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Le cure della sofferenza siano urgentemente uno standard ospedaliero

di Marco Ceresa

15 NOV - Gentile Direttore,
ottenere il controllo della sofferenza severa è sempre vissuto dal malato come una vera emergenza. Infatti qualunque sia la malattia sottesa, acuta, cronica od inemendabile, il soffrire spaventa perché può divenire spesso intollerabile; eppure al giorno d’oggi, se vi fosse personale dedicato, avremo modo di controllarlo efficacemente in tutti i luoghi, ma così ancora non è.

Peraltro le cure del dolore sono definite da tempo un Livello Essenziale di Assistenza in tutti i setting di cura, inclusi i nosocomi, ma in effetti la loro presenza è ancora a macchia di leopardo, con enormi differenze regionali ed anche intraregionali fra centri diversi, essendo spesso basata di fatto sulla tradizione del presidio, o sulla sensibilità di singoli dirigenti… in grave disapplicazione sia della legge 38/2010 che dei LEA del 2017. Ciò può accadere ancora, a causa della piena vigenza di quegli standard cogenti, imposti dal DM 70 del 2015, che avevano cancellato le Cure Palliative dal novero delle discipline ospedaliere, incuranti della violazione dei dettami della già citata L.38/2010 che invece le prevedeva. Fra le altre cose la legge 38 aveva imposto ovunque la rilevazione del dolore come se fosse un parametro vitale , ma questo a che serve se poi non vi è in servizio il personale atto al suo effettivo trattamento?

Finalmente è attualmente in corso la revisione del DM70/2015, “Regolamento degli Standard Ospedalieri”, la cui priorità dovrebbe essere colmare le carenze, soprattutto quelle applicative dei LEA, fra le quali vi sono certamente le cure del dolore in ambito nosocomiale (quelle territoriali sono normate dal DM77/2022).

Il trattamento adeguato della sofferenza che può rilevarsi nel corso dei ricoveri, in molteplici fasi di diverse malattie, dovrebbe essere fatto rientrare con urgenza nei nuovi standard ospedalieri, essendo proprio la sofferenza, una compagna di viaggio terribile delle inevitabili patologie umane.
Peraltro curare il dolore nei casi ordinari è relativamente facile ed a basso costo; anche l’adeguamento normativo necessario, disatteso in tanti anni, potrebbe essere semplice.

A questo punto, senza attendere la complessa e lunga revisione dell’intero DM 70/2015, sarebbe sufficiente sin da ora, tradurre in standard ordinario con decreto ad hoc, quelli che sono i chiari dettami dei LEA del 2017, atti a garantire durante il ricovero ordinario la presenza di Terapia del Dolore e di Cure Palliative (art 38 comma 2), definendo la presenza di piccoli team dedicati che se ne occupino a tutto tondo, almeno in prima istanza.

Infatti la cura della sofferenza è una necessità trasversale delle varie patologie e delle loro fasi.
Va ricordato che, dimettere un paziente dall’ospedale senza dolore, o comunque con avviato un percorso per controllarlo, significa certo migliorarne la qualità di vita, con risparmio di sofferenze, ma anche di risorse, per limitazione di successivi ricoveri causati da dis-controlli sintomatologici evitabili.

Non soffrire è un diritto fondamentale dell’uomo e non andrebbe disatteso, ne va della dignità dell'esistenza umana che può davvero essere messa in discussione da gravosi intollerabili stati di sofferenza non controllati....

Marco Ceresa
Medico

15 novembre 2023
© Riproduzione riservata

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