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Carbonia. Auto incendiata al dirigente professioni sanitarie. La vittima: “Difficile lavorare con scarsità di risorse e cambiamenti organizzativi”

di Elisabetta Caredda

Da quando è dirigente delle professioni sanitarie, Antonello Cuccuru si è ritrovato due auto incendiate. L’ultimo episodio venerdì scorso. Nonostante qualche lettera anonima e sms di intimidazioni, non è stato accertato un collegamento con la sua attività lavorativa, ma per Cuccuru è l’ipotesi più credibile: “Spesso il cambiamento genera ansia, paura e talvolta sfocia in episodi di violenza. La bozza della nuova riforma sanitaria con il superamento dell’ATS, prevista dalla nuova giunta regionale, impone nuovi modelli organizzativi e nuovi cambiamenti. Qualsiasi cambiamento dovrebbe essere quanto più possibile condiviso”.

25 SET - Due auto incendiate nel giro di 9 anni, di cui l’ultima venerdì scorso, 20 settembre 2019, anche se, nonostante qualche lettera anonima e sms di intimidazioni, non è stato accertato un collegamento con la sua attività lavorativa. Antonello Cuccuru, 58 anni, sposato con due figli, è alla guida dal 2008 della Struttura Complessa delle professioni Sanitarie della ASSL di Carbonia - ATS Sardegna, con funzioni di governo dell’assistenza infermieristica, ostetrica, tecnico-sanitaria, riabilitativa e di supporto, attraverso la partecipazione alle strategie aziendali sulle politiche di programmazione, reclutamento, allocazione, gestione e sviluppo professionale del personale afferente alla suddetta struttura delle professioni sanitarie.

Il dirigente, sentito direttamente da Quotidiano Sanità, esterna quelle che sono state le difficoltà incontrate nel suo ruolo di grande responsabilità, in un contesto dove non sempre è semplice reperire risorse utili a sopperire nell’immediato o breve termine determinate carenze alle quali dover far fronte quotidianamente, ancor più in tempi dove parlare di riforme diventa una necessità, oltre che un’opportunità.

“Le Aziende Sanitarie della Regione Sardegna – spiega il dirigente - sono state investite, in questi due ultimi anni, da una serie di dinamiche riconducibili a pressioni ambientali esterne (cambiamento istituzionale, modifica del quadro normativo, dinamiche socio-economiche) che hanno influito in maniera importante sulle caratteristiche gestionali e organizzative e ne hanno indirizzato i processi di evoluzione. I profondi cambiamenti che hanno interessato le ASSL, hanno anche imposto una riprogettazione dell’assetto organizzativo delle stesse, in tutte le loro componenti significative (struttura organizzativa, meccanismi operativi e sistema delle competenze e dei valori). Per quanto riguarda il Servizio delle professioni sanitarie dell’Area socio Assistenziale Locale di Carbonia dell’ATS Sardegna, con 3 Presidi Ospedalieri e 3 Distretti Socio Sanitari, esso gestisce oltre 1000 dipendenti appartenenti ai profili di infermiere, infermiere pediatrico, ostetrica, tecnico di radiologia, tecnico di laboratorio, fisioterapista, logopedista, educatore professionale, tecnico di neurofisiopatologia, tecnico della prevenzione nell'ambiente e nei luoghi di lavoro, assistente sanitario e personale di supporto”.

“Il dirigente delle professioni sanitarie – puntualizza Cuccuru - svolge funzioni formative, organizzative e manageriali, infatti, gestisce e organizza le risorse umane al fine di ottimizzare al meglio le prestazioni sanitarie e i servizi; matura scelte e prende decisioni, non sempre supportato dalla direzione strategica, che influiscono direttamente su persone e strutture affidategli”.

“Andando dunque ad analizzare il contesto della ASSL del Sulcis Iglesiente – rileva -, esso risente di un forte provincialismo interno tra i due principali centri urbani di Carbonia e Iglesias, accentuato da visioni localistiche di alcuni stekholder che vorrebbero ancora legittimare due Stabilimenti Ospedalieri speculari, che ha determinato un ambiente disfunzionale dove i diversi operatori continuano ad avere comportamenti e modi di lavorare consolidati da anni, continuano a lavorare per abitudini “si è sempre fatto così”, anche quando la loro efficacia viene meno. In questo tipo di organizzazione l’adattamento al cambiamento è basso o nullo. In una simile cultura organizzativa, diventa imperativo sostenere il cambiamento culturale. In tale scenario, è determinante il ruolo strategico del direttore delle professioni sanitarie e dei coordinatori affinché si passi da una simile cultura ad una adattiva”.

Il dirigente spiega ancora: “Gli operatori coinvolti vivono spesso la situazione passivamente, con totale disinteresse, generando situazioni di disimpegno e resistenza. Spesso questo meccanismo s’innesca ogni qual volta si sente minata la propria appartenenza all’Unità operativa e/o alla Macrostruttura. Il ricorso alla malattia è frequente e sistematico, in caso di personale sottoposto a mobilità interna, nel tentativo di tamponare le UU.OO. in sofferenza. Attualmente la carenza di risorse è di 32 unità per gli infermieri e di 42 unità per gli operatori di supporto. La percentuale di limitazioni alla movimentazione manuale dei carichi interessa il 25% del personale infermieristico e il 27% del personale di supporto, il tutto con forti ripercussioni negative sull’attività assistenziale. In ristrettezza di risorse pertanto, la capacità decisionale del dirigente delle professioni sanitarie viene costantemente chiamata in causa associata con l’abilità a negoziare, a comprendere e decifrare i bisogni dell’utenza, a delegare, promuovere e sostenere i processi collaborativi e partecipativi del personale. Per questo, diventa fondamentale attivare tutti i mezzi per incentivare la partecipazione attiva e buoni canali comunicativi, che sono punti di forza per ottenere equipe collaborative, attraverso riunioni e gruppi di lavoro motivati, per creare vari livelli di responsabilità consentendo un funzionamento del sistema basato sulla professionalità”.

“La bozza della nuova riforma sanitaria – riflette Cuccuru -, con il superamento dell’ATS, prevista dalla nuova giunta regionale, impone nuovi modelli organizzativi e nuovi cambiamenti. Il cambiamento è inevitabile e determinante affinché un'organizzazione abbia successo e garantisca l'efficacia e l'efficienza dei servizi erogati, per cui ogni sistema deve essere capace di adattarsi ad esso. Eppure spesso il cambiamento genera ansia, paura e talvolta sfocia in episodi di violenza. Per tale motivo, il cambiamento va governato, poiché le aziende, fatte di uomini, di strumenti, di processi e di strutture, tendono a manifestare un’ elevata resistenza ad esso e a protrarre nel tempo soluzioni che inizialmente si erano dimostrate adattive e funzionali”.

Il Direttore sottolinea concludendo: “Qualsiasi cambiamento dovrebbe essere quanto più possibile condiviso, costruito e, perché no, anche promosso da chi poi è chiamato nel concreto ad attuarlo in azienda, ossia la Risorsa Umana. Spesso invece viene ideato dal vertice e trasmesso a cascata al resto dell’organizzazione. Studiando quindi, ma soprattutto, applicando il cambiamento organizzativo, ci accorgiamo infatti che il successo o l’insuccesso di questi eventi trasformazionali è essenzialmente dovuto alla capacità o meno di comprendere dapprima e poi gestire attivamente, il fenomeno della resistenza al cambiamento.

Elisabetta Caredda

25 settembre 2019
© Riproduzione riservata

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