Gentile Direttore,
uno studio recente dell’Università di Genova rivela che su un campione nazionale di 3.200 infermieri, uno su tre è a rischio burn out. Una ricerca internazionale (National Academies of Sciences, 2019) sostiene inoltre che la causa del rischio burn out risieda fondamentalmente nella consapevolezza di non poter svolgere al meglio il proprio lavoro.
Sono due gli indicatori principali di questo rischio: lo stress emotivo e lo stress morale. Sullo stress emotivo si è già ampiamente dibattuto, soprattutto dopo l’esperienza del Covid, meno nota è invece la condizione di stress morale, una forma di disagio psicologico che può manifestarsi quando l’infermiere, sebbene consapevole dell’azione giusta da compiere per il bene del paziente, non può però metterla in atto per motivi del tutto estranei alla propria volontà. La consapevolezza “delle cure mancate” innesca, quindi, un conflitto etico tra ciò che l’infermiere ritiene moralmente giusto fare e ciò che può effettivamente fare, togliendo dignità alla professione, ostacolando la soddisfazione personale e la realizzazione professionale.
L’aver-cura (caring) è l’essenza del nursing e va ben oltre il semplice “prendersi cura” in senso tecnico. Il caring è un atto morale e come tale ha un altissimo costo in termini di responsabilità, compassione e riconoscimento della dignità dell’altro.
Per queste ragioni, è fondamentale riconoscere l’importanza della ricerca in etica clinica, che il CIREI (Centro Interuniversitario per la Ricerca sull’Etica Infermieristica) intende sviluppare e sostenere. Il CIREI nasce grazie alla convenzione tra quattro atenei: Università degli Studi di Genova, Università Tor Vergata, Università Vita-Salute San Raffaele e Università Humanitas, con l’obiettivo principale di promuovere una cultura etica all'interno della professione infermieristica e di contribuire a un’assistenza infermieristica sempre basata sui più alti standard etici, mettendo al centro il benessere dei pazienti.
In un momento in cui stiamo sperimentando una drammatica mancanza di infermieri, l’intento del CIREI non è solo quello di indagare gli esiti negativi della crisi, come appunto il disagio morale, ma è quello di valorizzare il contributo insostituibile e positivo, dell’assistenza infermieristica. Per questo, il primo studio nel quale siamo già impegnati, è rivolto al valore della dignità, un concetto che noi intendiamo studiare con metodi empirici.
Infine, ci piace pensare che il lavoro del CIREI possa essere un contributo offerto dalla componente accademica della professione, nei confronti dei tanti colleghi impegnati sul campo. È diventato urgente capire in che condizioni reali vivano infermieri e pazienti e come sia possibile migliorare la relazione, garantendo dignità ai pazienti e familiari e recuperando la dignità di una professione che mette al centro la persona e garantisce il diritto a cure adeguate nel rispetto, non solo del corpo malato, ma dell’unicità del paziente.
Oggi non esistono molti studi empirici su un tema come quello della dignità dei pazienti e della professione, né scale di misurazione validate. Per questo lo studio Dignity4Nurse ha una impostazione mista, qualitativa e quantitativa, coinvolgendo nella sua realizzazione i protagonisti principali: infermieri, pazienti e familiari. Vogliamo studiare e applicare gli strumenti adeguati a comprendere in che modo gli infermieri riescano ad erogare cure buone, giuste ed eticamente fondate.
A fine turno, la consapevolezza di aver compiuto le scelte eticamente giuste per il paziente, produce gratificazione, soddisfazione e affiliazione, che sono indicatori scientificamente provati, l’esatto contraltare di quei due indicatori che abbiamo citato in apertura: lo stress emotivo e lo stress morale.
Prof.ssa Annamaria Bagnasco,
Prof. Duilio F. Manara,
Università Vita-Salute San Raffaele