Lettere al Direttore
Riforma accesso Medicina e il rischio di professionisti sanitari delusi
di Oscar BrazzoGentile Direttore,
il DM n. 418 del 30 maggio 2025 recentemente prodotto ha aperto una sana discussione circa alcune criticità che, se mal gestite, potrebbero peggiorare l’assistenza sanitaria anziché migliorarla. A tal proposito, non si può che essere concordi con quanto affermato dal Presidente della Federazione nazionale Ordini dei tecnici sanitari di radiologia medica e delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione, Diego Catania: le professioni sanitarie (unico appunto è che anche quella medica è una Professione sanitaria) non possono e non devono essere vissute né presentate come un “ripiego”.
Parcheggiarsi in un corso di laurea che non si è effettivamente scelto, ma che garantisce un “atterraggio morbido”, espone il sistema salute a rischi che possono amplificare la sensazione di inadeguatezza che già, per svariate ragioni, è percepita da chi fornisce salute.
Bene ha fatto il Presidente Catania a ricordare che è necessaria consapevolezza del ruolo che si sceglie di ricoprire nel vasto panorama sanitario. E, a ben guardare, esistono altre somiglianze a quel “ripiego” paventato e che riguardano, neanche a farlo apposta, sempre la formazione dei futuri professionisti della salute.
Anche la possibilità di scegliere a priori tra tre indirizzi (future professioni) che possono essere completamente diversi come approccio verso la persona assistita potrebbe causare futuri studenti potenzialmente delusi e quindi più vulnerabili e meno capaci di sopportare gli ostacoli, non solo legati a una scarsa gratificazione economica.
L’attrattività di una Professione sanitaria non deve confondersi con l’attrattività delle Professioni sanitarie intese in modo general generico, nessuna esclusa; bisogna indirizzare i giovani che si approcciano al mondo universitario sanitario verso scelte consapevoli e non solo legate alla più o meno certezza di trovare subito un lavoro; ogni Professione sanitaria necessita di ben determinate attitudini non sono culturali, ma spesso anche, se non soprattutto, legate al carattere del singolo individuo.
Occorre, quindi, ripensare le modalità di selezione, sempre ammesso che si ritenga utile continuare a selezionare i futuri professionisti sanitari attraverso la mera verifica della conoscenza di nozioni scolastiche; in questo momento storico nel quale sono ipotizzate modifiche dei profili professionali, si potrebbe anche iniziare a ipotizzare modifiche del sistema di accesso al mondo universitario e, perché no, concependo qualcosa di nuovo, magari una la formazione su base pluriennale (non solo tre) con concetti trasversali comuni a tutti, che consentirebbe una scelta più cosciente del proprio futuro. Si lega troppo spesso le fughe dal lavoro in sanità con il guadagno economico o la gratificazione: e se il problema fosse diverso e più profondo? E se, magari, scappa più probabilmente chi non ha scelto in modo conscio cosa fare da grande?
Oscar Brazzo
Tecnico sanitario di radiologia medica