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Pronto Soccorso al collasso. La soluzione è investire sul personale, non usarlo come capro espiatorio

23 FEB - Gentile Direttore,
la situazione di affanno che grava sul sistema dell’emergenza costituisce elemento di attenzione quotidiano ormai di tutti gli organi di informazione. Il Presidente Nazionale e i Presidenti Regionali Simeu e lo stesso Ministro Lorenzin si sono espressi sugli organi di stampa identificando i punti di criticità, non certo imputabili a chi, con abnegazione e serietà cerca di garantire il diritto alla salute, soprattutto in emergenza, lottando contro logiche organizzative inadeguate.  

La politica non programma e non verifica, chi dovrebbe risponderne (Direzioni aziendali, Direttori di Dipartimento) dopo essersene disinteressato per anni (nonostante le ripetute segnalazioni) accusa e condanna chi si è sempre prodigato per cercare al meglio di tutelare la salute dei pazienti. 
 
Le cause del disagio vanno lette correttamente nel contesto socio sanitario per effettuare gli indispensabili cambiamenti e per far questo non servono commissariamenti o iniziative estemporanee, che non si concretizzano in una vera risoluzione del problema.  

Il Pronto Soccorso è un sistema aperto con un flusso di accesso ininterrotto nelle 24 ore, invece il servizio ospedaliero è strutturato come un sistema chiuso, organizzato con l’attività concentrata nelle ore diurne dei giorni lavorativi (principalmente fino al primo pomeriggio) che si riduce fino a divenire minima nelle ore serali e notturne e tale rimane nei prefestivi e festivi. Questo fenomeno è stato inasprito dai continui tagli e dall’aumento sconsiderato delle incombenze burocratiche che gravano sul poco residuo personale sanitario.

Inoltre l’utenza è cambiata ed è molto più fragile anche per l’innalzamento dell’età media (e la Liguria in questo è capofila in Italia) e delle cronicità. E’ necessario che ci sia una maggior sinergia tra Sistema dell’emergenza-Urgenza e Territorio, bisogna implementare e potenziare la rete da e verso il territorio, coinvolgendo tutti gli attori: la persona assistita va valutata anche nel contesto familiare e sociale, in linea con le raccomandazioni dell’OMS secondo l’ICFDH (International Classification of Functioning Disability and Healt). Questo aspetto è sempre stato sottostimato dalle Direzioni Aziendali, specialmente delle Aziende Ospedaliere, spesso isolate dal contesto territoriale

Un altro problema è l’aumento del rischio clinico causato dallo stazionamento protratto in Pronto Soccorso di un elevato numero di utenti, che comporta un notevole incremento di rischio di cadute, delle lesioni da pressione (legate alla mancanza di presidi antidecubito sulle barelle), della propagazione di infezioni.

Con questo Sistema al collasso viene anche lesa la dignità dell’individuo e si creano i presupposti per la violazione delle normative sulla privacy e della sicurezza e gli organici medici e infermieristici diventano insufficienti per garantire l’adeguata assistenza.  

Tutto questo porta un aumento del burn-out nel personale, con conseguente turn-over eccessivo e difficoltà a reperire professionisti che desiderino svolgere il lavoro dell’emergenza-urgenza, che in questi termini è assai gravoso.
 
Un adeguamento del personale, la maggior motivazione e una maggior stabilità dell’organico (che potrebbe così perfezionare il percorso formativo) garantirebbero l’adeguata migliore assistenza al cittadino e eviterebbero l’inappropriatezza dell’esito, sia essa dimissione o ricovero. Questi sono i veri punti cruciali del Sistema che andrebbero affrontati non con Spot Pubblicitari o di immagine, ma concretamente ed in sinergia con chi tutti i giorni è in prima linea e spesso, proprio perché visto come rappresentante di un sistema sovraccaricato di incombenze e aspettative, subisce ingiustamente attacchi e aggressioni da un’utenza esasperata e bisognosa.  

Giuseppina Fera
Presidente Simeu Liguria


23 febbraio 2017
© Riproduzione riservata

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