Gentile direttore,
prendendo le mosse dal dibattuto DM 418 del 30 maggio di quest’anno, che ha riformato l’accesso a Medicina, questo testo intende inserirsi in una riflessione più ampia sulle sfide che le professioni sanitarie si trovano ad affrontare. Come sottolineato in diversi contributi, la riforma — che può comportare l’ingresso di studenti in Corsi di Laurea delle professioni sanitarie ex lege 251/00 per mancanza di alternative — mette in evidenza una situazione di difficoltà che va ben oltre la questione del testo ministeriale in sé.
È quindi importante partire da questo punto per affrontare una questione più generale: la scarsa valorizzazione delle professioni sanitarie ex lege 251/00 , dal punto di vista formativo, professionale e culturale nonostante che siano passati 25 anni dall’approvazione di questa legge, madre di tutte le norme per la riforma delle professioni sanitarie.
È quindi corretto sottolineare le criticità di una misura che, di fatto, sembra dirottare sulle professioni sanitarie una quota di studenti esclusi dalla facoltà di Medicina. Ma questo è solo l’ultimo tassello di una situazione che richiede una valutazione ben più profonda, perché le difficoltà delle professioni sanitarie ex lege 251/00 nascono da una situazione strutturale di lunga data — una situazione che la riforma ha reso, se possibile, ancor più evidente.
È perciò importante affrontare in modo organico le sfide che il settore si trova a vivere, riprendendo quanto a suo tempo sottolineato dai rappresentanti ordinistici, scientifici e sindacali di queste professioni sanitarie e da diversi addetti ai lavori.
Un ritratto delle professioni sanitarie ex lege 251/00 oggi
A questo si somma una carenza di personale, che grava sulle équipes, aumentando i carichi di lavoro, i turni e lo stress correlato (Journal of Nursing Scholarship, 2021). Un circolo vizioso che, a sua volta, produce una situazione di malessere professionale, assenteismo per malattia e difficoltà a mantenere in organico le forze necessarie per gestire i servizi. È una situazione che richiede una riforma organica, perché, senza una strategia di ampio respiro, le difficoltà andranno ad aggravarsi.
La questione delle carriere e della formazione
È necessario ricordare che queste professioni sanitarie non vivono solo di pratica clinica, ma anche di organizzazione, ricerca, docenza e management. La normativa, dal 251/2000 al DM 270/04, ha teoricamente aperto spazi di progressione, ma nella pratica le posizioni per una piena valorizzazione delle competenze acquisite restano scarse (The Lancet, 2016).
È per questo che il modello formativo 3+2 sembra non essere più in grado di rispondere alle sfide attuali. L’introduzione delle Lauree specialistiche per singola professione, rappresenta un’ottima soluzione, ma difficilmente implementabile in tutte le Classi di Laurea e in tutte le professioni. Un percorso di studi più robusto, di almeno 4 o 5 anni, che comunque non esclude un iter di specializzazione, consentirebbe di formare professionisti con una livello di competenze più avanzate, senza la necessità di ricorrere a percorsi formativi post base dal contenuto formativo non sempre omogeneo.
Secondo gli scriventi è quindi auspicabile, una riforma dei piani di studio, che includa una base formativa iniziale comune per le professioni sanitarie e che poi si specializzi gradualmente (WHO, 2020).
Un altro paradosso: la situazione universitaria
È paradossale che, nonostante queste professioni sanitarie richiedano una formazione avanzata, le posizioni apicali a livello universitario siano quasi esclusivamente ricoperte da figure che provengono da altri settori, come la medicina o la biologia.
È una situazione che limita l’autonomia delle professioni, ostacolando lo sviluppo di una cultura accademica propria e privandole di una piena rappresentatività all’interno delle università (The Lancet, 2016).
È quindi fondamentale aumentare la rappresentanza delle professioni sanitarie ex lege 251/00 a livello accademico, per garantire che le scelte formative siano orientate dalla conoscenza diretta delle sfide che questo settore deve affrontare.
Verso una riforma strutturale
È quindi il momento di ripensare in modo organico l’assetto delle professioni sanitarie infermieristiche, tecniche, della riabilitazione, della prevenzione e della professione di ostetrica.
È importante:
Sono sfide difficili, che richiedono una volontà di riforma, una condivisione delle scelte e una graduale implementazione.
È importante che questo dibattuto non resti una questione di addetti ai lavori, ma diventi una priorità per l’intero Servizio Sanitario Nazionale, perché dalla valorizzazione delle professioni sanitarie dipende la cura delle persone e la tenuta del nostro modello di salute (OECD, 2019; WHO, 2020).
È giunto quindi il tempo di compiere scelte coraggiose per mantenere alta la cura, l’assistenza e la salute di tutta la società
Riferimenti (APA)
Saverio Proia
Roberto Di Bella, Direttore Attività Professionalizzanti Corso di laurea in Tecniche di Radiologia Medica per Immagini e Radioterapia, Department of Medicine and Technological Innovation University of Insubria
Danilo Pasini, Dirigente delle Professioni Sanitarie Fondazione Policlinico Universitari Gemelli, IRCCS – Roma