Trapianti. Da Livorno a Bologna cuore e fegato da donatore a cuore fermo controllato

Trapianti. Da Livorno a Bologna cuore e fegato da donatore a cuore fermo controllato

Trapianti. Da Livorno a Bologna cuore e fegato da donatore a cuore fermo controllato
Prima prelievo di questo genere in Toscana, in un ospedale non dotato di cardiochirurgia. Due équipe al lavoro: la prima ha permesso di ricreare a Livorno una sala operatoria cardiochirurgica per prelevare il cuore dal donatore a cuore fermo, l’altra ha effettuato il trapianto a Bologna. Centrale la collaborazione tra le due regioni.

Competenza e lavoro di squadra tra Regioni ha consentito, a fine agosto, all’ospedale di Livorno di effettuare il prelievo di cuore e di fegato da un donatore a cuore fermo controllato, poi trapiantato a Bologna. Si tratta della prima volta in Toscana che un intervento di questo tipo viene realizzato in una struttura non dotata di cardiochirurgia.

“L’operazione è stata possibile grazie alla generosità del giovane donatore e dei suoi familiari, che hanno espresso la volontà favorevole alla donazione di organi, consentendo così di restituire una nuova vita a due giovani pazienti”, sottolinea la Regione Toscana in una nota. Il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, e l’assessore al diritto alla salute, Simone Bezzini, hanno espresso un sentito ringraziamento alla famiglia del donatore e a tutte le professionalità coinvolte, sottolineando come questo risultato sia frutto non solo di competenze tecniche ma anche di collaborazione e di una grande spirito di squadra. “La Toscana si conferma anche nel 2025 la regione con il più alto numero di segnalazioni di donazione a livello nazionale (100 per milione di popolazione). Negli ultimi mesi si è inoltre registrata una crescita di circa il 5 per cento delle dichiarazioni di volontà favorevole alla donazione tra i donatori di organi”, sottolinea la nota.

I dettagli delle operazioni vengono poi descritti in una nota dell’Emilia-Romagna. “Due équipe di cardio-chirurghi, rianimatori, infermieri, perfusionisti e specializzandi al lavoro contemporaneamente: una che si reca in Toscana per prelevare l’organo, salvaguardarne le funzionalità e trasportarlo in sicurezza a Bologna, dove l’altra è già pronta in sala operatoria per l’operazione, perfettamente riuscita”, spiega la nota.

“Un gioco di squadra straordinario, messo in campo dall’Irccs Policlinico Sant’Orsola di Bologna che ha permesso, per la prima volta in Emilia-Romagna, un prelievo di cuore da donatore a cuore fermo (ovvero non battente da 20 minuti) fuori regione in un ospedale non sede di cardiochirurgia. Lo ha fatto, portando “in trasferta” una squadra di professionisti e tutta la strumentazione per ricreare una sala operatoria cardiochirurgica. Il cuore è stato poi trasportato al Sant’Orsola, dove è stato effettuato il trapianto”.

Un traguardo, prosegue la nota, “raggiunto grazie alla rete organizzativa e di professionisti che vede la collaborazione, oltre all’Unità Operativa di Cardiochirurgia diretta dal professore Davide Pacini e dei colleghi dell’ospedale in cui è stato prelevato l’organo, anche dei Centri Regionali di Riferimento Trapianti Emilia-Romagna e Toscana. Le procedure legate alla donazione, al prelievo e al trapianto richiedono infatti elevate competenze organizzative, di coordinazione e di programmazione, per mettere i professionisti nelle condizioni di intervenire tempestivamente, pur nel rispetto di tutte le normative, affinché il cuore possa arrivare al trapianto in ottime condizioni. La Cardiochirurgia del Sant’Orsola vanta un dato di sopravvivenza a 5 anni dal trapianto del 79%, contro una media nazionale del 73%”.

“Un’altra vita salvata, e un altro importante passo avanti della nostra rete trapiantologica regionale, che si conferma sempre più punto di riferimento altamente innovativo a livello nazionale- commenta l’assessore alle Politiche per la salute, Massimo Fabi-. Siamo veramente orgogliosi e grati per quanto è stato fatto: grazie alla generosità di chi ha donato il cuore, alla straordinaria competenza di tutti i professionisti coinvolti, alla collaborazione complessa ma perfettamente riuscita tra il Policlinico di Sant’Orsola, l’ospedale toscano e i due Centri di Riferimento Trapianti di Emilia-Romagna e Toscana, oggi possiamo dire di aver aperto una nuova fase per l’attività trapiantologica. Con lo scopo, che è sempre il primo e l’ultimo, di salvare quante più vite possibili”.

“Mettere in piedi un sistema in cui la squadra che preleva il cuore si sposta verso il donatore, anche fuori regione, e non il contrario garantisce una replicabilità e performance migliori della procedura- spiega Davide Pacini, direttore Cardiochirurgia dell’Irccs-. Così è possibile valorizzare anche donatori che si trovano in ospedali non sede di cardiochirurgia. Questo è molto importante se pensiamo che oggi con una cardiopatia, grazie all’offerta di terapie e di tecnologie, si vive più a lungo e meglio e si arriva nelle migliori condizioni al trapianto. Tutte considerazioni e prospettive che abbiamo affrontato in una recente pubblicazione e che saranno il cuore del prossimo ‘Bologna Heart Surgery Symposium’, il congresso che organizziamo a Bologna proprio in questi giorni e grazie al quale ci confrontiamo con professionisti da tutto il mondo su questi temi”.

“Un traguardo importante per tutta la rete trapiantologica nazionale, nella quale ci presentiamo ancora una volta capaci di eseguire con successo procedure complesse e dal carattere altamente innovativo- afferma Chiara Gibertoni, direttrice generale dell’Irccs Policlinico di Sant’Orsola-. L’Irccs rappresenta un punto di riferimento di questo sistema, sia grazie all’eccellenza dei professionisti che grazie a strutture e tecnologie a disposizione dell’équipe. Un livello altissimo che ci impegniamo a migliorare costantemente per dare soluzioni sempre più ampie e nuove ai nostri pazienti e per fare della collaborazione con altri centri all’avanguardia massima espressione della cura”.

“Il traguardo raggiunto non esisterebbe senza la generosità dei donatori– aggiunge Erika Cordella, direttrice del Centro Riferimento Trapianti dell’Emilia-Romagna-. Questa donazione è ulteriore prova dell’importanza di farsi trovare pronti di fronte a nuove opportunità scientifiche, professionali e tecnologiche, con una rete non solo professionale ma anche operativa e organizzativa all’avanguardia. Ringrazio ancora una volta per questo il supporto e la collaborazione con i colleghi e le colleghe toscane e lo staff del Crt Emilia-Romagna”.

09 Settembre 2025

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