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Considerazioni sullo stato della sanità e delle liste d’attesa

di Lucio Mango

24 MAR -

Gentile Direttore,
“La piattaforma nazionale per il monitoraggio delle liste d'attesa ancora non c'è, l'Agenas doveva metterla in moto ma non l'ha fatto. Nel decreto che la prevede manca inoltre una parte relativa sia alla parte economica sia a quella normativa. Il disegno di legge 1241 collegato al decreto in questo momento è fermo in Senato, ma il presidente della Commissione Sanità Zaffini ha annunciato che entro febbraio sarà in Aula”.

Queste le parole del Presidente dell’Ordine dei Medici di Roma, Magi, alla trasmissione di Rai3 “Elisir” il 28 febbraio scorso, quindi comunque già ben oltre il termine citato dal Sen. Zaffini, che appunto annunciava che entro febbraio sarebbe stato in aula, cioè già licenziato dalla Commissione Sanità da lui presieduta.

Ma il sito del Senato (https://www.senato.it/leg/19/BGT/Schede/Ddliter/comm/58536_comm.htm) ci dice che il disegno di legge è ancora in discussione in commissione e quindi ancora deve approdare in aula del Senato e poi andare alla Camera e poi e poi e poi. Ricordo mestamente che il Ministro Schillaci ha presentato il DDL il 24 settembre! Se si fosse trattato di un disegno di legge diciamo così ordinario, forse questo lungo iter non avrebbe sorpreso, ma queste iniziative erano state già in maniera roboante annunciate in una conferenza stampa del Ministro ormai di quasi un anno fa (era il 7 giugno del 2024) alla presentazione del decreto legge n. 73 “Misure urgenti per la riduzione dei tempi delle liste di attesa delle prestazioni sanitarie”, convertito nella legge 107 del 29 luglio 2024, dove affermava di aver risolto il problema delle liste d’attesa appunto per mezzo dei provvedimenti contenuti nel decreto legge. Alla faccia delle “misure urgenti” queste non stanno ancora producendo gli effetti annunciati a causa innanzitutto dei ritardi nell’emanazione di tutti i Decreti attuativi. Schillaci quindi si vedeva costretto a ideare questo “nuovo” dispositivo, questo DDL, denominato appunto “Misure di garanzia per l'erogazione delle prestazioni sanitarie e altre disposizioni in materia sanitaria”. Chissà perché ha ritenuto di dover trasformare le “misure urgenti” in “misure di garanzia”, dove sarà finita l’urgenza?

Intanto subito fa riferimento a “recenti” dispositivi di legge del 2017, 2019 e 2020! Fa anche riferimento (Art.1 c.5) all’offerta degli erogatori privati accreditati, previa stipula degli accordi contrattuali previsti dall’articolo 8-quinquies del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502. Vale la pena ricordare che questi accordi contrattuali in realtà non esistono. Sono stati infatti sostituiti per prassi regionale dallo storico delle prestazioni applicando dei tetti di spesa; una volta esauriti i tetti (cosa che in genere avviene poco dopo l’estatate) le strutture private “accreditate” forniscono le prestazione a pagamento direttamente dalle tasche dei cittadini. Tutto ciò senza una discriminante sul tipo di prestazioni prestate, indipendente dal fatto se le strutture pubbliche necessitino o meno di queste prestazioni, in barba agli “accordi contrattuali” che invece dovrebbero prevedere la richiesta al privato solo di quelle prestazioni che il pubblico fatica a erogare, per i più svariati motivi.

Il Ministro Schillaci in un’altra occasione, la presentazione del 21° Rapporto sull'attività ospedaliera in Italia presso il Censis, aveva affermato che il privato “convenzionato” sono un tutt’uno integrato col pubblico. La partecipazione del Ministro, ad un evento organizzato da erogatori privati, al di là di una cortesia istituzionale, ha invece manifestato la volontà di questo governo di favorire, anzi incentivare, l’apporto degli erogatori privati a un SSN, con lo svilimento dei suoi fini istituzionali, in particolare quando ha detto che andava incentivato l’acquisto di prestazioni da parte dei privati. Si ha come l’impressione che il Sistema Sanitario Nazionale non possa fare a meno del privato accreditato. Insomma un prodotto, destinato a fare da mero supporto della sanità pubblica si sta avviando ad essere un pilastro dello stesso sistema, fin quasi a sostituirlo, decretandone la fine!

Questa deriva è molto pericolosa se il privato prende il sopravvento, possiamo dire addio all’articolo 32 della Costituzione! Possiamo dire addio alla prevenzione! E’ infatti noto che nell’attività del privato accreditato non c’è spazio alla “non malattia”, se non c’è il malato non c’è la prestazione, non c’è il guadagno. E, nell’ottica dello “scopo di lucro” che anima l’imprenditoria privata, a fare prevenzione e ricercare mezzi utili al generare salute non si guadagna, si spende e basta!

"È un problema grosso che va contro l'articolo 32 della Costituzione, il quale prevede che tutti i cittadini debbano avere subito garantito il Servizio sanitario nazionale" ha poi detto il presidente dell'Ordine dei Medici di Roma alla trasmissione “Elisir”, parlando della prospettiva di un numero sempre maggiore di interventi privati pagati a spese dei cittadini.

Lucio Mango

Docente di Management Sanitario-Università degli Studi Internazionali di Roma (UNINT)



24 marzo 2025
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