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Le visite su appuntamento nulla centrano con la Medicina generale

di Enzo Bozza

07 GIU -

Gentile direttore,
la più spettacolare resa delle armi della Medicina Generale, in questi tempi, è la visita su appuntamento. Collocare i pazienti in una lista di attesa che è il pietoso scimmiottamento della medicina specialistica ospedaliera e privata. E’ esattamente quello che la medicina di base non dovrebbe essere: venir meno al ruolo di prossimità, di capillarità e vicinanza alla gente.

Sappiamo benissimo che il lavoro del medico di base è pianificato, programmato e non prevede l’emergenza, come da contratto ACN, ma regolare il traffico dei pazienti con una agenda significa non aver capito il senso e il ruolo della medicina del territorio. I problemi che indirizzano al medico di base sono improvvisi, immediati e molto spesso risolvibili in pochi minuti, con il supporto di una lunga e profonda conoscenza anamnestica dei pazienti da parte del medico che può trovare una soluzione in tempi brevissimi, anziché programmare un appuntamento che allunga di molto l’attesa dei pazienti.

La professionalità e competenza del medico in un ambulatorio di medicina generale è saper gestire il tempo della cura, da pochi minuti per una semplice impegnativa o certificato, alla mezzora per un problema più complesso in cui la relazione e le spiegazioni stabiliscono una forte alleanza con il paziente e soprattutto la sua compliance.

Stabilire i teorici quindici minuti a paziente, come da agenda di appuntamenti, significa mettere tutti sullo stesso piano clinico: uno vale uno. E la realtà clinica non è questa. Ricevere su appuntamento è una benefica autodifesa del medico, non adeguata attenzione per i pazienti: il tempo è scaduto, avanti un altro. Non funziona così, la medicina di base non può essere questo. Lo dico da anni, ma la pandemia mi ha sconfitto, perché a partire da questa, moltissimi miei colleghi hanno chiuso il libero accesso agli ambulatori e si sono affidati all’agenda.

Tra le tante cause della decadenza e crisi della medicina del territorio, la visita su appuntamento è l’aspetto più macroscopico della stanchezza, dell’autodifesa, della chiusura dei medici di base. Ma chi gioca in difesa, in genere, ha già perso la battaglia. Non sono io a dirlo, ma moltissimi pazienti. Io lavoro come medico di base in due paesi limitrofi del Cadore, in montagna.

Queste zone sono di vocazione turistica e capita spesso il paziente in vacanza proveniente da Venezia, Padova, Treviso o altre realtà cittadine e l’affermazione è sempre la stessa: ma come, lei riceve liberamente? Io avrei bisogno delle analisi e il mio medico mi ha dato appuntamento tra due settimane. Ma veramente, lei visita a domicilio? Non si usa più. In queste ripetute affermazioni, si coglie un solo aspetto: la distanza tra cittadino e medico, quelle porte chiuse dell’ambulatorio che dovrebbe essere il primo e più vicino contatto con l’assistenza pubblica. Altro punto di forza della nostra realtà montana è la gestione della cronicità a casa dei pazienti.

E’ il campo di maggior impegno della medicina del territorio, la senescenza della popolazione è un aspetto prioritario e conta moltissimo la collaborazione con il Distretto Sanitario di Base. In Cadore, abbiamo la grande fortuna di poter contare sull’impegno e la collaborazione di un medico responsabile di distretto, come l’ottima dottoressa Giusi Da Pra e la Capo infermiera Bruna Piccin, con le quali ogni problema di assistenza diventa una prontissima soluzione e uno scambio continuo di esperienze.

Flessibilità, competenza e risposte rapide, anche nella relazione con gli ospedali locali dove la mediazione della dottoressa Da Pra è preziosissima. L’efficacia è tutta qui: essere in prima linea ma con le spalle coperte da un ottimo distretto sanitario. Poter disporre di ausilii, di assistenza domiciliare integrata, di assistenza sociale, di prelievi ematici al domicilio, di medico palliativista sul territorio, infermiera al domicilio per le medicazioni e poter aggiustare il tiro di giorno in giorno, avendo sempre a disposizione un interlocutore distrettuale pronto e competente, è la vera forza e il senso della medicina del territorio.

A tutti i miei colleghi in crisi di identità, ricordo le parole di Albert Camus: siate realisti, chiedete l’impossibile. Agli scettici, un’altra riflessione, quella di Albert Einstein: chi dice che non è possibile, non dovrebbe disturbare chi ce la sta facendo.

Enzo Bozza

Medico di base a Vodo e Borca di Cadore (BL)



07 giugno 2023
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