Il Futuro delle Professioni Sanitarie: una visione per il 2030
di Renzo Ricci
09 APR -
Gentile direttore,
le professioni continuano a rappresentare un elemento fondamentale per le dinamiche del nostro sistema sanitario, ma la loro struttura e il loro ruolo stanno cambiando. Il modello classico del professionalismo, ereditato dal secolo scorso, che prevedeva da una parte chiari monopoli funzionali e operativi (i confini tra le professioni) e dall’altra l’autogoverno dei professionisti anche quando inseriti in contesti organizzativi complessi, si indebolisce visibilmente, pur rimanendo il paradigma di riferimento per attori sociali e istituzioni.
A minare, secondo alcuni irreversibilmente, l’impianto del professionalismo concorrono molti fattori spesso interconnessi, ma almeno due assumono particolare importanza per lo sviluppo della riflessione che viene qui proposta. Il primo è la moltiplicazione delle pratiche e dei saperi specializzati che inflaziona il terreno delle professioni istituzionalizzate riducendo la portata del professionalismo e delle sue implicazioni. E’ evidente come uno scenario caratterizzato da trentuno professioni non possa replicare strutture e significati tipici di un mondo dominato da poche professioni con domini distanti e ben definiti. Il secondo attiene alle conoscenze che sono alla base di ciascuna professione e all’impatto della tecnologia, non solo nella concreta erogazione dei servizi, ma anche e soprattutto nel mediare la relazione tra i professionisti e il sapere stesso.
A fronte di questo gli operatori sanitari del futuro dovranno padroneggiare competenze tecnologiche avanzate, incluse l'analisi dei dati e l'interazione consapevole con l'intelligenza artificiale (IA). Il task-shifting, spesso causa di timori e perplessità fra i professionisti, sarà progressivamente accettato e integrato grazie al supporto di algoritmi evoluti capaci di assumere compiti specifici del processo sanitario.
La collaborazione interdisciplinare sarà essenziale. I professionisti sanitari lavoreranno in sinergia con ingegneri, data scientist e altri esperti per sviluppare soluzioni innovative volte al miglioramento della qualità dell'assistenza sanitaria. Questo approccio faciliterà l'emergere di nuove professioni e specializzazioni, ampliando il panorama delle opportunità lavorative.
La telemedicina, che ha già mostrato la sua importanza durante la pandemia di COVID-19, diventerà una prassi consolidata, evolvendo verso la "telepresenza". I pazienti potranno così beneficiare di consulenze a distanza, migliorando l'accessibilità e il supporto anche dei caregiver. Parallelamente, dispositivi indossabili e applicazioni di monitoraggio consentiranno di gestire in modo continuativo la salute delle persone, prevenendo situazioni di emergenza e riducendo accessi inappropriati ai servizi ospedalieri.
In questa prospettiva i professionisti e la loro formazione dovranno cambiare. Sarà imprescindibile che le Università adattino i loro curricula formativi, inserendo discipline quali filosofia ed etica applicata alle nuove tecnologie, garantendo una preparazione completa dei futuri operatori. Parallelamente, l’adozione delle nuove tecnologie richiederà attenzione particolare agli aspetti etici e alla privacy. Saranno necessarie norme rigorose per garantire sicurezza e riservatezza dei dati sensibili, mentre l'uso responsabile dell’IA dovrà evitare il rischio di distorsioni sistematiche e discriminazioni.
Nonostante l’incremento della tecnologia, il rapporto umano resterà centrale nelle professioni sanitarie. Competenze interpersonali come l'empatia, uno stile di comunicazione efficace e l'ascolto attivo saranno sempre più valorizzate al pari delle competenze tecniche, costituendo elementi chiave per la qualità del servizio e la soddisfazione dei pazienti.
Per affrontare efficacemente tali sfide dovremo immaginare professioni sanitarie "a banda larga", che sfidino la tradizionale definizione rigida e la creazione di ecosistemi sanitari capaci di mettere in rete competenze, dati e risorse, superando logiche obsolete e frammentate.
La sanità del futuro dovrà essere più adattiva, resiliente e personalizzata. Sarà fondamentale ripensare i ruoli professionali, ma anche i modelli organizzativi e la governance del sistema sanitario.
Il compito di gestire le organizzazioni professionali sarà piuttosto diverso, passando da una burocrazia professionale ad una burocrazia tecnologica, dove l’appiattimento delle gerarchie, la decentralizzazione, la multi-professionalità costringeranno i manager ad una nuova sfida con artefatti proposti dal mercato e dall’industria.
Infine, la formazione continua rappresenterà un pilastro imprescindibile per preparare adeguatamente i professionisti di domani alle sfide emergenti. Le istituzioni sanitarie dovranno investire non solo in tecnologie, ma anche nella valorizzazione delle competenze umane, assicurandosi che l'innovazione tecnologica rimanga sempre uno strumento al servizio della persona e mai il contrario.
Renzo Ricci
Direttore di Dipartimento Professioni Tecnico-sanitarie e della Riabilitazione
09 aprile 2025
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