toggle menu
QS Edizioni - sabato 15 marzo 2025

Lavoro e Professioni

Medicina. Per il Comitato per il diritto allo studio il nuovo test non garantirà uguaglianza e imparzialità

immagine 6 febbraio - In Audizione in commissione Cultura, il Comitato degli studenti ha espresso perplessità sulla riforma, sottolineando il rischio di disparità e violazioni dei principi costituzionali. Consegnato ai deputati un documento dettagliato. Attualmente, ogni anno circa 70.000 candidati tentano l’accesso a Medicina. Tra le altre cose, osserva il Comitato, la riforma non chiarisce come e dove verranno gestiti questi studenti nei primi sei mesi di università.

La riforma dell’accesso ai corsi di laurea in Medicina e Chirurgia non convince gli studenti invitati presso la Commissione Cultura della Camera dei Deputati. All’audizione sulla legge delega per la riforma dell’accesso ai corsi di laurea in Medicina e Chirurgia hanno espresso le proprie perplessità sulle future modalità di accesso. Tra gli interventi, anche quello del Comitato degli studenti per il Diritto allo studio, rappresentato dalla studentessa Annaclara Romani.

Durante l’audizione, il Comitato ha espresso gravi perplessità sulla riforma, sottolineando il rischio di disparità e violazioni dei principi costituzionali. A sostegno delle proprie argomentazioni, è stato consegnato un documento dettagliato con le principali criticità della proposta. Eccole in sintesi:

- Percorsi scolastici anticipati e disparità nel sistema educativo
La riforma prevede che gli studenti delle scuole superiori possano svolgere tirocini e percorsi di orientamento finalizzati all’ottenimento di crediti universitari. Questo meccanismo rischia di creare un doppio canale formativo, obbligando gli aspiranti medici a un percorso più gravoso rispetto ai loro coetanei. Inoltre, si solleva una questione cruciale: perché imporre a studenti di appena 15 anni una scelta così vincolante per il loro futuro?

- Criteri non uniformi per il conseguimento dei crediti del primo semestre
L’accesso al secondo semestre di Medicina sarà subordinato al conseguimento di tutti i CFU del primo semestre, ma la riforma non chiarisce come verranno stabiliti criteri standard e uniformi a livello nazionale. Questo apre il rischio di disparità di trattamento e valutazioni soggettive, che potrebbero compromettere la trasparenza e l’equità del processo selettivo.

La selezione, per essere legittima, dovrebbe rispettare i principi costituzionali di:
- Uguaglianza (art. 3 Cost.): tutti gli studenti devono avere le stesse opportunità di accesso.
- Imparzialità e trasparenza (art. 97 Cost.): il sistema deve basarsi su criteri oggettivi e non discrezionali.
Se l’uniformità delle valutazioni non sarà garantita, il sistema rischia di trasformarsi in un corso-concorso senza le tutele previste per le selezioni pubbliche.

- Formazione della graduatoria nazionale: criteri opachi e rischio di disparità
Il testo della riforma non chiarisce su quali basi verrà stilata la graduatoria di merito nazionale per l’accesso al secondo semestre. Un sistema fondato esclusivamente sulle valutazioni universitarie potrebbe favorire dinamiche di discrezionalità e clientelismo.

Le possibili soluzioni previste dalla riforma presentano tutte punti critici:
- Basarsi sulle valutazioni dei docenti rischia di compromettere l’imparzialità.
- Utilizzare un test nazionale a risposta multipla potrebbe escludere studenti che hanno superato con successo gli esami del primo semestre.
- Introdurre un ulteriore test selettivo renderebbe il percorso di accesso ancora più complesso e stressante.
- Problemi logistici e sostenibilità del sistema

Attualmente, ogni anno circa 70.000 candidati tentano l’accesso a Medicina. Il testo della riforma non chiarisce come e dove verranno gestiti questi studenti nei primi sei mesi di università.

6 febbraio 2025
© QS Edizioni - Riproduzione riservata