Ddl Professioni sanitarie, ristabilire il ruolo dell’Assemblea degli iscritti negli Ordini
di Fabio Bracciantini
11 APR -
Gentile Direttore,con il via libera al DDL recante “Disposizioni in materia di prestazioni sanitarie” da parte della Commissione Bilancio del Senato - e in particolare alla luce dell’Articolo 13 - si apre una riflessione doverosa sul ruolo e sull’equilibrio istituzionale all’interno degli Ordini.
La modifica prevista all’articolo 3 del D.Lgs. del Capo provvisorio dello Stato 13 settembre 1946, n. 233, assegna al Consiglio Direttivo dell’Ordine la competenza esclusiva nell’approvazione del bilancio preventivo, del conto consuntivo e della tassa annuale di iscrizione (TIA), sottraendo di fatto tali atti all’approvazione dell’Assemblea degli iscritti, che oggi rappresenta il massimo organo deliberativo. Pur riconoscendo l’intento di semplificare e razionalizzare i processi decisionali, non possiamo ignorare il vulnus che una simile norma rischia di infliggere al principio della rappresentanza democratica.
L’Assemblea degli iscritti non è un ente meramente formale: è la sede istituzionale in cui si realizza la partecipazione attiva degli iscritti alla vita dell’Ordine, un luogo di confronto, trasparenza e legittimazione delle scelte gestionali e contabili. Esautorare l’Assemblea dal voto sul bilancio significa quindi privare gli iscritti della possibilità di esercitare un controllo diretto su atti fondamentali per la vita dell’ente, aprendo così a un potenziale squilibrio tra potere esecutivo e funzione di indirizzo politico-istituzionale. In tal senso il rischio è duplice: da un lato si compromette il principio costituzionale di democraticità e partecipazione che dovrebbe animare ogni ente pubblico non economico e dall’altro si crea un precedente che potrebbe riverberarsi anche in ambito federativo, delegittimando progressivamente il ruolo dei Consigli Nazionali.
Appare apprezzabile il tentativo di introdurre una “disposizione di garanzia” che consente ricorso all’Assemblea contro i provvedimenti del Consiglio direttivo in materia di bilancio e TIA. Tuttavia tale misura rischia di assumere un carattere meramente correttivo e non risolutivo. Il ricorso è infatti successivo all’adozione degli atti e presuppone un disallineamento già verificatosi, laddove sarebbe più coerente mantenere la partecipazione attiva dell’Assemblea.
La partecipazione non è un ostacolo al buon governo, ma una sua condizione essenziale, ed è la democrazia rappresentativa - anche se imperfetta - a rendere legittima ogni azione amministrativa, soprattutto quando si tratta della gestione delle risorse economiche e della definizione di oneri a carico degli iscritti. Tanto più ciò vale per gli Ordini delle professioni sanitarie, che il nostro ordinamento riconosce come organi sussidiari dello Stato al fine di tutelare gli interessi pubblici connessi all’esercizio professionale. In questa prospettiva la corretta articolazione dei poteri interni e il bilanciamento tra organi esecutivi (come i Consigli Direttivi) e assembleari (come l’Assemblea degli iscritti), rappresenta un elemento imprescindibile per garantire non solo il buon funzionamento dell’ente, ma anche la piena coerenza con la funzione pubblica assegnata agli Ordini. La riduzione del ruolo dell’Assemblea indebolirebbe quindi la dimensione partecipativa che giustifica e legittima l’agire dell’Ordine come soggetto al servizio dell’interesse generale, e non come mera struttura amministrativa autoreferenziale.
Confido che il confronto istituzionale possa ancora correggere gli aspetti critici della norma in fase di passaggio parlamentare e che si possa riflettere con attenzione sull’opportunità di mantenere saldo il principio della partecipazione democratica e dell’equilibrio tra organi elettivi e assembleari, in piena coerenza con i valori costituzionali su cui si fonda la Repubblica.
Fabio BracciantiniPresidente OFI Toscana Centro
11 aprile 2025
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