato sulle tendenze di medio e lungo periodo del sistema pensionistico e sanitario ha registrato una spesa pubblica italiana per pensioni di inabilità e indennità di accompagnamento che è più che raddoppiata negli ultimi quindici anni ed è arrivata ormai a quasi 16 miliardi”.
 
Su quale possa essere un numero adeguato di posti letto si è espressa lo scorso anno la Società Italiana di Neuroriabilitazione (SIRN) nel documento “Alta Specialità in Neuroriabilitazione”. 
 
Sulla base dei dati epidemiologici forniti dallo stesso ministero della Salute e delle Linee Guida della Italian Stroke Organization la SIRN arriva a concludere che solo per garantire livelli adeguati di neuroriabilitazione ai pazienti post-ictus sarebbero necessari “4.800 posti letto oltre ai 1.365 posti letto necessari per la neuroriabilitazione dei pazienti colpiti da malattie e traumatismi del midollo spinale (paratetraplegie) per un totale di 6.165 posti letto. Ne deriva che i previsti 1.216 posti letto per la neuroriabilitazione a livello nazionale corrispondano solo al 20 percento dell’effettivo fabbisogno”. 
 
Restano escluse da questo calcolo le patologie neurodegenerative come sclerosi multipla, Alzheimer e Parkinson nonché le gravi cerebrolesioni provocate da traumi.
 
“Un altro grave ostacolo all’accesso dei pazienti in Italia a livelli adeguati di cure neuroriabilitative per gravi deficit cerebrali”, sottolinea Antonino Salvia, direttore sanitario dell’IRCCS Santa Lucia. “È dato dalle norme che stabiliscono che solo i pazienti che hanno attraversato un periodo di coma di almeno 24 ore possono essere ricoverati presso strutture ospedaliere di neuroriabilitazione di alta specialità. In realtà si possono verificare gravi danni cerebrali anche senza coma e avere pazienti usciti dal coma senza gravi danni cerebrali. Questo limite, imposto dal Ministero della Salute nel 2012, va rivisto sulla base dei dati scientifici ed epidemiologici”.

29 maggio 2018
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