Striscia di Gaza: il tempo dell’indifferenza è finito
di Marina Davoli
10 GIU -
Gentile Direttore,
l’Associazione Alessandro Liberati, da sempre impegnata nella promozione di una medicina basata su prove, giustizia e diritti, rilancia con urgenza il proprio appello a professionisti sanitari, istituzioni e società civile per una presa di posizione chiara e responsabile di fronte alla crisi umanitaria in corso nella Striscia di Gaza.
Dopo oltre sette mesi di conflitto, i dati sono inequivocabili. Secondo un recente aggiornamento pubblicato su The Lancet (6 giugno 2025), tra ottobre 2023 e aprile 2024 sono state colpite 645 strutture sanitarie, tra cui ospedali, ambulanze e ambulatori. Almeno 727 operatori sanitari sono stati uccisi e oltre 198.000 feriti non hanno accesso a cure adeguate. Il sistema sanitario è crollato: solo pochi ospedali parzialmente funzionanti, scarsità cronica di farmaci, anestetici e presidi essenziali, condizioni igienico-sanitarie disastrose. A questo si aggiunge l’impatto devastante sulla salute mentale e fisica della popolazione civile, in particolare donne e bambini.
In
un editoriale pubblicato su BMJ (7 giugno 2025), Kamran Abbasi, direttore della rivista, scrive con parole inequivocabili: “I professionisti sanitari di tutto il mondo non possono più tacere. Il silenzio è complicità. Gli attacchi contro gli operatori sanitari e le strutture mediche rappresentano una violazione diretta del diritto internazionale umanitario. La neutralità medica è sacra e inviolabile”.
Questa posizione non è nuova, ma oggi assume un’urgenza radicale. Perché nella guerra di Gaza non sono solo le vite dei civili a essere distrutte: è l’idea stessa di cura ad essere sotto attacco. La distruzione sistematica di ospedali, la morte di medici e infermieri, l’impedimento all’ingresso degli aiuti non sono effetti collaterali del conflitto, ma esiti prevedibili e sistematici di una strategia che mina i principi fondamentali della medicina.
Per questo, l’Associazione Alessandro Liberati invita:
- Tutti i professionisti sanitari a esprimersi pubblicamente, nei propri contesti lavorativi e scientifici, per denunciare l’inaccettabilità della violazione del diritto alla salute.
- Le società scientifiche e gli ordini professionali a prendere posizione, come già avvenuto in altri Paesi, contro l’attacco alle strutture sanitarie.
- Le istituzioni italiane ed europee a chiedere un cessate il fuoco immediato, la protezione del personale sanitario e l’accesso umanitario senza condizioni.
- I media a mantenere alta l’attenzione sulla dimensione sanitaria del conflitto, evitando narrazioni parziali o anestetizzanti.
Non possiamo più separarci da ciò che accade a Gaza. Le nostre competenze, il nostro sapere, la nostra etica ci obbligano a essere presenti, vigili, e solidali. Non si tratta di scegliere da che parte stare in un conflitto: si tratta di scegliere se restare umani.
Marina Davoli
Presidente Associazione Alessandro Liberati Cochrane affiliate Centre
10 giugno 2025
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