Salute mentale, proposte e strategie per sciogliere i nodi della Psichiatria italiana
di Fabrizio Starace e Giuseppe Ducci
10 OTT -
Gentile Direttore,
per la Giornata mondiale per la Salute mentale 87 comunità, piazze, scuole, carceri e luoghi di cura si sono collegati con Piazza Santa Maria Della Pietà a Roma dove ci siamo riuniti con l’obiettivo di accendere i fari sulle necessità e urgenze delle cure psichiatriche in Italia e nei territori e proporre le direttrici di una riforma partecipata della Salute mentale nel Paese partendo dall’esperienza quotidiana vissuta nei luoghi della cura, del disagio e della sofferenza. I dipartimenti di Salute mentale innervano il tessuto assistenziale dei servizi di salute mentale nel nostro Paese. Proponiamo un programma strategico per il miglioramento e lo sviluppo dei servizi in Italia.
Il primo nodo è il sottofinanziamento che in base allo standard fissato oltre 20 anni fa (nel 2001) dovrebbe essere il 5% della torta del fondo sanitario nazionale come obiettivo minimo raccomandato per i Paesi a basso e medio reddito e che invece in Italia è attestato a una media che non supera il 3% a fronte del 10% dello standard internazionale (Francia, Germania, Canada, Regno Unito”. I mancati investimenti in Salute mentale si traducono in maggiori costi diretti e indiretti - aggiunge Starace - (3,3% del Pil stima Ocse di cui lo 0,2% per cure psichiatriche). Il sottofinanziamento della salute mentale genera infatti costi maggiori per l'intero sistema per ricoveri, farmaci, perdita di produttività e impatto familiare”.
Sono 3 le strategie a cui lavorare: rifinanziare e ampliare le previsioni e l’intesa siglata nel 2022, con progetti di rafforzamento dei dipartimenti attraverso fondi vincolati e rendicontazione di risultati superando l’attuale frammentazione (tipo quella del bonus psicologo). Raggiungere il faro del 5% del fondo sanitario nazionale che significa mobilitare circa 2,3 miliardi annui integrando risorse PNRR adeguando gli standard di personale. Infine riallocare le risorse regionali incentivando i territori sotto media nazionale a redistribuire fondi interni, mobilitando centinaia di milioni e riducendo disuguaglianze territoriali. Quando si parla di risorse non si fa riferimento solo a quelle economiche: l’obiettivo prioritario è l'adeguamento degli organici agli standard Agenas, approvati in Conferenza Stato-Regioni tre anni fa e migliorare i processi di reclutamento, responsabilizzando anche la componente universitaria per favorire l'ingresso del personale in formazione nei Dipartimenti. C’è poi la questione del modello organizzativo: vale a dire dipartimenti integrati con le dipendenze patologiche e i servizi per età evolutiva, la transizione adolescente-adulto, la multidisciplinarietà come valore organizzativo, culturale e strategico”.
Un nuovo modello organizzativo che distingue la Psichiatria come disciplina medica e la Salute Mentale come sistema interdisciplinare, valorizzando le diverse professionalità”.
Il Dipartimento di Salute Mentale è un'organizzazione multiprofessionale che integra discipline complementari e professionalità diverse. I principi guida? Sono la recovery, l'empowerment degli utenti e professionisti, l'inclusione sociale e la lotta allo stigma laddove i nodi da sciogliere attuali sono l’attuale modello di psichiatria generalista dominante, la prevalenza dell’approccio medico-farmacologico, la carenza di trattamenti psicosociali efficaci e la necessità di modelli scientificamente validati. Noi proponiamo PDTA integrati per adulti, dipendenze e infanzia e adolescenza, modelli stepped care meno invasivi, budget di Salute per integrazione sociale, ampliamento delle porte d'ingresso ai servizi tenendo ben presenti i nuovi bisogni emergenti relativi ai disturbi alimentari, neurosviluppo (spettro autistico, ADHD e disabilità intellettive), disturbi di personalità (comorbilità con abuso di sostanze) la regolazione emotiva (adolescenti in transizione verso l'età adulta).
A fronte di ciò occorre migliorare l’accesso e la qualità delle cure puntando sull’accesso ampliato (visite psicologiche, triage infermieristici, primo contatto con assistenti sociali e reti di prossimità), il superamento del modello medico-centrico, (rafforzamento degli interventi psicosociali, psicoterapia e riabilitazione con psicologi ed educatori), e sicurezza degli ambienti (dignità utenti, sicurezza operatori e superamento stigma interno) tenendo sempre ben presenti i fari della Prevenzione selettiva (nelle scuole su ritiro sociale, fobia scolastica, consumo di sostanze), della integrazione territoriale (sinergie con medicina primaria nelle Case della Comunità), dell’intervento precoce (programmi dedicati alla psicopatologia dell'adolescenza e giovani adulti), e delle reti di comunità (coinvolgimento di associazionismo, enti locali, settori produttivi)”.
Cruciale, infine, il rapporto tra psichiatria e giustizia, un solo dato: il 10-15% della popolazione detenuta ha un disturbo mentale grave (6.000-9.000 persone), ma esistono solo 320 posti in 33 sezioni specializzate per circa 60 mila detenuti in Italia. Il superamento dell'ospedale Psichiatrico giudiziario ha avuto conseguenze drammatiche sui servizi di Salute mentale a causa dell'enorme dilatazione delle misure di sicurezza non detentive. Oggi le strutture residenziali ed ospedaliere sono occupate in misura significativa da persone soggette a misura di sicurezza di tipo psichiatrico, anche in presenza di situazioni che con la psichiatria hanno solo un contatto marginale. Ciò ha riproposto quelle funzioni custodialistiche che si pensava di aver superato definitivamente con la legge 180.
Oggi la non imputabilità è spesso estesa a disturbi di personalità che gonfia il ricorso alle REMS causando liste d'attesa e detenuti che non dovrebbero essere in quelle strutture. La nostra proposta di riforma passa per la revisione del Codice penale per definire / modificare la non imputabilità riconoscendo funzioni cognitive, emotive e relazionali complesse, il rafforzamento del sistema della salute mentale in ambito penale, la definizione di nuovi percorsi dentro e fuori le strutture penitenziarie, una migliore sicurezza delle Rems e la riduzione degli internati (abbattere liste d'attesa e migliorare opportunità di cura con misure non detentive per non imputabili). Infine la formazione e la ricerca che farebbero dei Dsm soggetti attivi e protagonisti della formazione dei medici e degli specialisti nonché delle altre professioni sanitarie.
Fabrizio StaraceDirettore Dsm To 5 e presidente Collegio nazionale Dipartimenti Salute mentale Giuseppe DucciDirettore dipartimento di Salute mentale Asl Roma 1 Presidente eletto Collegio nazionale dipartimenti di Salute mentale
10 ottobre 2025
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