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15 GIUGNO 2025
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Liste di attesa non si affrontano con repressione e ritorsione ma con una forte strategia regionale multidimensionale 

di Mario Alparone

14 MAG -

Gentile Direttore,
diverse volte mi sono intrattenuto sulla necessità di affrontare il tema delle liste di attesa con logiche e strategie che fossero innanzitutto basate sulla gestione dell’appropriatezza delle prestazioni e della presa in carico piuttosto che con i soli e soliti interventi di aumento dell’offerta, anche con prestazioni erogate extra orario istituzionale, che sono inefficaci e dannosi perché non risolvono il problema come dimostrato dalle diverse campagne che si susseguono da anni dal covid in poi.

L’ultima iniziativa di Regione Lombardia di coinvolgere i NAS nelle verifiche mi ha fatto poi riflettere ulteriormente sul tema.

La gestione dei #tempidiattesa ed il rispetto delle norme di trasparenza ed equità di accesso dipendono da una serie di fattori la cui responsabilità non può ricadere solo sulle direzioni degli ospedali e delle asl: solo per citarne alcuni :

- innanzitutto, come più volte ripetuto e dimostrato bisogna agire sul lato della domanda e non solo dell’offerta (lato erogativo). Su questo fronte per garantire appropriatezza vanno ingaggiate più figure professionali a partire dai MMG che non dipendono gerarchicamente dalle strutture erogative ed hanno un importante ruolo in questo senso, per la costruzione e conduzione di percorsi di presa in carico.

- I professionisti medici delle strutture erogative pubbliche devono garantire un corretto equilibrio tra libera professione ed attività istituzionale. Su questo si le direzioni aziendali hanno delle precise responsabilità. Basta poi non sentirsi tirati dalla giacchetta se ci sono ampi dissensi interni di medici che arrivano al punto di preferire una attività professionale fuori dalle mura

- la gestione poi degli slot e dell’offerta va garantita a livello di raggruppamento di aziende e va spiegato ai pazienti che non si può e non si deve sempre pretendere l’esecuzione di prestazioni nell’ospedale più vicino. In questo senso e’ molto importante l’azione di programmazione regionale e provinciale per verificare che a livello locale su tutte le prestazioni da garantire (almeno le 69 del PNGLA) vi sia una adeguata offerta. Fino ad ora tale programmazione è stata insufficiente. Le richieste sono state di incremento indifferenziato dell’offerta a ciascun operatore.

- la realizzazione di infrastrutture tecnologiche di gestione dei tempi di attesa e della domanda di prestazioni del territorio i cui investimenti travalicano per dimensioni e ambito di responsabilità le dimensioni aziendali e dipendono da realizzazioni regionali.

Solo l’insieme di queste logiche può migliorare un utilizzo ora inefficace delle risorse e calmierare se non risolvere il tema. Queste azioni e leve dipendono però da una strategia complessiva regionale e nazionale e non solo dall’iniziativa dei singoli erogatori.

Ecco perché sono perplesso quando vedo che:

- si pongono obiettivi di riduzione solo ai direttori degli ospedali e delle asl con clausole contrattuali risolutive

- si prevedono meccanismi sanzionatori in capo a questi e strumenti e responsabilità di verifica di autorità nazionali su quelli regionali

- il controllo della normativa viene addirittura condiviso con le autorità di pubblica sicurezza, che dovrebbero intervenire nella verifica delle situazioni di mancato rispetto delle norme non a surrogare o complementare responsabilità ordinarie.

Mi dispiace non penso sia la strada giusta. Va compreso che il fenomeno delle liste di attesa non si affronta con meccanismi di repressione e ritorsione ma con un lavoro organizzativo a più livelli che necessita di una forte strategia regionale multidimensionale.

Mario Alparone

Già direttore generale di aziende sanitarie



14 maggio 2025
© Riproduzione riservata

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