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27 APRILE 2025
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Giovani, siate i protagonisti della costruzione del vostro futuro  

di Emilio Cariati

15 APR - Gentile Direttore,
il nostro Servizio Sanitario Nazionale è quotidianamente oggetto di analisi e celebrazione da parte di numerosi esperti, che si occupano della sua lenta agonia. Osservatori attenti, attraverso vari media online, cercano di evidenziare le criticità del sistema e, in alcune occasioni, propongono soluzioni per ripristinare il diritto alla salute, sempre più minacciato.

Recentemente, il professor Cavicchi ha contribuito al dibattito con il suo articolo “L’aziendalismo rompe l’alleanza tra società e sanità”, richiamando alla memoria gli errori del passato che hanno portato a questo deterioramento del SSN. Infatti, quando si privilegiano fattori diversi dalla salute come bene primario, si corre il rischio di compromettere non solo la Costituzione ma anche il benessere sociale e ambientale, contribuendo così a un aumento della violenza negli ambiti sanitari.

La violenza di questo particolare momento storico è alimentata da uno sviluppo tecnologico incessante che ha significativamente ridotto i rapporti umani; pertanto, è fondamentale ripristinare le interazioni sociali quotidiane. È ancora sorprendente osservare come anche in contesti come quello ecclesiastico le strette di mano siano diventate rare, quasi a suggerire che l'impatto delle relazioni umane stia subendo una trasformazione preoccupante.

Il diritto alla salute non sembra occupare una posizione rilevante nella coscienza collettiva, e anche i giovani maggiorenni manifestano un certo disinteresse nei confronti di questa questione. Molti di loro si dedicano a vivere appieno la propria giovinezza, immersi in relazioni affettive, aperitivi e momenti di spensieratezza, tornando a casa solo a tarda notte. Questo stile di vita altera il normale funzionamento del loro orologio biologico e contribuisce allo sviluppo di caratteri poco predisposti alla convivenza sociale, rendendoli vulnerabili alle prime difficoltà della vita.

È fondamentale comprendere che l'esistenza umana è costellata da sfide di ogni tipo, non limitandosi soltanto alla malattia. Come possiamo nutrire speranze per un futuro migliore quando i giovani, che saranno la futura classe dirigente, conducono una vita improntata allo studio ma distaccata dalle questioni concrete della realtà, come se fossero isolati in una dimensione parallela? Non esiste ancora una consapevolezza adeguata da parte dei giovani riguardo ai problemi reali; coloro che dovrebbero essere protagonisti nella costruzione delle città del domani sembrano trascurare tali tematiche. Inoltre, è preoccupante constatare che alcuni di loro si rendono autori di atti di violenza inaccettabile, come nel caso dei femminicidi, spesso scaturiti da un semplice rifiuto da parte di una coetanea.

La speranza risiede nei giovani, a condizione che siano capaci di riconoscere l'opportunità di diventare protagonisti nella costruzione del proprio futuro. Diamo significato alla nostra esistenza: siate protagonisti del vostro tempo, promuovendo idee sane che contribuiscano a edificare l'albero della vita, dove possiate realmente diventare rami d'amore sui quali far sventolare i veri valori della vita, piuttosto che diventare schiavi di una tecnologia sostenuta da un'economia chiusa che ostacola la crescita di questo tessuto umano e sociale, impedendo la formazione di nuove famiglie quale naturale scopo della nostra esistenza. È fondamentale porre la vita umana al centro di ogni interesse sociale e culturale, reprimendo ogni forma di violenza che soffoca la natura e le persone.

È essenziale ripristinare quell'attenzione e quell'amore che definiscono la nostra esperienza umana, riportando al centro il senso di solidarietà che sembra essere ormai quasi dimenticato. Ogni giorno, da nord a sud, è una continua via crucis. È giunto il momento di adottare un approccio operativo e concreto nei confronti della grave crisi che affligge il prestigioso Servizio Sanitario Nazionale italiano, il quale ha perso la sua essenza originaria limitandosi a mantenere soltanto il nome. I venti sistemi regionali distinti condividono solo la violenza ma non certamente il senso di cittadinanza e di Patria.

Emilio Cariati
Infermiere

15 aprile 2025
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